Buon Data Privacy Day? Un par de c...lic!
Mentre ce la cantiamo e suoniamo nelle bolle social, parliamo tanto di cultura della privacy e della data protection, per paio di clic c'è il mercimonio dei dati personali, in più modi. Noi avevamo di recente parlato del virtuoso esempio dei cookiewall ed eccallà, neanche ti inizia l'ennesimo anno della privacy e ti arriva servita una mer(d)avigliosa e fumante attualità dello "stato di salute" della privacy nel nostro Paese. Proprio nel giorno in cui tutti stanno stringendosi mani ed esplorando la possibilità di interfacciare altre appendici per reciproci vantaggi fra parrucconi e aspiranti devoti nel corso della grande celebrazione internazionale del Data Privacy Day.
Beninteso: è la Giornata europea della protezione dei dati personali, messa lì per ricordarci almeno una volta l'anno che la privacy e la protezione dei dati sono importanti. Mica roba da poco.
Anzi: è fatta per sensibilizzare. Istituita dal 2006. In Italia e nell'editoria ha funzionato così bene che proprio nello stesso giorno c'è stata la diffusione di un video a corredo della notizia dell'abbandono di un bambino in ospedale su testate online e telegiornali nazionali. Cosa che un pochino fa a cazzotti con l'idea che possiamo avere noi del rispetto delle regole deontologiche dell'attività giornalistica, e che per fortuna ha notato anche il Garante il quale è intervenuto con un richiamo riservandosi di ulteriori approfondimenti per quanto di propria competenza. Mentre il CNOG si è espresso segnalando sconcerto:
Il Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine nazionale dei giornalisti esprime sconcerto per il servizio del TG1 RAI in cui sono state mandate in onda le immagini delle telecamere di sorveglianza che mostravano il momento in cui una donna, entrata in ospedale con una carrozzina, abbandonava il suo bimbo. Nelle immagini trasmesse dalla Rai si vede chiaramente il volto della donna. Le stesse immagini sono state poi pubblicate anche da altre testate. Così si contravviene a quelle che sono le basi della deontologia professionale e della privacy. La Cpo dell’Ordine nazionale dei giornalisti segnala la vicenda all’esecutivo, affinché chieda ai consigli di disciplina territoriali competenti l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti delle testate che hanno diffuso il video.
La domanda è semplice: era proprio necessario allegare quel video a quella notizia? Aggiungeva qualcosa?
In fondo non era necessario neanche diffondere il video della tragedia del Mottarone (ve lo ricordate, vero?), o un video che di sovente accompagna la notizia di uno stupro.
Blurred o non blurred, ecco il (falso) dilemma!
Nel momento in cui gli editori di testate online e di telegiornali hanno ben pensato che accompagnare la notizia dell'abbandono di un neonato presso un pronto soccorso con il video delle telecamere di sicurezza fosse un'ottima idea, qualche sospetto che riecheggi il detto There's No Business Like Show Business lo possiamo nutrire.
Eppure, il giornalismo non è show business. Per quanto oramai sia sotto gli occhi di tutti la crisi, la grande e grossa crisi citando il profeta di QUELO: quella che dipende da clic e monetizzazioni, per cui un bait è premiato dal mercato e dagli algoritmi di analytics e posizionamento ben più di un approfondimento.
Ma se parliamo di attività di indagine, informazione e critica, sarebbe bene ricordarsi che è sì tutelato dalla Costituzione ma è anche assoggettato a precisi limiti in forza dei contrappesi e della proporzionalità.
Ad esempio, l'art. 2 TU dei doveri del giornalista non sta messo lì per caso.
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Il giornalista: (...) b) rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia;
Ma tu guarda un po'. C'è la privacy. E caso vuole l'art. 4 richiama le "Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica", che sono l'Allegato 1 del Testo Unico.
E qui c'è il concetto di essenzialità dell'informazione (art. 6), che è collegato ad altri articoli che regolano la tutela della privacy nell'attività giornalistica, dedicati al Diritto all´informazione e dati personali (art. 5), alla Tutela della dignità delle persone (art. 8), alla Tutela della dignità delle persone malate (art. 10) e alla Tutela della sfera sessuale della persona (art. 11).
