Articolo 25 - PIANIFICARE LA PROTEZIONE - Per quanto tempo proteggersi
I nostri genitori, i nonni per i lettori più giovani, hanno vissuto dei percorsi di vita ben definiti, ordinati e legati all’età.
Il passaggio allo stato adulto prevedeva l’uscita dalla famiglia di origine e l’inizio della vita di coppia. Ciò coincideva con l’avvio dell’attività lavorativa ed era un processo quasi standard, anche in virtù del fatto che il lavoro produceva un reddito tale da consentire un tenore di vita dignitoso.
A partire dagli anni ’60 i percorsi evolutivi, sia a livello familiare che lavorativo, hanno subito una destrutturazione, producendo nuove forme di vulnerabilità all’interno dei nuclei familiari.
In tutti i Paesi sviluppati, in particolare in quelli dell’Europa mediterranea, si è registrata una posticipazione del passaggio all’età adulta, ma in Italia il fenomeno della prolungata permanenza dei giovani all’interno della famiglia di origine ha raggiunto i massimi livelli.
Secondo l’Istat il 62,3% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive in casa con i genitori e nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni tale percentuale è pari al 7%.
Il primo fattore alla base di questo fenomeno è senza dubbio da individuare nell’aumento diffuso della scolarizzazione, anche nell’ambito del genere femminile.
Ma una volta terminato il percorso di studi i giovani saranno in grado di raggiungere la propria autonomia economica? Purtroppo la risposta non è affatto scontata, anzi spesso è negativa.
Una congiuntura economica molto sfavorevole, un mercato del lavoro ingessato, caratterizzato da un elevato livello di tassazione, generano disoccupazione, precarietà occupazionale e bassi salari.
In conseguenza di ciò, a conti fatti, l’età media per il raggiungimento dell’indipendenza economica è di 31 anni per le donne e di 34 anni per gli uomini.
Ciò significa che i figli continuano a pesare sul bilancio familiare fino ad una età che va ben oltre il completamento degli studi, a volte con i genitori già in pensione.
Quindi, nell’ambito della pianificazione della protezione familiare, nel momento in cui va stabilito quanto a lungo occorrerà tutelarsi dal rischio premorienza, il soggetto portatore di reddito ed il coniuge/convivente devono considerare gli anni mancanti all’acquisizione dell’indipendenza economica del più piccolo dei propri figli.
Se per la premorienza è utile ragionare in un’ottica di raggiungimento dell’autonomia economica dei figli, relativamente al rischio di invalidità e non autosufficienza, sia per i genitori che per i single, sarà opportuno proteggersi almeno sino al conseguimento della pensione, sempre che questa sia in grado di coprire le spese di assistenza che potrebbero essere richieste in età avanzata.
Relativamente al rischio di non poter onorare i debiti contratti, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo, va naturalmente considerato un arco temporale di protezione pari alla durata residua degli stessi.
In rapporto ai progetti futuri, altro argomento trattato la scorsa settimana, occorre valutare il tempo necessario alla loro realizzazione, al fine di garantirla qualunque cosa accada.
Visti i molteplici fattori da considerare nell’ambito della pianificazione temporale della protezione, per assumere decisioni coerenti ed efficienti e per monitorare le variabili che influiscono sulla durata minima della protezione, risulta necessaria la consulenza di un Educatore Finanziario certificato.
Nell’articolo di mercoledì prossimo stabiliremo per quale importo dobbiamo proteggerci.
Gianluigi Iuliano e Antonio Niccoli