Bilanci
Una settimana di fase due. Quasi.
Da un lato, Una sensazione generale di relativa soddisfazione, che non deve indurre nessuno all’euforia o, peggio, a lasciarsi andare. Del resto, dovremo attendere almeno altri 7 giorni, prima di avere un'idea su come stia andando.
Dall’altro, una settimana scivolata via, ancora una volta, senza prendere decisioni concrete e definitive. Non parliamo solo del decreto che fu di aprile, che sarà di maggio - forse - e che conterrà più capitoli di Iliade e Odissea messe insieme. Basterebbe, ma non parliamo solo di quello. Parliamo del caos mascherine, che se non fosse un tragico fallimento burocratico, potrebbe ispirare un soggetto della grande commedia all’italiana.
Dell’ormai mitologica App Immuni, disintegrata nel suo bene più prezioso: la credibilità.
Parliamo di un tarlo, sempre potentissimo Italia: la voglia di individuare a tutti i costi un colpevole, per coprire le nostre mancanze. Si pensi a Milano messa all’indice, nel perverso gioco “io sono più bravo di te”, nel momento in cui abbiamo bisogno delle migliori energie di tutti. Non certo di stilare improbabili e ipocrite classifiche del rispetto delle regole.
No, quindi, non mi è piaciuta questa settimana, Perché siamo anche stati bravi, ma così non basterà. Ripercorriamola insieme.
Lunedì 4 maggio
Il 4 maggio è arrivato. Alla fine, un po’ tutti hanno fatto riferimento a quel senso di responsabilità delle persone, che abbiamo sempre invocato come bussola. Decreti e circolari parte, lo stesso capo del governo, Giuseppe Conte, ha puntato con enfasi sulla maturità dei cittadini, alla vigilia della ‘Fase2’. Meglio tardi che mai.
Il mio augurio è che si faccia molto, moltissimo sul piano lavorativo, tornando a intravedere un orizzonte. Non possiamo restare mentalmente prigionieri del lockdown.
Molto meno, invece, dovrà cambiare sul piano personale. A parte sport e telenovela-congiunti, il tema principale per un po’ non potrà essere quale amico incontrare, spacciandolo da affetto stabile o come riuscire ad andare al mare la prossima estate.
La verità è che in questi mesi metteremo in gioco lo sviluppo di tutti noi e, in definitiva, del nostro paese. Meglio dirselo ad alta voce. Nulla di melodrammatico, solo sano realismo. Siamo all’inizio di una faticosa ripartenza, in cui dobbiamo evitare a ogni costo che incognite e sconforto possano soffocare la voglia di futuro.
Martedì 5 magggio
Mi denuncio: sono in conflitto di interessi, in quanto padre di una ragazza di 14 anni e mezzo. Quindi, affronto il tema della parità di genere da un punto di vista teorico, ma penso anche al futuro di mia figlia.
Ieri, il premier Giuseppe Conte è intervenuto con i capi delle Task Force, Colao e Borrelli, invocando una maggiore presenza femminile. Come largamente prevedibile, le reazioni all’intervento hanno seguito gli schemi di sempre, fra favorevoli e contrari. E già questo risulta insopportabile, perché in tempi eccezionali dovremmo liberarci di vecchi ragionamenti.
Anche per molte donne, infatti, risulta insopportabile l’idea delle quote, vissute come una graziosa concessione del maschio. Comprensibile, sia chiaro.
Qualcuno, però, ha soluzioni alternative? Perché a me sembra un po’ troppo comodo appellarsi alla meritocrazia, per nascondere pietosamente che quando il gioco si fa duro, di donne, dove conta, ce ne siano sempre poche.
A chi si affida alla sola selezione naturale del talento - di cui io sono un grandissimo tifoso, ma non in questo caso specifico - chiedo solo una cosa: in quanto tempo o in quante generazioni ritengono sia sopportabile che si riduca anche nel nostro paese la forbice uomo-donna?
Fatemelo sapere, perché vorrei poterlo spiegare a mia figlia.
Mercoledì 6 maggio
Inutile negarlo, quando ieri ho letto della sentenza della Corte Costituzionale tedesca la prima reazione è stata: ci mancava solo questa...
Una reazione di pancia, certo non da esperto. Questa mattina, troverete decine di autorevoli commenti sulle possibili conseguenze dello scontro fra i supremi giudici tedeschi e le istituzioni europee, sul QE. Conseguenze potenzialmente devastanti per noi italiani.
I delicatissimi equilibri dei rapporti fra istituzioni comunitarie e singoli Stati sono stati oggettivamente messi sotto stress dalla sentenza, ma sarebbe da sciocchi non vedere anche un’opportunità.
Come spesso accade, una potenziale crisi offre una possibilità storica: i governi potrebbero finalmente compiere quei passi, che nessuno ha avuto il coraggio di fare dal 2012 a oggi. Capire, infine, che non si può vivere o sopravvivere solo appoggiandosi all’opera meritoria della Banca Centrale Europea.
