Boom delle criptovalute in Italia tra opportunità e rischi: il report Fabi
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Le criptovalute continuano a catturare l'interesse degli investitori italiani, con un mercato che ha raggiunto i 2,22 miliardi di euro a giugno 2024, segnando un incremento del 64% rispetto all'anno precedente. Secondo il sindacato dei bancari Fabi, circa 1,35 milioni di italiani possiedono criptoasset, con un investimento medio di 1.600 euro a testa. Tuttavia, accanto alle opportunità, si moltiplicano anche i rischi. Il recente boom del Bitcoin, tornato sotto i riflettori dopo la rielezione di Donald Trump, e le discussioni governative sull’aumento dell’aliquota sulle plusvalenze hanno alimentato l’interesse per il settore. A livello globale, il valore complessivo delle criptovalute ha raggiunto i 3.000 miliardi di dollari a novembre 2024, in crescita del 79,2% rispetto a gennaio. Bitcoin domina il mercato con il 60% delle transazioni, seguito da Ethereum con il 13% (LEGGI ANCHE: Perché investire in criptovalute è come andare al casinò).
Andamento volatile e profilo degli investitori
Nonostante la crescita, il mercato italiano ha mostrato un’elevata volatilità. Dopo aver toccato i 2,9 miliardi di euro nel primo trimestre del 2024 (+92% rispetto a dicembre 2023), il valore è sceso a 2,2 miliardi entro giugno (-22% in tre mesi). I millennial costituiscono il 37% degli investitori, detenendo circa il 39% del controvalore totale. La fascia 40-60 anni rappresenta invece il 28% dei possessori, con quasi la metà del valore complessivo investito (49%). Fabi sottolinea però che i dati non sono del tutto esaustivi, poiché molte transazioni avvengono tramite piattaforme non registrate in Italia, sfuggendo al monitoraggio ufficiale (LEGGI ANCHE: UniCredit e Banco Bpm: da Fondi a Bnp e Credit, gli stranieri in banca).
Un mercato non ancora regolamentato
Nonostante l’interesse crescente, il mercato delle criptovalute rappresenta ancora una nicchia rispetto ai mercati finanziari tradizionali, che a novembre 2024 vantavano una capitalizzazione di 112.000 miliardi di dollari. Quanto al valore complessivo, la Fabi sottolinea che, rispetto ai mercati finanziari "tradizionali" e regolamentati, si tratta di volumi marginali: la capitalizzazione dei titoli quotati nelle piazze finanziare, a livello globale, si è attestata, a novembre, a 112mila miliardi di dollari. Il sindacato mette in guardia sui rischi: "Le criptovalute non sono assimilabili a valute come euro o dollaro – avverte Lando Maria Sileoni, segretario generale di Fabi – poiché non sono collegate a istituzioni centrali e possono essere create ovunque e da chiunque". Questa decentralizzazione, combinata con l’assenza di regolamentazioni, rende i criptoasset strumenti speculativi e privi di tutele legali. "In caso di perdite o truffe, non esistono strumenti di tutela", sottolinea ancora Sileoni. In questo senso, Fabi ha pubblicato una "Guida alle criptovalute" nell’ambito del Mese dell’Educazione Finanziaria, evidenziando anche i rischi operativi legati alla sicurezza informatica, con numerosi cyber attacchi registrati nel settore (LEGGI ANCHE: Irpef, aliquote 2025: chi rischia di pagare più tasse. La simulazione).
Le prospettive globali e locali
A livello internazionale, gli Stati Uniti guidano il mercato con il 16,58%, seguiti da India (9,44%) e Brasile (8,10%). Anche in Bolivia è recentemente cresciuto l'interesse: dopo la revoca del divieto di utilizzo dei canali bancari per operazioni cripto, oltre 252.000 boliviani hanno iniziato a usare asset digitali. Il volume delle transazioni ha superato i 75 milioni di dollari negli ultimi quattro mesi, con un incremento del 112%. Sebbene il settore resti marginale rispetto ai mercati finanziari regolamentati, l’espansione delle criptovalute pone nuove sfide per investitori e istituzioni, evidenziando la necessità di una regolamentazione più chiara per garantire maggiore sicurezza e trasparenza (LEGGI ANCHE: Isee 2025 più basso se si possiedono Btp e titoli di Stato, cosa cambia).
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