In cammino con il padre

In cammino con il padre

Antonella Grimaldi, "Le farfalle blu del Rio delle Amazzoni", Caivano, LFA Publisher, 2022, p. 1.

"A un tratto Costanza sentì che le sue forze si stavano esaurendo. Erano già diverse ore che arrancava lungo il crinale melmoso della collina, guardando ora verso l'alto, per essere sicura di mantenere la direzione giusta, ora verso il basso, per non perdere di vista la valle, dove, forse, c'era ancora casa sua. Sembrava un'enorme sciocchezza, quella cosa lì, quello sprofondare continuo nel fango, quello sforzo sfibrante per mantenersi in equilibrio e non cadere nell'acqua putrida che aveva riempito di sé la gola già soffocata dai rapidi declivi.

Costanza sapeva di non potersi fermare, che anche volendo non poteva. Non aveva via d'uscita, doveva per forza ricongiungersi con la parte di sé che, strappandosi, l'aveva lasciata sola. Di uomini, intorno, ne aveva fin troppi, ma non ce n'era uno che la trattenesse dall'annaspare aggrappandosi alle stoppie, muovendosi con cautela, cercando di indovinare le innumerevoli difficoltà che il padre, con le articolazioni oramai arrugginite, gli scompensi posturali e i problemi di stabilità, avrebbe certamente incontrato.

A un certo punto, proprio a sinistra, vicino alla sommità del poggio, Costanza scorse una quercia che era stata lasciata libera di crescere. Era divenuta grande e, forse, avrebbe ancora a lungo continuato a sfiorare il cielo con le sue fronde.

Si svegliò sfinita. Tutta quell'acqua sporca l'aveva spaventata. Cercò di darsi coraggio, di non far caso al dolore che le scoppiava in testa. Vide intorno il vuoto. Non c'era più nulla. Anzi no, c'erano le parole che le aveva detto Gustavo la sera prima, un pensiero che, solo a ricordarlo, si scaraventava contro il cerchio attorno alla sua testa per sbriciolarlo, farlo sparire. Per un istante, quel pensiero sembrò colmare tutto quel vuoto, tanto era leggero e ragionevole. “Improbabile non vuol dire impossibile, tesoro” aveva sentenziato l'amico, il collega, l'amante mancato della sua vita. L'aveva fatto con quel suo modo sicuro e pacato che non ti lascia scampo, e con la sua solita aria di commiserazione che lo faceva apparire odioso e insolente. Nulla di nuovo, certo. Il verso di Shakespeare, “siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, l'aveva già sentito e più di una volta. Per la verità, le era anche capitato di leggere le parole di Goethe, “solo se sei pronto a considerare possibile l'impossibile eccetera, eccetera,” E quindi, niente di nuovo sotto il sole. Allora, perché Gustavo l'aveva colpita così profondamente? Il fatto era che quelle parole le aveva dette a lei, e proprio in quel momento.

Raggiunse la stanza più grande del suo appartamento, quella che faceva da salotto, da biblioteca e da studio e si lasciò cadere sulla penisola del divano color pesca, la stessa sulla quale, appena una settimana prima, aveva fatto l'amore con Mark. Chiuse gli occhi, si appoggiò la mano destra sulla fronte febbricitante e a bassa voce disse a sé stessa: “ce la posso fare, devo solo lasciarmi andare”. Si riaddormentò. Un'ora più tardi, il sole si era insinuato tra le foglie del tiglio che disegnavano i loro diorami tremolanti sulla spalliera del divano. Ripensò a Mark. Se non fosse accaduto quel che era accaduto, avrebbero sicuramente trascorso insieme la prossima notte, stavolta nel suo appartamento in Carnaby Street a Londra, a quasi duemila chilometri di distanza. Si rammentò anche di Emanuele e delle volte che erano stati insieme, realizzò che, mai e poi mai, né Mark né Emanuele si sarebbero presi la briga di parlarle come aveva fatto Gustavo. Non per indifferenza verso di lei, neanche per vigliaccheria, ma solo perché non avrebbero mai concepito un'idea del genere. Tutto qui. Gustavo costituiva un caso a sé, una specie di monade assoluta. Tanto per cominciare, tra tutti gli architetti che conosceva, era l'unico in grado di superarla in bravura e, poi, era pure stato l'unico a fermarsi un attimo prima.

Eppure, lei lo aveva scelto. Non sapeva bene per cosa, ma lo aveva scelto. E lui aveva scelto lei. Costanza ricordava ancora quella volta che, con la fronte imperlata delle gocce di una pioggia improvvisa, le aveva detto: “Oh! Noi due non ci lasceremo mai, come gli sposi di cent'anni fa”. E così era stato."



2

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Angelo Di Carluccio

RFI Spa - Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane - Specialista Opere d'Arte

2 anni

🦋🥂

Marilena Borioni

libero professionista

2 anni

stupendo post complimenti...

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