Mario Draghi lo ha detto innumerevoli volte, regolarmente inascoltato. Tutti lo hanno lodato, nessuno ha fatto quello che chiedeva.
Sotto la minaccia dell’eventuale catastrofe tedesca (un incubo per noi italiani l’eventuale blocco del QE della BCE...) vediamo se si troverà il coraggio di varare misure forti e strategiche. Nel caso, non tutti i mali sarebbero venuti per nuocere.
Giovedì 7 maggio
Siamo ancora ai penultimatum. Siamo ai riti di sempre.
Peccato che nulla sia più come prima e assistere a schermaglie, come quella di ieri sulla sanatoria dei braccianti agricoli, risulti del tutto insopportabile. Oggi più che mai.
Sono fra chi ritiene che la sanatoria sia giusta e opportuna, in vista dell’estate. Punto.
Una faccenda a cui dedicare un vertice di 10 minuti, per poi passare ai dossier decisivi dei prossimi mesi. Invece, si procede con i riti di sempre. È come se la politica si cullasse in una dimensione parallela dolcemente autoreferenziale. Una prova ne sono le dimissioni del ministro dell’Agricoltura, Bellanova. Dimissioni che in Italia restano sempre minacciate, sia mai qualcuno dovesse accettarle...
L’importante è ottenere un vertice, qualche titolo e un po’ di illusorio peso contrattuale. Peccato che di tempo non ne abbiamo più e che il dramma - anche umano - di interi settori della nostra economia meriterebbe risposte fulminee e di alta qualità. Sveglia ragazzi.
Venerdì 8 maggio
Probabilmente ci siete cascati. Se state leggendo queste righe, potrebbe essere anche perché attratti dalla foto dei Navigli di Milano, scattata ieri pomeriggio. Sono ore, del resto, che quell’immagine è accompagnata da un diluvio di critiche, sulla sconcertante mancanza di equilibrio e rispetto delle regole delle persone ritratte.
Premesso che condivido fino all’ultima sillaba i più severi richiami al rispetto delle norme di questa delicatissima fase di passaggio, sono anche un po’ stufo di tutti quelli che non vedono l’ora di accusare qualcuno. Di puntare il ditino, per smascherare il ‘colpevole’. Ci serve gente responsabile, non giocare a Cluedo.
Non so se ieri, sui Navigli, sia realmente accaduto qualcosa di grave. Non ero lì. So per certo che una fotografia scattata con una determinata prospettiva può descrivere una realtà che non esiste. Magari le persone erano molto più distanziate di quanto apparisse o non tanti senza mascherina. So che è già accaduto a Napoli di urlare al lupo, per una foto.
La verità è che dovremmo essere anche capaci di aspettare almeno altri sette giorni, prima di trarre conclusioni. Non lo dico io, lo dice chi ha titoli per farlo.
Stiamo calmi, non cerchiamo nel prossimo un nemico, perché potremmo agevolmente trovarlo: noi stessi, ai suoi occhi.
Export Department Specialist / Back Office & Customer Service / Inside Sales / Web Content Editor / Freelance Translator
4 anniPartirò dalle mie conclusioni, Fulvio: che è un diversivo per sviare l’attenzione dal fatto che in 80 (?) giorni, mentre i nostri sanitari ci mettevano al sicuro da una crisi sanitaria (vera), l’attuale classe politica dirigente non è stata in grado di trovare la quadra su quelle che avrebbero dovuto essere le basi minime per permetterci la ripresa. Leggi: mascherine, app, tamponi/test immunità. Per non parlare delle linee guida per lavoratori delle varie categorie, oltre che trasporti regionali e locali. Certo che sarebbe più comodo murarci vivi in casa, ma così non può essere... Quindi, cosa c’è di meglio che farci passare il tempo ad azzannarci amabilmente? Et voilà l’assist - permettimi, eh, Fulvio - dei tuoi colleghi del Corriere, che, per non essere da meno di Repubblica sui Navigli, piazzano le telecamere all’Idroscalo e alla Biblioteca degli Alberi, con tanto di commenti a seguire, manco fosse una diretta Ig di Salvini. Non è solo il Covid19 a subire una mutazione (forse), ma anche i leoni da tastiera. Che si erano già evoluti in leoni da balcone fino all’altra settimana, per poi subire un nuovo upgrade in pochi giorni, in “guardoni da tastiera”. Cose di cui non andare fieri.
Titolare Attività Commerciale
4 anniLa cosa che più mi sconvolge è che, mentre il mondo di chi produce o commercia è con l'acqua alla gola, loro continuano a fare campagna elettorale ......................................., ma di concreto che stanno facendo? Le mascherine a 0,50 € dove sono, il decreto di Aprile al 9 maggio è solo nei pensieri, che poi come hai detto tu Fulvio un decreto da più di 700 pagine sarà difficilissimo che sia comprensibile per i comuni mortali; e la cosa più sconvolgente è che questo decreto non riuscirà farci avere una visione positiva nel futuro, l'unica cosa positiva e la possibilità di riaprire i battenti delle proprie attività per vincere senza aiuti concreti la battaglia della sopravvivenza.
