Esplosioni di polveri
✅ Una caratteristica delle esplosioni di polveri è quella di manifestare un’evoluzione delle reazioni particolarmente violenta.
👉 L'esplosione iniziale determina una turbolenza dell’aria che solleva altre polveri presenti nell’ambiente; queste alimentano l’esplosione iniziale ed amplificano la turbolenza.
👉 Se la quantità di miscela presente nell’ambiente è piccola, la sovrapressione si esaurisce presto e l’esplosione si manifesta al più come una fiammata innocua.
👉 Se, al contrario, nell’ambiente sono presenti polveri in quantità significative, la turbolenza iniziale solleva altre polveri che, reagendo, rendono sempre più vorticosa la fiammata, fatto che ne aumenta esponenzialmente gli effetti fisici. In questo secondo caso la turobolenza inziale degenera rapidamente nell’esplosione propriamente detta, cioè porta alla manifestazione di onde d’urto e radiazione termica variabile. L’esplosione può quindi evolvere in deflagrazione (tipica di ambienti poco confinati) ovvero in detonazione (caratteristica di ambienti molto confinati come le tubazioni).
✅ Sia in caso di deflagrazione, che in caso di detonazione la presenza di accumuli (come ad esempio i contenitori di raccolta delle polveri, gli strati di polvere sui macchinari o gli accumuli all’interno delle tubazioni) determina un aumento della violenza dell’esplosione in quanto aumentano di molto i quantitativi di polvere coinvolti nell’evento incidentale.
🔵 Per calcolare sovrapressione e radiazione termica col metodo RPM i dati di ingresso, sono sostanzialmente due: la quantità di miscela esplosiva ed il confinamento dell’ambiente in cui l’esplosione si manifesta, inteso come rapporto geometrico tra vuoti e pieni. Il metodo, tra l’altro, spiega come i due effetti dell’esplosione (sovrapressione e radiazione termica variabile) siano legati non tanto alla quantità di energia rilasciata dall’esplosione, ma alla facilità con cui l'esplosione può disperdersi nell'ambiente circostante. In altre parole, una piccola quantità di materiale in un ambiente molto confinato può determinare una sovrapressione maggiore rispetto ad una massa più grande di ATEX ma in un ambiente meno confinato.
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🎯 Pertanto, essendo l’ambiente di analisi un dato fisso del problema, la vera variabile da utilizzare per stimare gli effetti di un’esplosione è la quantità di polvere coinvolta.
🔵 Come detto, il metodo RPM permette di prevedere l'ordine di grandezza di sovrapressione e radiazione termica generati dall'esplosione. Si tratta di un metodo semplificato che nasce da studi che hanno affrontato il cuore del problema: cosa succede durante l’esplosione e quali sono le relazioni tra i parametri fisici che la governano. Pur essendo stato concepito autonomamente, costituisce un'evoluzione del metodo TNO Multienergy in quanto permette di individuare automaticamente la curva giusta del metodo TNO Multienergy.
💎 Il metodo RPM è implementato nel software AF475. Per la passione che ci guida, abbiamo deciso di rendere molto più accessibile l'uso del software, attivando una promozione speciale.
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