Basta dire non ho tempo! Cambia punto di vista!
Parliamone ma sì, io dico di sì: “è possibile gestire il proprio tempo ed esserne padrone”! Basta con frasi del tipo “non ho tempo…”.
Il tempo comporta scelte, le scelte sono parte integrante di una vita adulta e responsabile.
Sono provocatoria? Potrebbe, ma più mi accingo a studiare i fenomeni sociali e culturali più mi trovo a sostenere la mia tesi, siamo noi padroni del nostro tempo e possiamo gestirlo allenando alcune abilità base, ma, come mia abitudine, vado per gradi e provo ad esporre il mio pensiero.
Ritengo che il tempo spesso sia utilizzato come “capro espiatorio” dei nostri insuccessi, o di quelli che riteniamo errori o fallimenti, tanto da nasconderci dietro esso quando non vogliamo fare qualcosa o riteniamo qualcosa non abbia funzionato; non sempre tuttavia questo corrisponde al vero. Spesso quando tra i fattori che hanno causato il nostro “insuccesso” c’è il tempo, la causa non è esso stesso, bensì la nostra incapacità di gestirlo al meglio, per “x” fattori o motivi.
Ci capita dire “Dov’è finito tutto il tempo che avevo?” oppure, forse peggio, non ci occupiamo di attività che potrebbero farci bene -o farci star bene- utilizzando affermazioni tipo “non ho abbastanza tempo…”, come se fosse il tempo a decidere per noi. Ancora… troppe volte utilizziamo la forma “passiva” anziché chiederci attivamente e pro-attivamente come stiamo utilizzando il tempo che abbiamo a disposizione.
Ma come possiamo governare il tempo? Come possiamo esserne padroni? Provocatoriamente dico: lo governiamo allenandoci! Lo governiamo avendone una corretta percezione del suo scorrere, padroneggiando l’abilità di identificare le giuste priorità in funzione degli obiettivi che ci poniamo in un dato lasso temporale… so che ora starete pensando che le variabili in gioco iniziano ad essere molte (percezione dello scorrere, priorità, obiettivi….): ma credetemi, costanza e allenamento sono gli ingredienti migliori.
Iniziamo dallo scorrere del tempo: perché lo scorrere del tempo è percepito in modo così soggettivo e variabile?
A questa domanda ha risposto (nel 2017), almeno parzialmente, un'équipe di scienziati del Champalimaud Centre for the Unknown di Lisbona: i ricercatori hanno identificato, per la prima volta al mondo, i circuiti neurali che modulano la percezione dello scorrere del tempo (sperimentazione fatta nel cervello dei topi ed ancora da verificare sugli umani). Ma c'è dell'altro: il team, coordinato da Joe Paton, è addirittura riuscito a manipolare l'attività dei neuroni in modo tale che gli animali sovrastimassero o sottostimassero la durata di un intervallo di tempo prefissato. In sintesi, non vi è un organo fisico che rileva il tempo, ma lo rileviamo attraverso la ricezione di stimoli sensoriali (suoni, tatto…), la ricerca guidata da Paton aggiunge che maggiore è l'aumento di attività neurale (tra i due stimoli sensoriali), maggiore è la probabilità che (l'animale) sottostimi il trascorrere del tempo (e quindi la durata dell'intervallo), contrariamente 'silenziando' l’attività neurale (con un’apposita tecnica) gli animali tendono a sovrastimare la durata del tempo.
Non tedio con i dati tecnici della ricerca, che può tranquillamente essere letta ed approfondita attraverso gli appositi canali e testi; importante è la sintesi cui ha portato: la dimostrazione dell’esistenza di un nesso causale tra l'attività neurale e la percezione dello scorrere del tempo, e poiché le emozioni portano ad attività neurale è fondamentale riflette sull’importanza delle stessa sulla percezione dello scorrere del tempo. Questa percezione è un'abilità fondamentale per la sopravvivenza. Basti pensare, per esempio, a una preda che si trova in campo aperto: se sottostima lo scorrere del tempo, aumenta la probabilità di essere individuata da un predatore.
Ora, abbiamo detto che le attività neurali influiscono sulla percezione del tempo… sappiamo che le emozioni incidono sulle attività neurali (ansia, paura…) e che la capacità di gestione delle emozioni evita attività neurali anomale. Se la ricerca di Paton trovasse fondamento anche per gli esseri umani, potrebbe essere la chiave di volta poiché potremmo controllare l’attività neurale attraverso la stimolazione dell’apposita area cerebrale oltre che con la gestione delle emozioni.