Dirigente Ministero della Difesa
4 anniCondivido l'analisi e soprattutto le conclusioni. Mi permetto solo di dire che per la messa all’indice, nel perverso gioco “io sono più bravo di te”, Milano ha un colpevole primato. È un gioco che ama fare da decenni. Non lo condividevo prima, non lo condivido a maggior ragione ora. Comprendo però chi per decenni si è senti arrivare addosso di tutto, soprattutto quando, nonostante l'evidenza, qualcuno ha continuato a fare il primo della classe. Ma, come ha perfettamente scritto, questo atteggiamento non serve a nulla. Ripicche e rivalse sono inutili, al pari della spocchia. Umiltà e unità.
Economaio che studia l'Economia dei Consumi
4 anniSONO SENZA PAROLE. VOI? L’economia post Covid-19 riuscirà a trovare sostegno adeguato nelle politiche monetarie e fiscali, all’uopo adottate in tutto il mondo? Si riuscirà, insomma, così facendo a sanare quel gap dell’out put che già sfiancava quella di prima? Diamo un’occhiata. La crescita dovrà continuare a farsi come prima con la spesa aggregata ma… con un potere d’acquisto che dovrebbe venir rifocillato proprio da queste politiche. Una moneta insomma, messa in tasca, che sia adeguata a ruolo di ciascuno degli aggregati. Una moneta che dovrebbe, ad esempio, sanare lo squilibrio fra quella già in tasca a chi ha il capitale e quella che hanno quelli che lavorano*; quella stessa che ha generato l’altrettanto poderoso squilibrio nella propensione al consumo, figlia degenere proprio di quella disparità nel potere d’acquisto. Una chicca ne tira un’altra: l’aggregato delle Imprese, a cui toccherà fare la spesa per investimenti e che vedrà, con la pandemia, aumentare ancor più la capacità produttiva inutilizzata, verrà convinto dall’efficacia di queste politiche a farla? E… un’altra ancora: tra il debito sovrano passato, quello futuro e la riduzione degli introiti conseguenti alle politiche fiscali in itinere, potrà l’aggregato Pantalone fare la spesa pubblica? Egregi del Mondo, cotante domande attendono adeguate risposte. Giacchè ci siete nel tempo che stringe, per non soffocare, ritenete giusto tentare pure di attenuare la stretta? Detto fatto: tra un po’ prima e il quattro maggio riapriranno i cancelli delle attività produttive. Pure quel settore auto che ha visto un invenduto, nel tempo della pandemia, dell’87% ? Potranno riaprire pure i petrolieri che rischiano di affogare nel greggio che non sanno più dove stoccare? Eppoi, suvvia, Marco Bentivogli dice che il 70% dei suoi metalmeccanici già lavora da tempo. Dunque, si continua a ritenere che, riaprendo la produzione, riparta il lavoro. Siamo alle solite: il lavoro le imprese lo danno, lo genera invece la spesa e lo remunera remunerando pure il capitale! Indipercuiposcia, il problema non sta tanto nel dover produrre, ad esser pignoli non sta nemmeno in quelle imprese di servizi, chiuse, che non hanno potuto vendere; sta invece in chi, immiserito in casa, non ha potuto acquistare! * Lo squilibrio fra la quota del valore aggiunto, generata dal capitale e quella generata dal lavoro, sta ai massimi storici. Questo divario, rispetto al resto dei paesi sviluppati, emerge già nel 2000 per poi ampliarsi a partire dal 2006 a favore del capitale e appare sempre più insostenibile in un momento nel quale la questione dei c.d. working poors è al centro del dibattito elettorale. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA
Vice Presidente Cotal Soc.Coop e Responsabile Ufficio Commerciale helloCASA
4 anniEra normale che dopo un lungo periodo di forzata chiusura l'irrefrenabile voglia di aria, di libertà e movimento esplodesse gradualmente anche favorita dal bel clima, l'anormale è la stupidità di chi si ritiene sopra le parti a quel minimo di regole da rispettare nel rispetto del prossimo. Del resto sempre tante belle proposte, dibattiti, conflitti verbali e di parti, per carità in democrazia la libertà di pensiero e di confronto è fondamentale ma mi chiedo perché prima di riempirsi la bocca di proclami e di presenzialismi social e televisivi non sarebbe meglio un bel tacere e lavorare fare concretamente quel che è necessario con i fatti e lasciar parlare il concreto non il probabile. Che il problema sia grande e importante, complesso da gestire lo sappiamo tutti come pure che qualcuno sarà scontento a prescindere, ma chi deve fare faccia, è noto da sempre che la burocrazia è la zavorra di questo paese, allora in fasi straordinarie si agisca con fatti straordinari, con interventi legislativi che vadano al sodo oppure l'idea che chi ci dirige non sia all'altezza del suo ruolo e che stiamo ancora una volta perdendo l'occasione per ridare lustro al nostro Paese rimarrà l'unica cosa concreta che rimarrà nell' opinione dei più.