Auguri di Buon Anno ai nostri associati
Ci vuole una sana rabbia per aprire le porte con entusiasmo a questo 2017 e lasciare alle spalle un anno difficile e tortuoso, sotto tutti i punti di vista. Mi rivolgo a voi, cari imprenditori, da nord a sud di questo stivale rattoppato, per condividere le mie riflessioni di questi primi giorni dell'anno. E per infondervi un po’ del mio ottimismo, senza per questo avere dubbi sul fatto che non ne abbiate bisogno.
Sono convinto, però, che la condivisione faccia bene allo spirito. E’ per questo motivo che ho intenzione di dialogare più spesso con voi, senza che questa lettera di auguri e buon auspicio rimanga isolata, come una sorta di lezioso esercizio di compiacimento. Abbiamo appena avviato, a questo scopo, una nuova rubrica che ripercorre le storie delle nostre aziende, nella quale diamo voce, in particolare, agli artefici di questi angoli di grande produttività, vale a dire le nostre piccole e medie imprese italiane. No, non abbiamo intenzione di condividere un mal comune per sentirci meglio. Il nostro scopo è, al contrario, quello di creare una sinergia generatrice di grinta e per questo abbiamo trovato un titolo che rendesse bene il progetto che abbiamo in mente: ‘Piccole imprese, grande coraggio’. Perché il mio auspicio è proprio quello di riuscire a mettere insieme le forze, ancora di più, come abbiamo fatto in passato, quando abbiamo toccato il fondo a partire da quel terribile 2008, l’anno che ha portato con sé una devastazione, di cui, purtroppo, ci stiamo portando dietro tuttora gli strascichi. Una crisi perenne, diciamolo pure, di cui non ci siamo mai liberati.
Tra rimanere inascoltati e morire, d’altronde, c’è una bella differenza ed è per questo che il mio augurio, per il prossimo anno, è quello di continuare a combattere, coltivando una lunga rabbia, quella che dà l’adrenalina giusta per affrontare le incombenze, ma chiamianole pure ingiustizie, che ogni giorno mettono alla prova chi decide di fare impresa. Uniamo tutto il nostro coraggio e bussiamo alle porte di quel Sistema che continua a lasciare in un angolo la vera forza motrice della produttività di questo paese. Perché è dura cercare di mantenere la lucidità davanti a uno Stato che pretende dagli imprenditori e, di tutta risposta, non li tutela. Chi fa impresa è lasciato completamente solo ad affrontare, per esempio, il problema della riscossione del credito: non solo non gli vengono forniti gli strumenti perché possa tutelarsi, ma quello che è incredibile è che lo Stato si comporta da controparte esigendo tasse e Iva su fatture non riscosse. E’ inconcepibile che l’imprenditore italiano sia lasciato solo ad affrontare questo dramma quotidiano. Non vi pare? Ecco un tema per cui battersi nel 2017 e la nostra associazione di categoria, ve lo assicuriamo, sarà in prima fila: iniziare ad estirpare, dalla radice, questo malcostume diffuso e ormai radicato nel Sistema Italia, che a partire dal vertice, proprio dalla pubblica amministrazione, ha contagiato, come un virus, le nostre aziende italiane, innescando un circolo vizioso pericoloso, tra chi è responsabile dell’inadempienza e chi, invece, è destianato a subirla.
Parliamo, ancora, di quello Stato che si sta dimostrando sempre più vicino alle grandi industrie e sempre più lontanto dal vero tessuto economico, fatto di quelle piccole realtà locali che generano occupazione. Anche se in questo paese, pare che nessuno voglia prenderne atto e agire di conseguenza.
E come si fa per ripartire dai posti di lavoro? Credo non abbiate nulla in contrario se, come portavoce di tutte le piccole e medie imprese italiane, mi rivolgo alla politica, al governo, alle istituzioni centrali. Il mio appello è che si volti veramente pagina lasciando alle spalle un 2016 di impasse pericolosa.