"La percezione del passare del tempo", dice ancora Paton, "è fondamentale per estrarre correttamente informazioni dall'ambiente circostante e valutare di conseguenza le azioni da intraprendere", elemento che va a supporto dell’abilità di assegnare le giuste priorità nella scelta delle attività da portare avanti.
Arriviamo ora all’assegnazione delle priorità, ovvero a quella capacità di decidere quali attività portare avanti, e svolgere, in un preciso lasso temporale (precedentemente individuato correttamente).
Il criterio base per identificare un’attività prioritaria è la valutazione delle conseguenze che comportano le azioni non intraprese (o intraprese), come ci ricorda lo stesso Paton. In altre parole devo chiedermi:
“Se non svolgo quest’attività cosa succede?”, quello che succede che tipo di conseguenza ha su di me o sugli altri? La conseguenza è positiva o negativa? Se negativa vi posso rimediare? La definizione delle priorità non è questione di intuito o di “emozioni”, è razionalità: comprendere l’azione necessaria in quel dato momento, funzionalmente all’obiettivo che -in quel dato momento- devo perseguire.
Vedete quanto è importante il tempo e la sua corretta percezione e attribuzione temporale? Comprendete perché il lasso temporale e la corretta percezione del suo scorrere è tanto importante?
Perché devo essere abile a identificare quanto tempo ho a disposizione e come poterlo gestire funzionalmente al mio obiettivo (attraverso l’allenamento).
Chiudiamo con gli obiettivi, chiari e ben definitivi nell’asso temporale in cui ci troviamo
Facile da dire, più complesso da definire. La definizione delle priorità non solo deve rispondere alla domanda: “cosa succede se…” oppure “quanto tempo ho a disposizione…” deve guardare e deve tendere all’obiettivo che mi pongo.
Sono gli obiettivi che mi supportano nella definizione delle priorità, sono gli obiettivi che mi permettono di “tenere botta” nei momenti più difficili, in quei momenti in cui tra le mille attività che devo svolgere devono scegliere, scegliere cosa fare e cosa no, cosa fare veramente bene e cosa fare “solo bene”… decidere a cosa rinunciare perché so che la rinuncia è dotata di significato e funzionale agli obiettivi.
Sugli obiettivi si potrebbe aprire un capitolo (a lungo termine… a breve periodo… strategici…), ma la regola base del “ho chiaro l’obiettivo, non lo perdo di vista… quest’attività è funzionale o ostacolante all’obiettivo” vale per tutte le tipologie.
Se perdo di vista la meta… non comprendo la strada da percorrere e fatico nell’identificazione delle attività. A quel punto ogni rinuncia diventerà un peso da gestire, e le attività rischiano di essere gestite come “una corsa contro il tempo”.
Concludendo, come ogni tesi che si rispetti, tiro le somme: “E’ possibile gestire il proprio tempo ed esserne padrone: SI’!”
È possibile allenando alcune abilità:
- Definizione di obiettivi e loro perseguimento
- Controllo dello scorrere del tempo
- Definizione delle corrette priorità
Quindi, prima di dire che non avete tempo di fare quella data cosa/attività…. chiedetevi “quell’attività mi fa star bene? È funzionale o ostacolante ai miei obiettivi?”. Ancora chiedetevi se tra le vostre attività state svolgendo qualcosa che potreste delegare, che fate solo per “controllo e sicurezza”… se tra le vostre attività state svolgendo qualcosa solo per “avere un posto centrale” nella vita di qualcuno… dopo che avete fate “pulizia” di attività chiedetevi: gestisco davvero il tempo che ho a disposizione o mi faccio gestire?
Ora non mi resta che augurarvi buona riflessione e buon allenamento! Con l’augurio di sentirvi dire sempre più spesso “Ma come fai a far tutto?”
Michela Bertocchi -HR Specialist , Business & Sport Coach
Formatore aziendale; CAD coaching; mappe mentali; specialista e-Learning; scrittore; creatore di contenuti; blogger
6 anniConcordo completamente (e mi hai dato anche qualche utile spunto per perfezionare il mio corso di Time Management). Direi che è anche un modo per disimpegnarsi in modo poco traumatico da qualcosa che qualcuno ci chiede di fare ma che noi non vogliamo fare, insomma una comoda scusa non solo con noi ma anche verso gli altri.