ATEX: il comportamento strutturale dei bersagli come fattore del rischio esplosione
Nei commenti che seguono le cronache di esplosioni quasi nessuno riguarda il comportamento dei bersagli. Ad esempio, nel caso dell'esplosione autostradale di Bologna non ho incrociato ragionamenti sul comportamento degli impalcati.
Eppure, l'analisi dei danni prevedibili in fase di valutazione del rischio esplosione fornisce informazioni importanti ai fini della valutazione di rischio.
Il Codice di Prevenzione incendi considera la resistenza dei manufatti all’esplosione in vari contesti.
1) In primo luogo nel Codice sono esplicitamente trattate le opere da costruzione resistenti alle esplosioni. Tali opere sono sostenute da strutture portanti che vanno calcolate considerando sia le sollecitazioni prodotte dall’esplosione (par. 3.6.2 delle Norme Tecniche per le Costruzioni), sia le caratteristiche meccaniche dei materiali. In questo caso, infatti, sono richieste le verifiche di cui al par. V.2.3.3 finalizzate a dimostrare che, per la combinazione delle azioni eccezionali, la struttura portante dell’edificio possieda requisiti di robustezza ed inoltre che la “capacità portante dell’intera struttura sia garantita per un tempo sufficiente affinché siano attuate le previste misure di emergenza“.
2) Sul secondo ambito che voglio proporre devo dire che il Codice esprime concetti poco chiari e privi di applicazioni. Al contrario, definire le conseguenze di un’esplosione su una determinata struttura bersaglio può avere implicazioni molto significative che possono portare ad una preliminare valutazione di accettabilità. Si tratta di una valutazione di rischio che non è solo qualitativa, ma che considera anche aspetti quantitativi. Con la valutazione delle conseguenze di un’esplosione su un bersaglio, infatti, si può classificare l’esplosione in una delle tre Categoria di Azione previste dalle NTC (tab. 3.6.I). Ciò equivale in qualche modo a catalogare la magnitudo dei danni conseguenti all’esplosione ad un livello basso, medio o alto. Incrociando questa valutazione con le Classi di Conseguenza della struttura (definite nella UNI 1990 e richiamate dalla UNI 1991-1-7) si ottiene un criterio di accettabilità definito in modo speditivo, ma efficace. Ho ipotizzato di legare questi due aspetti come rappresentato nella Tabella 1.
Si possono adottare criteri diversi da quelli che riportati in tabella: ad esempio si può decidere di adottare tutti “NO” sulla diagonale che va dalla casella (Cat 3- CC1) alla casella (Cat 1 – CC3), ma lo strumento è molto efficace per stabilire criteri di accettabilità dei danni causati dall’esplosione. In particolare, poiché questi ultimi dipendono direttamente dal volume di miscela ipotizzata, in ultima analisi questa semplice tabella permette addirittura di individuare un criterio di accettabilità della quantità massima di miscela ATEX che si può accettare venga dispersa in ciascuno specifico contesto. Dando un’ulteriore dimensione alla tabella (quella della probabilità) da rappresentare in senso perpendicolare al foglio, possiamo addirittura considerare il tipo di zona adottando, ad esempio, la seguente equivalenza: zona 0 = probabilità alta; zona 1 = probabilità media; zona 2 = probabilità bassa
3) Infine, il Codice di Prevenzione Incendi prevede di considerare gli effetti dell’esplosione anche su impianti e componenti edilizi quali:
a. elementi di compartimentazione
b. impianti di protezione attiva, attrezzature, apparecchiature o tubazioni
c. pareti resistenti al fuoco, pipe rack o altre strutture (metalliche o in cemento armato) a cui sono fissati gli impianti necessari per la gestione dell’emergenza;
d. apparecchiature da cui possono essere rilasciate sostanze pericolose;
che, con i dovuti adattamenti, possono essere verificati con lo stesso metodo utilizzato per le strutture portanti. Lo studio dei danni prodotti dall’esplosione su questo genere di manufatti permette di individuare scenari incidentali che le squadre di soccorso possono trovarsi a dover fronteggiare in emergenza.
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