Appresa la metodologia LCA, appare chiaro come bisogna introdurre una netta distinzione tra:
- Certificazione ambientale: valutazione di impatto ambientale del sistema edificio, certificato con certificati ambientali quali LEED – ITACA – BREEAM ecc, avente fini di valutare la sostenibilità dell’intero sistema edilizio, nella sua complessa natura (energetica, idrica, materica ecc…).
- Impronta ecologica dell'edificio (Carbon Footprint): valutazione di impatto ambientale del sistema edifico nella sua costruzione e futura dismissione.
- Certificazione energetica: con il fine di valutare il fabbisogno energetico primario dell’edifico (in kWh/mqanno) durante la sua fase d’uso, per garantirne un corretto uso secondo gli standard di comfort igrotermico stabilite da legge.
- WBLCA (Whole Building LCA) dell’impronta ecologica dell’intero edificio durante il suo intero ciclo di vita: questa analisi racchiude l’impatto sia in fase di approvvigionamento, costruzione, uso e dismissione edificio.
Le 4 dimensioni, spesso per motivi commerciali volutamente confuse, concorrono in maniera diversa alla minimizzazione di quello che viene definito “Eco-Footprint” (impronta ecologica) dell’edificio e richiedono, come visto, approcci e competenze concorrenti e diverse che dovrebbero essere condivise e riconosciute.
L'Analisi del Ciclo di Vita (ACV), o Life Cycle Assessment (LCA), sta diventando sempre più diffuso, specialmente a causa dell'accento crescente posto sulla sostenibilità ambientale e della normativa sempre più rigorosa in materia ambientale.
Ecco alcuni punti chiave sullo stato di diffusione dell’LCA in Italia:
- Interesse crescente: negli ultimi anni c'è stato un notevole interesse da parte delle aziende, delle istituzioni accademiche, dei governi e delle organizzazioni non governative verso l'LCA. Questo interesse è guidato dalla necessità di comprendere e ridurre l'impatto ambientale dei prodotti e dei processi, oltre che per soddisfare le esigenze normative sempre più stringenti.
- Legislazione e politiche pubbliche: la normativa ambientale italiana e le politiche pubbliche europee promuovono l'uso dell’LCA come strumento chiave per valutare e gestire l'impatto ambientale dei prodotti e dei processi. Ad esempio, i citati CAM, che richiamano l’LCA dovrebbero essere richiesti come parte di certificazioni ambientali o per l'accesso a finanziamenti pubblici.
- Iniziative di settore: in diversi settori industriali, specialmente quelli ad alta intensità di risorse o con impatti ambientali significativi.
- Formazione e ricerca: le istituzioni accademiche italiane offrono sempre più corsi e programmi di formazione per fornire competenze specializzate ai professionisti del settore ambientale e alle aziende interessate.
- Diffusione variabile: nonostante il crescente interesse e l'adozione dell’LCA, la sua diffusione può variare notevolmente tra diversi settori industriali, dimensioni delle aziende e regioni.
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Entrepreneur & Consultant | Community Change Maker | SME Growth Strategist | Executive Master in Sustainability and Business Innovation
6 mesiPuntuale come sempre vengo a commentare il tuo interessante post. #LCA anche in ambito produttivo/industriale sta prendendo piede per la sostenibilità insieme al #GHG protocol ed al #CFP (CO2 emission. equiv.), che spesso vengono confusi, mischiati o sovrapposti nella nomenclatura. LCA nella sua interezza è costituito da 21 indicatori, che potrebbero includere anche il #CFP nella sua estensione, secondo però metodologie differenti di misurazione, il limite o l'ampiezza del LCA sono i boundaries, i confini ci chi esegue la valutazione in un''azienda e si estrinseca in cradle-to-gate (da estrazione materie prime, produzione fino all'uscita da stabilimento produttivo), gate-to-gate (il sistema produttivo ispe all'interno dell'azienda) o infine il cradle-to-grave (che allarga allo scope 3 con la #supplychain di prodotto dall'estrazione materia prima al fine vita). Interessante l'analogia applicativa agli edifici.