CARLO CRIVELLI E LE RELAZIONI MERAVIGLIOSE
Madonna Lochis

CARLO CRIVELLI E LE RELAZIONI MERAVIGLIOSE

Il mondo dorato bizantino e l’eleganza della linearità gotico cortese si coniugano con la dolcezza di uno sguardo che ci osserva con un’espressione malinconica, oltre la “cornice” del dipinto. I volti accostati sono quelli di una madre e di un figlio. La tenera e paffutella mano del bimbo avvolge il collo di Maria che indossa una veste damascata dove brilla la stella a otto punte di Betlemme, metafora dell’equilibrio di spirito e materia. Un velo bianco incornicia il suo volto, mentre una corta tunica gialla tenuta chiusa da una fascia ricopre il piccolo Gesù, la cui  testa bionda, mossa da riccioli, è circondata da un’aureola crociata. Questo soave ritratto dipinto su tela da Carlo Crivelli, pittore del Quattrocento di origini veneziane, nato in una famiglia di artisti, fra cui si annoverano il padre Jacopo e il fratello Vittorio, è l’icona della rassegna espositiva che si è inaugurata in questi giorni a Macerata, a Palazzo Buonaccorsi. La Madonna con il bambino che per questa occasione è stata oggetto di un restauro che ha messo in evidenza importanti novità è un esempio puntuale dell’arte di questo artista veneto che, se si esclude una breve parentesi a Zara, allora territorio della Repubblica di Venezia, ha vissuto buona parte della sua esistenza nella regione delle Marche. Qui troviamo molte delle sue creazioni che ne rivelano lo stile che, da un lato fa proprie le scoperte e le invenzioni del Rinascimento, dall’altro si lega alla tradizione tardogotica. Scrive a questo proposito Paola Ballesi, nel catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale: un artista del “desiderio”, molto vicino alla sensibilità contemporanea, esponente di punta di un “altro” Rinascimento, secondo Lionello Venturi e Pietro Zampetti, e per questa sua particolare fisionomia per lungo tempo dimenticato dalla critica. Lo stesso Giorgio Vasari non l’aveva tenuto in considerazione nella sua opera storiografica. L’Ottocento e, in particolare il movimento dei Preraffaelliti in Inghilterra, lo riscoprono anche grazie al loro gusto per i “primitivi”. La cadenza dei gesti, nella Madonna con il bambino, misura un ritmo in apparenza silenzioso, in armonia con i suoni che sembrano provenire dal movimento delle sfere celesti. La musica paradisiaca si abbina con la magnificenza delle vesti e dell’ornato che si rivestono dell’oro quasi riversato da un  “naturale” forziere di gioie. Lo stile pittorico di Carlo Crivelli che mostra un segno sicuro nel tratteggiare volti e vesti, si era maturato nell’ambiente padovano dove aveva operato Donatello, era stata attiva la fiorente bottega di Francesco Squarcione e le invenzioni di Andrea Mantegna e dei suoi collaboratori avevano affrescato con storie la Cappella Ovetari, nella chiesa degli Eremitani. Il suo fare pittorico si arricchisce successivamente dei suggerimenti che coglie dalla vicinanza con i maestri camerinesi che lo stimolarono a sperimentare un nuovo approccio allo spazio e nuove forme del dipinto di altare. Alla corte di Camerino dove Crivelli opera, alla metà del Quattrocento, scrive Francesca Coltrinari, una delle curatrici della mostra: fiorisce una scuola pittorica di primo piano, i cui esponenti, fra cui spiccano Giovanni Angelo di Antonio da Bolognola, Giovanni Boccati e Girolamo di Giovanni, aggiornatisi a Firenze, Perugia e Padova, creano capolavori di luce e prospettiva. La studio della Madonna Buonaccorsi, in occasione del restauro, ha permesso di comprendere che l’artista alla data di esecuzione di quest’opera, usava la tela direttamente come supporto della sua pittura. Questo suggerisce anche altre riflessioni, come spiega nel catalogo, la restauratrice Daphne De Luca. L’ipotesi avanzata pone di fronte all’uso della tela non solo nella realizzazione di vessilli, palii, insegne per feste e cerimonie ma anche come supporto di importanti dipinti per altari. Consuetudine che, tra il XIV e il XV secolo, trova anche nel Veneto e in particolare a Padova un centro di elaborazione e diffusione della pittura a tempera su tela, nota anche come “pala” o “tabula” in “lini pannum”, veri e propri dipinti. Padova occupa una posizione di rilievo nello sviluppo della pittura su tela e in particolare la bottega dello Squarcione, dove si forma Andrea Mantegna e collabora anche Carlo Crivelli. Per la Madonna Buonaccorsi sembra pertanto che debba escludersi il trasporto da tavola fino a oggi sostenuto e che ci troviamo di fronte all’unico esempio noto dell’attività su tela di Carlo Crivelli. La mostra all’interno di Palazzo Buonaccorsi, riunisce sette opere, provenienti da musei italiani e stranieri, scelte con la finalità  di riportare nel territorio d’origine alcuni dei dipinti di Crivelli  e per metterli in relazione fra di loro e  con i maestri coevi, grazie anche ai recenti studi di approfondimento. Osservandoli possiamo capire come il pittore sappia, con maestria esprimere sia la malinconia soffusa nella Madonna appena citata e nella Madonna Lochis dell’Accademia Carrara di Bergamo, sia toni di mestizia profonda, come nella Pietà dell’Harvard Art Museums, Fogg Museum fino al dolore che segna i volti e li esaspera come nella Pietà dei Musei Vaticani. Il gusto della sperimentazione e della ricerca ha caratterizzato lungo tutta la sua vita l’opera dell’artista veneziano, ma marchigiano d’adozione che, giunto in questa terra nel 1468, vi realizzò la maggior parte delle sue opere. L’esposizione che nasce da un progetto della Regione Marche e del Comune di Macerata, in collaborazione con l’Università degli Studi di Macerata, ha la curatela di  Francesca Coltrinari e di Giuliana Pascucci. Le relazioni meravigliose, come suggerisce il titolo, intende poi definire un itinerario che parte  da Macerata per proseguire verso Corridonia, San Ginesio, Sarnano, Monte San Martino, San Severino Marche, Serrapetrona, Belforte del Chienti per giungere a  Camerino. Accanto alle sue  pale d’altare e a opere di formato ridotto per la devozione privata, potremmo conoscere opere  di artisti a lui vicini per sensibilità e modus operandi, come il fratello Vittore, l’allievo Pietro Alemanno, i Vivarini, Giovanni Boccati, Lorenzo d’Alessandro da Sanseverino, accanto ad Antonio Solario, erede della bottega dell’ultimo dei Crivelli. La mostra sarà visibile fino al 12 febbraio 2023.

                                                                                   Patrizia Lazzarin

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