Ammalate di shopping contemplativo

Ammalate di shopping contemplativo

 

L'ho fatto. Sì, l'ho fatto anche ieri. Sono entrata in un negozio di abbigliamento, ho guardato buona parte degli articoli, li ho toccati, rigirati, qualcuno lo ha anche provato, ho chiesto e richiesto informazioni alla commessa, e poi nulla.

Sono uscita senza aver comprato niente. Ho guardato distrattamente la ragazza, un po' spazientita, e le ho detto "Scusa...ma non sono sicura, devo pensarci". Lei, stremata e un po' sudata, non ha mollato e si è lanciata nell'ultimo tentativo per trattenermi: "Guarda che i jeans che hai provato sono l'ultimo paio in negozio, domani non li trovi più". E io, ancora più soddisfatta della prova estrema a cui l'avevo sottoposta, avviandomi verso l'uscita le ho detto: "Vabbè, rischio".

 

C'è chi è malato di shopping compulsivo e chi, invece, ha la vocazione di rompere le balle ai negozianti. Se avessi tanti soldi apparterrei probabilmente alla prima categoria, ma ora, che la disponibilità finanziaria si è ristretta, sono irrimediabilmente scivolata nella seconda: la più terribile, la più temibile: quella che guarda, prova e non compra. Quasi mai.

 

E' la sublimazione dell'acquisto. E' come farsi corteggiare da un uomo, lasciargli intendere che ti piace, e poi, al momento della verità, tirarsi indietro. Voltarsi e anche un po' irritata andarsene. Dai, non è una cosa bella. Non sta bene....

Anche se la tattica del "potrei, ma non voglio" non è poi così male per chi la esercita. L'unico problema è che la prima volta può funzionare, la seconda anche ma la terza ti manda a quel paese non solo il poveraccio che hai illuso a puntino ma anche la commessa più paziente.

Di sicuro non è entusiasmante far parte di questa categoria, ma le "obbligate" allo shopping contemplativo ormai sono una flotta armata. Nelle tasche poco o nulla, ma sono in grado di attaccare su più fronti grazie a un'ottima parlantina, capacità attoriali, faccia tosta e tanta fantasia.

 

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