La questione della forma scritta nei social network.
Molti specialisti della lingua ne trattano già diffusamente e approfonditamente, e senz'altro esprimono concetti più articolati e profondi di quanto possa fare io senza scopiazzare a destra e a manca, ma di questo argomento ne vorrei parlare da semplice cittadino e tutt'al più da artigiano professionista che sceglie e usa le parole nel suo lavoro quotidiano e che si limita ad osservare il mondo empiricamente. Molti tra i social network più diffusi si basano, o danno grande spazio, alla parola scritta; anche se la tendenza oramai è sempre più nella direzione della comunicazione per immagini (foto, video, infografica e altro: di frequente con la condivisione di opere altrui senza l'aggiunta di nulla che personalizzi l'espressione dell'emittente), quindi il parlare di forma scritta può aiutare a farne un uso migliore.
Un aspetto di cui tanti, forse troppi, utenti dei social non tengono conto è la profonda differenza tra la lingua parlata, nello scambio verbale diretto, e la lingua scritta. Se avete mai provato a trascrivere puntualmente su carta un discorso improvvisato a voce, vi accorgerete di molti fenomeni che al semplice ascolto sembrano normali ma che sul foglio non funzionano: lunghe parentesi, anche concatenate, che vengono sostenute dal tono della voce o dai gesti per la loro comprensione; cambi di parola in corsa; ripetizioni di messaggi (quando si ha poco da dire spesso lo si ripete più volte); frasi e concetti lasciati un po' in sospeso senza precise conclusioni e altro. Per scritto è tutto diverso, i significati delle parole sono più incisivi, perentori forse anche più assoluti.
Questo genera facilmente incomprensione o quanto meno possibile imprecisione nella ricezione del messaggio. Spesso nascono così degli alterchi, delle lunghe elucubrazioni, degli allargamenti di conflitti che di certo non favoriscono la comunicazione tra due o più soggetti. La parola scritta è un'arma a doppio taglio perché impegna più fortemente sia chi la scrive sia chi la legge, ha un'aura di efficacia maggiore retaggio di quando la forma scritta nelle comunicazioni quotidiane (lettere, biglietti, cartoline e altro) era più "pensata", "elaborata" e "lavorata". Nei social, poi, la necessità di sintesi è assoluta e quindi il livello di presupposizione di quanto il destinatario possa capire di ciò che intendiamo dire spinge ancora di più il rischio di malintesi.
La lingua scritta ha molte regole da conoscere e applicare per essere utilizzata correttamente. Come fare? Occorre leggere di più, ma non solo grandi autori, romanzieri, giornalisti e altri illustri modelli - attività che comunque fa sempre un gran bene, senza controindicazioni - ma prima di tutto se stessi. Rileggiamoci! Alla fine di un post, prima di inviarlo, vediamo se quello che abbiamo scritto è proprio ciò che vogliamo che il destinatario (singolo o indefinito) riceva e rileggiamo anche tutto il thread per assicurarci di essere in sintonia. Semplice? Sembrerebbe. Intanto rileggo quest'articolo, perché scrivendo potrei aver fatto errori o essermi espresso male.
Intanto: grazie, dubbio, di esistere; diamogli retta è sempre un buon amico.