ASCOLTARE E SENTIRE

La lingua italiana ha un vocabolario molto ampio a differenza della lingua anglosassone che spesso forma vocaboli assemblandone due insieme. Il nostro linguaggio è anche ricco di sinonimi ovvero di parole che hanno un significato sostanzialmente uguale.

Quanto detto è corretto in alcuni casi (babbo, papà, padre) ma non è completamente esatto in altri casi. Voglio richiamare la vostra attenzione su due parole che spesso usiamo indistintamente ma che in realtà differiscono profondamente.

Mi riferisco a parole come “sentire” e “ascoltare” termini fondamentali nella comunicazione che non può prescindere dalla fase passiva della ascoltazione. Il termine “sentire” indica una sensazione fisica che può interessare tutti i nostri sensi e non solo l’udito.

Nella Programmazione Neuro Linguistica lo attribuiamo al canale Cinestesico legato al "sentire, provare" una sensazione, un'emozione. Si dice anche "non mi sento bene" per esternare uno "stato" che una persona prova. A tal proposito vi ricordo la bellissima poesia di Alda Merini “Mi piace il verbo sentire” in cui la poetessa non limita il significato di “sentire “ all’udito ma lo estende a tutti i nostri sensi. “ Sentire è il verbo delle emozioni....” afferma la Merini e con questa considerazione ne allontana magistralmente il significato dal termine ascoltare.

Ascoltare è quando la nostra mente viene coinvolta per captare e capire le parole e i concetti che ci vengono detti. Ascoltare è un processo attivo che induce a pensare e ragionare. Ascoltare è un’arte che deve essere coltivata in quanto essa è fondamentale nella comunicazione a tutti i livelli e in tutte le circostanze.

Non mi dilungherò sulle regole dell'ascolto attivo perché esulano dall’intento di questa mia riflessione. Concludo con una considerazione più volta enunciata ovvero:

ASCOLTO QUINDI SENTO. SENTO MA NON SEMPRE ASCOLTO