Pensateci bene, è stato l’anno del referedum: non si è parlato di altro, in un rinvio perenne del disbrigo di quelle pratiche che riguardano le vere priorità del paese. Passato il 4 dicembre, ci siamo ritrovati nella medesima situazione di immobilità. Prima per la crisi di governo e adesso che, dall’insediamento del nuovo esecutivo, tutto ruota attorno alle discussioni sulla nuova legge elettorale. Tema, quest’ultimo, sicuramente urgente, ma che non può essere trattato in maniera esclusiva. Chiedo dunque, per il 2017, un cambio di passo, perché la paralisi delle istituzioni centrali non si protragga ulteriormente visto che a breve si tornerà alle urne. Voglio ricordare che nelle zone della devastazione, in Centro Italia, si sta ancora attendendo l’erogazione dei contributi promessi, con i decreti attuativi chiusi nel cassetto.
L’augurio è che alle promesse del nuovo governo, di sbloccare la situazione delle zone terremotate, seguano tempistiche certe per l’erogazione dei fondi. Perché ad oggi è ancora tutto fermo. Per il nuovo anno mi aspetto che si ridefinisca una scala di priorità. Per non lasciare morire interi territori, è necessario darsi da fare per riportare in vita quelle poche aziende sopravvissute al sisma, per dare lavoro a chi l’ha perso, da un giorno all’altro. E credo condividiate con me, cari imprenditori compagni di questo viaggio insidioso, che al momento non vedo, in una scala di valori, necessità più urgenti di questa.
Pensiamo a rendere stabile l’occupazione, in modo da bloccare questa pericolosa emigrazione di massa dei nostri giovani talentuosi. Proprio oggi, 31 dicembre 2016, scade il termine per richiedere l’esonero contributivo del 40% per nuove assunzioni, rivolto ai datori di lavoro che hanno assunto dal primo gennaio di quest’anno. Il 2017 invece si aprirà con un nuovo sgravio totale per le assunzioni al sud, mentre sono previste nel resto d’Italia nuove misure decisamente più restrittive. Sarà più limitata, ad esempio, la platea dei datori di lavoro che potranno beneficiare della decontribuzione sui nuovi assunti, che, a loro volta, devono rispondere a riduttivi criteri di selezione. In questo contesto precario e destabilizzante, dalle misure immediate e dagli effetti provvisori, spero che il governo si renda conto in tempi brevi che l’Italia ha bisogno di provvedimenti a lungo termine, per contrastare quella che alla lunga rischia davvero di diventare una ecatombe occupazionale.
Per le piccole e medie imprese Conflavoro Pmi si sta muovendo con la proposta di una nuova contrattazione collettiva che sia a misura d’azienda. E stiamo ottenendo consensi e collaborazione in questa volontà di aprire un nuovo capitolo all’interno delle nostre aziende, attraverso nuovi CCNL, nuove logiche della bilateralità e una nuova contrattazione di prossimità e welfare aziendale. Insieme al sindacato Confsal vogliamo tutelare le aziende e i lavoratori, e puntare al merito per sbloccare la produttività. Stiamo davvero notando trasporto, entusiasmo, e quella voglia di cambiamento che, da sola, basta a muovere i primi passi verso un futuro migliore e con maggiori garanzie per le nostre imprese.
E poi mi sta a cuore il tema delle agevolazioni per la ricerca e lo sviluppo delle aziende italiane. E anche per questa problematica chiedo a gran voce, di nuovo, considerazione. Ci si riempie la bocca di belle parole, a partire dal piano Industria 4.0, ma i criterti per accedere al credito di imposta sono in tutto e per tutto restrittivi, ed escludono proprio le piccole e medie imprese rendendo loro impossibile la pianificazione di una strategia aziendale.
E’ difficile, converrete con me, alzarsi al mattino e convincersi che il futuro della nostra azienda, che con fatica abbiamo creato e che con altrettanta fatica cerchiamo di tenere in piedi, dipenda interamente da noi. In effetti, non è così. E’ questo il fardello che ci portiamo dietro, con tutta la frustrazione e il senso di impotenza che ne deriva. Possiamo però continuare a crederlo e agire come se davvero fosse così. Il mio augurio ai nostri associati per il 2017, in un generalizzato contesto di paralisi perenne, è quello di fare in modo che inizi a soffiare tra noi il vento del cambiamento, perseverando in quella tenacia e volontà imprenditoriale, su cui abbiamo costruito le basi del tessuto sociale ed economico di questo paese.