Apple ultima tra i FAANG a pubblicare la trimestrale. Domani tocca a Tesla
Il settore tecnologico americano è sotto pressione a causa di una earnings season che ha evidenziato luci e ombre per alcuni dei principali colossi tech. Le trimestrali di #Facebook e di #Netflix si sono rivelate deludenti per motivi diversi, mentre #Amazon e #Alphabet hanno battuto le aspettative, trainate dalla crescita del settore cloud.
Facebook in particolare ha bruciato 120 miliardi di capitalizzazione, pur avendo superato le aspettative degli analisti sia in termini di utili che di ricavi. A preoccupare gli investitori è prima di tutto il fatto che il tasso di crescita dei costi è salito ad un ritmo superiore rispetto a quello dei ricavi (51% contro il 42%) e poi anche il fatto che la crescita del numero di utenti mensili e giornalieri è piatta a livello globale mentre in Europa per la prima volta è scesa forse come conseguenza del nuovo regolamento #GDPR sulla privacy.
Netflix è stata invece colpita dalla diminuzione nel numero di nuovi utenti, cresciuti di 5.1 milioni di unità, mentre il target della società era per una crescita di 6.2 milioni di utenti. Anche nel caso di Netflix i ricavi e utili hanno battuto le attese, anche se nel fine settimana è stata diffusa la notizia che anche Walmart si starebbe per lanciare nel business dello streaming online con una sua app.
A completare il quadro dei Faang, acronimo che individua i 5 giganti tech di Wall Street, sarà in serata Apple, che pubblicherà il suo aggiornamento alla chiusuea dei mercati USA. Le attese secondo gli analisti interpellati da FactSet sono per ricavi di 61.14 miliardi di dollari e utili per azione a 2.16 $ per azione.
In particolare al centro dell’attenzione degli investitori ci sarà l’andamento del settore dei servizi, che è atteso trainare la crescita dei ricavi, dato che la crescita di vendite iPhone sta rallentando e come anche la crescita del prezzo di vendita. I ricavi del settore dei servizi, che comprende i ricavi di Apple Store, ma anche quelli di Apple Music e Apple Pay, sono aumentati a marzo del 31%, mentre per questo trimestre l’attesa è di una crescita del 27%. Da verificare anche cosa deciderà la società per quanto riguarda il piano di buyback, considerando anche il fatto che grazie alla riforma fiscale circa 207 miliardi di dollari sono stati rimpatriati negli USA.
Infine sarà necessario monitorare attentamente l’andamento della vendite in Cina per valutare l’impatto che può esserci stato dalle recenti incertezze causate dai negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti, che potrebbe aver impattato sulle vendite.
Dal punto di vista tecnico il trend rialzista è ancora intatto ed anzi settimana scora sono stati aggiornati i massimi storici. Il MACD (12-26-9) sta invece evidenziando una divergenza ribassista, che potrebbe anticipare una correzione che potrebbe avere come targer il livello di 169.95, corrispondente al 23.6 di Fibonacci, livello dal quale è ancora aperto anche un gap che è stato aperto ad inizio maggio.
Mercoledì avremo un’altra attesissima trimestrale, quella di Tesla, che secondo le aspettative dovrebbe aver conseguito una perdita di 2.8$ per azione e ricavi per 3.79 miliardi di dollari, anche se le previsioni sono estremamente incerte e tutte legate all’andamento della produzione del Model 3, dopo la decisione di rivedere il processo di assemblaggio. Nei giorni scorsi è suonato un campanello di allarme quando la società ha chiesto ad alcuni dei suoi fornitori la restituzione di denaro, anche perchè ci sono grandi preoccupazioni in merito alla liquidità di Tesla. Ricordiamo come Elon Musk in una serie di tweet ha fatto capire che la società diventerà profittevole nel terzo e quarto trimestre dell’anno, anche se la prospettiva realisticamente sembra essere diversa. Nel frattempo Tesla ha però raggiunto l’obiettivo di produzione per il Model 3, raggiungendo i 5000 veicoli prodotti su base settimanale alla fine del secondo trimestre, mentre entro la fine di agosto la produzione dovrebbe toccare le 6000 unità su base settimanale.
L’andamento del titolo nel corso degli ultimi due anni è stato piuttosto incerto, dopo aver toccato un massimo in area 387 $, area che poi è stata ritestata senza successo nel settembre dell’anno scorso. Dopo il secondo test fallito il titolo ha ripiegato profondamente fino a toccare il 61.8% di Fibonacci.
Nelle ultime settimane il titolo è finito nuovamente sotto pressione e al momento non sembrano esserci segnali di inversione, con il MACD (9-25-6) che è ha incrociato al ribasso la linea dello zero.