Concetto che lascia ben pochi margini ad interpretazioni soggettive.
La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l´informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell´originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui e’ avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti.
E qui blurred o non blurred è un falso dilemma. Certo: aver censurato l'interessata l'avrebbe resa meno riconoscibile, ma ciò che rileva è proprio quel filtro dell'indispensabilità a priori. E dunque porsi la domanda: che cosa aggiunge questo contenuto (informazione, lato sensu) alla notizia?
Vien proprio da dirlo: ma 'sta privacy più che celebrarla la stiamo facendo sul serio? O è tutta una storia giusto per vendere libri, corsi, cattedre e professionalità?
Perchè se ancora ci perdiamo - come ci siamo persi da oltre 20 anni a questa parte - nelle narrazioni autoreferenziali non possiamo pensare che una cultura si faccia da sé. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: se non ci fosse una domanda da parte della società, l'offerta di pornografia del dolore e gogna non sarebbe così frequente e diffusa. Roba che fa rimpiangere i bei vecchi tempi in cui Warren e Brandeis parlavano solo di prurient curiosity e forse mai avrebbero potuto immaginare questa deriva.
Dimenticavo: in ritardo, ma buon Data Privacy Day anche a voi e famiglia. Soprattutto a tutti quei poser e parrucconi che ci hanno tenuto tantissimo a far suonare fortissima ogni orchestra ed orchestrina mentre quel barcone chiamato "cultura della privacy" fa acqua da tutte le parti. Magari ci diranno che va tutto bene, forse venderanno qualche facile ma prezzolata lacrima d'indignazione.
Credo che tutto debba iniziare da una reazione nostra, intima, personale. Quella di non richiedere, ricercare né favorire determinati contenuti ed anzi osteggiarli. Magari non come novelli Amleto, o Don Chischiotte, ma con un po' più di strategia e sensatezza d'azione.
Certo, questo vale se non accettiamo come giusta l'attuale cultura della privacy. Se invece ci sta bene, prima o poi anche la norma si saprà ben adattare alla società.
Dici bene quando sottolinei che lo show esiste perchè c'è un pubblico assetato di gossip che lo richiede, indifferente delle conseguenze sulle vite altrui. Quello che è più sconcertante è che ti aspetteresti, non senza un po' di pregiudizio, questi comportamenti da persone che non hanno ricevuto un'adeguata formazione. Qui invece nasce lo stupore: stiamo parlando di persone che hanno studiato, si sono laureati, sono stati formati, e niente...come diceva mio padre "poveri i miei soldi mal spesi". Buon Privacy Day anche a te e famiglia.
Consulente Protezione dei Dati | RSPP | Docente Sicurezza e Privacy
11 mesiPrivacy Day...Privacy Day... l'importanza dei dati, il nuovo petrolio, proteggiamo i nostri dati... poi non solo come consulente ma anche come mero essere umano mi confronto (o meglio mi scontro di faccia) con tutta una serie di comportamenti "alla faccia della privacy"! Parliamo di proteggere i nostri dati quando le persone si taggano negli ospedali mentre sono in fila al Cup, filmano e danno in pasto ai social la vita dei figli... Poi arrivo io fresca come un quarto di pollo a parlare dell'importanza di tutelare non solo i dati come informazioni sulle persone fisiche ma anche in ambito aziendale qualsiasi notizia che debba essere preservata...
40+ years in Information and IT Security & ISO compliance
11 mesiStefano, LIFE is a show! The one who shoots more and more bullshit per day in all her/his life.... WINS 🥇 🥇 🥇
Traduzioni in spagnolo: §Diritto §Finanza §Export || Traduzioni giurate || Italiano - Spagnolo - Inglese || Interprete madrelingua spagnolo
11 mesiCi vorrebbe il privacy day ogni giorno. Magari scritto nelle bustine dello zucchero del caffè al bar, a portata di tutti...
Servizi di compliance GDPR per aziende: Privacy Advisor | RPD DPO | volontariato per senza tetto
11 mesi90 minuti di applausi 👏🏻