CABOTAGGIO STRADALE: COME FARLO DIVENTARE UNA RISORSA PER LE NOSTRE AZIENDE
La presenza di un mercato unico europeo con la conseguente caduta dei valichi di frontiera controllati dalle Dogane ha senza dubbio consentito una maggiore e più fluida mobilità di merci e di persone all'interno dell’Unione Europea a costo della perdita di informazioni relative al transito dei mezzi commerciali in ingresso ed in uscita dal nostro Paese.
L’Albo Autotrasporto insieme all'Associazione Mondiale della Strada (AIPCR) ha ritenuto urgente svolgere un’attività di ricerca ed analisi del fenomeno del cabotaggio terrestre[1] sul territorio nazionale.
Il tema del cabotaggio illegale è strettamente legato al fenomeno di esternalizzazione dei servizi, incentivato dall'elevato costo del lavoro nei Paesi “maturi” dell’Unione Europea (Italia in primis) rispetto alle imprese di autotrasporto dell’Europa orientale[2] che presentano costi operativi più bassi, oltre a fondarsi essenzialmente su contratto di “subvezione” – diffuso nella prassi ma mancante di una definizione giuridica specifica – che consiste nell'affidamento del trasporto stradale, da parte di imprese maggiori, a soggetti esterni chiamati appunto sub-vettori che sono primariamente artigiani o imprese mono-veicolari. Si stabiliscono così uno o più livelli di subvezione che favoriscono la nascita di un sistema di fornitura di servizi di autotrasporto di merci considerevolmente frammentata.
L’analisi dei dati ha rilevato segnali evidenti che testimoniano la presenza di pratiche come l’estero-vestizione – ossia la creazione di entità societarie fittizie al fine di beneficiare di minori oneri fiscali e contributivi – o l’uso sistematico e contrario alla legge delle pratiche di distacco dei lavoratori all'interno dell’Unione Europea. La dipendenza del nostro Paese nei confronti delle aziende estere per la fornitura di servizi di trasporto e logistica è ulteriormente evidenziata dalle quote di mercato del trasporto merci su strada distinte per import/export e nazionalità del vettore. Nel periodo 2005- 2012 si è assistito ad un sostanziale declino della quota degli operatori italiani per entrambe le direzioni dei flussi e la significativa crescita dei vettori appartenenti all'area dell’Europa centro-orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania), mentre decrescono, insieme a quella italiana, le quote di Germania, Austria, Francia e Spagna.
I risultati dello studio, commissionato dall'Albo Autotrasporto, verranno presentati sabato 25 febbraio 2017 a Verona in occasione della manifestazione Transpotec.
[1] Inteso come fornitura di servizi di trasporto in Italia da parte di un vettore residente in un altro Stato Membro.
[2] Aecom Limited report - Collection and Analysis of Data on the Structure of the Road Haulage Sector in the European Union, 3 febbraio 2014, pag. 97.