ALKEBULAN ritroviamo l’equilibrio insieme?
(DISCLAIMER: da non leggere per chi non ama l'Africa)

ALKEBULAN ritroviamo l’equilibrio insieme? (DISCLAIMER: da non leggere per chi non ama l'Africa)

Il colpo di stato in Niger, le relative dinamiche relazionali tra i paesi del Sahel e più in generale della ECOWAS/CEDEAO hanno preceduto il golpe in Gabon e verosimilmente altre forme di instabilità che si scrutano sin d’ora all’orizzonte.

Se analizziamo alcuni aspetti, depurandoli da supposizioni ed ipotesi geopolitiche, possiamo osservare quanto segue:

  •  LE DINASTIE Molti paesi dell’Africa subsahariana (e non solo di questa porzione geografica del continente) sono governati da dinastie familiari che esprimono rappresentanti di età avanzatissima in relazione a quella media della popolazione e lontanissimi dalle esigenze del contesto di riferimento mondiale attuale.
  • I PAESI “AMICI” La permanenza e stabilità di tali governi è stata sempre sostenuta, in maniera anche a volte molto disinibita, da governi di altri paesi con relazioni di natura coloniale o di opportunismo relazionale economico
  • CORROMPERE E’ PIU’ CHE RUBARE La corruzione è stata sempre considerata dalle imprese occidentali una componente da inserire inevitabilmente e senza alcuno scrupolo etico nelle voci di budget. Ovviamente la consistenza corruttiva è sempre legata al volume di affari. Se consideriamo l’Africa “il serbatoio del mondo” in materia di risorse, è facile dedurre la dimensione del fenomeno.
  • CORRUZIONE CIRCOLARE Questo meccanismo ha trovato ancora una volta complicità in molti governi esteri, custodi consapevoli di tali ricchezze illecite. Dal punto di vista reputazionale gli stessi governi si adoperano, con dubbio spirito compensativo, attraverso azioni di sostegno allo sviluppo cooperativo ed umanitario. Le consistenze maggiori spesso finiscono ancora una volta ad incrementare gli asset dei governanti opportunamente custoditi e gestiti fuori dal continente africano, nei medesimi paesi sopra indicati
  • A OGNI ESAPERAZIONE CORRISPONDE UNA ESAPERAZIONE UGUALE E CONTRARIA La popolazione non elitaria, dunque lontana dai cerchi magici dei governanti, grazie alle tecnologie  dell’informazione e della comunicazione è perfettamente consapevole dell’assoluta discrasia esistente tra i loro bisogni primari insoddisfatti, i comportamenti di acquisto di natura inevitabilmente globali che non trovano materializzazione, le potenzialità anche in settori innovativi che si fermano allo stadio illusorio e i livelli di ricchezza dei vertici dei loro paesi
  • DIVENTARE COME TUTTI GLI ALTRI La definizione di accordi di natura commerciale e di partenariato, spesso caricature di quelli applicati ed efficaci in altri contesti culturali e produttivi, viene promossa quali chiavi di volta per la futura diffusione del benessere del continente. Potenze industriali non africane alimentano tali dinamiche nella piena e completa consapevolezza che tali strumenti, concepiti in altri contesti, non potranno mai funzionare. Si creano così illusori innalzamenti delle aspettative da parte delle popolazioni africane. L’Africa non si presta a meccanismi che sottintendono dinamiche che ignorano la specificità culturale di tale continente. L’Africa non è l’Europa, né altre aree del mondo legate da dimensioni culturali diverse, ma affini.
  • L’OPPORTUNISMO NON E’ COGLIERE L’OPPORTUNITA’ La capacità di focalizzare le decisioni sui ritorni personali delle “famiglie regnanti” sollecitate da players esterni, unitamente a strategie in materia di relazioni internazionali distoniche rispetto a proiezioni di carattere maggiormente etico, hanno fatto sì che alcuni paesi abbiano potuto “appropriarsi” di molti stati africani. Il legame opportunistico è ormai talmente solido che la sua indissolubilità può essere sconfitta solo da forti cambiamenti
  • “A ESSERE GIOVANI SI IMPARA DA VECCHI” Le nuove generazioni di africani che hanno trasformato tali consapevolezze in azioni, a volte dirompenti e poco conformi ai processi democratici o rispettosi delle prassi diplomatiche, stanno provando ad introdurre un cambiamento. Queste dinamiche trovano influenza, persuasione ed emulazione nell’esasperazione generata dalla sofferenza e dalla miseria, ma anche da una chiara e lucida visione del potenziale disponibile. Gli effetti di tali cambiamenti non sono noti ad alcuno al momento. Chiara è l’evidenza di rischi e derive.

Ecco allora come Mattei, leader visionario e, diremmo oggi sostenibile, negli anni 50-60, provò a ridefinire una relazione con l’Africa. Il cambio di paradigma proposto fa riferimento a quello che nella teoria dei giochi definiremmo win-win, in opposizione a quella win-lose diffusa in passato come oggi. Sappiamo benissimo che ogni cambiamento deve confrontarsi con le relative resistenze e boicottaggi, ma esiste oggi modalità più rispettosa, etica ed equa per gestire le relazioni con Alkebulan?

Un proverbio africano recita “Colui che suona il tamburo per far ballare il pazzo non è migliore dello stesso pazzo”, proviamo a ritrovare l’equilibrio, prima di tutto umano, attraverso la visione di Mattei



  


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