Artisti feroci più delle bestie!
Artisti feroci più delle bestie!
A cosa serve tutta l'arte che non approda a niente?
A cosa serve fare arte, se ci sveglia la mattina per affrontare una penosa lotta quotidiana, nel nome della quale si arriva stanchi e sfiniti, avendo come unico risultato la lunga agonia della propria vita umana?
Cominciamo a ragionare seriamente su cosa voglia dire, per un artista che sia tale, sfruttare le proprie qualità?
Come l'arte e gli artisti nutrono, maturano, fissano e inseminano la memoria?
Una vita a studiare l'arte, figlio di due artisti, mi porta a scrivere, che l'arte è questione di sesto senso da non sacrificare al concreto e alla cultura della specializzazione, della tecnica e della digitalizzazione algoritmica, qualcosa che non ha nulla a che vedere col concreto, il tangibile e l'utile.
Andare oltre il limite imposto della produzione e dell'utile, trasforma in gioia l'aspetto simbolico dell'arte, mostrando quanto la futile produttività sia tragicomica e priva d'importanza, per l'arte e gli artisti dovrebbero contare il vivere e la sua fine, null'altro.
L'arte estremamente concettualizzata è funzionale al farla gestire da mediocri, determina poca nobiltà e cibo per menti inferiori, la riduce a lotta (di forza, di vanità, di ricchezza, di superbia e ego) dalle finalità falsate.
Non si può pensare a produzioni artistiche fondate sull'equilibrio tra domanda e offerta, tra il potere e il subire, sul diritto del più forte o del confutare l'affermazione altrui, sul negare o distruggere prove, questo analfabetismo artistico ci rende oggi il più feroce e insensibile degli animali: l'artista non è un umano feroce, è animato, generato e non degenerato.
Pensiamoci un attimo: quanto è folle pensare d'essere stati preceduti su questo pianeta, da bruti protostorici o antropoidi privi di naturale armonia?
autrice del libro FREDDO IN NOI Racconti a Nord Est; , docente, blogger, artista, CLIL teacher 🐾
1 annoL'arte estremamente concettualizzata...