AI , attualità, divagazioni
Ci sono molti pensieri, idee e suggestioni che affollano la mia mente sul tema dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Questo da sempre, a partire dai fondamenti filosofici fino a quelli informatici e matematici da un lato a quelli biologici delle neuroscienze (negli scaffali della mia libreria ci sono almeno una decina di libri sull’argomento).
Ma adesso ancora di più, perché adesso non sei più un intellettualoide eccentrico se parli di reti neurali, sistemi esperti, machine Learning, robot umanoidi, coscienza artificile ecc. ecc. perché improvvisamente sono argomenti sulla bocca di tutti e dai libri di Asimov e Philip Dick oppure Daniel Dennet, D.Hofstadter, Searl, Damasio ecc. dalle dispense di informatica - matematica siamo passati al Sole24Ore, ai consigli di amministrazione, e magari (magari!) alle riunioni del consiglio dei ministri.
Il fatto è che ore le macchine intelligenti non giocano più… se non in borsa. Fanno i medici, guidano auto, ci fanno da assistenti, ci profilano ecc.
Il tema è diventato: ma l’uomo, il suo lavoro, servirà ancora nel prossimo futuro? Tema per economisti, futurologi, informatici? O, appunto, consigli di amministrazione…
Si è già scritto molto su questo tema, io voglio lanciare solo alcune suggestioni.
E’ possibile includere l’evoluzione delle macchine in macchine intelligenti, in continuità, all’interno del percorso che ha portato l’uomo a costruire strumenti per rendere sempre meno faticoso e più efficace il suo lavoro? E sempre più confortevole la sua vita?
Si per un verso, assolutamente no per un altro.
Si. Perché possiamo immaginare robot minatori, agricoltori, muratori, software che pilotano auto connesse eliminando il traffico e gli incidenti. La fine della fatica.
No. Perché le macchine costruiranno se stesse. Perché la prospettiva di lungo periodo è che saranno in grado di fare ogni cosa meglio di un uomo. Chirurghi, neuropsichiatri, matematici, manager, brocker, ingegneri. Tutte le professioni, come le intendiamo ora, saranno obsolete e quindi scompariranno. Le macchine penseranno: intendendo per pensare pianificare, decidere, agire, perseguire un fine. Niente filosofia.
Cosa accadrà alle società nel periodo di transizione e al compimento di questa rivoluzione?
Un “Futuro senza lavoro” dice qualcuno. Ma è un male? Il punto è se il quel futuro sarà di benessere o meno. Se le macchine potranno fare tutto al nostro posto, sapranno costruire se stesse, ottimizzare l’uso delle risorse, vuol dire che in potenza potranno risolvere per tutto il genere umano il problema del benessere. Potrebbero risolvere il problema (morale) della distribuzione della ricchezza.
Ma d’altro canto ora, e nel prossimo futuro, la tecnologia che abilità la rivoluzione AI è, come altre, parte del mercato, della ricerca, dell’interesse degli eserciti e degli stati in generale (democratici o meno che siano). E potrebbe seguire lo stesso destino che hanno avuto altre importanti rivoluzioni (Industriali).
Il processo di cambiamento però, questa volta, potrebbe essere talmente più veloce e potente rispetto alla capacità delle società di comprenderlo e assorbirlo da far saltare il banco, in un modo che credo nessuno, per definizione (si tratterebbe di una singolarità) può davvero prevedere.