Carta dei diritti di Internet
“L’accesso a Internet è diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo come persona e come soggetto della comunità nella quale vive e opera“. Questa la dichiarazione della Presidente della Camera Laura Boldrinirispetto all’importante passo in avanti fatto dall’Italia per la società dell’informazione. E finalmente il Parlamento italiano sembra essersi accorto che Internet esiste.
É stata approvata la “Carta dei diritti di Internet“, tramite cui si istituzionalizza lo sconosciuto mondo del web. Fino ad oggi si è registrato un imbarazzante vuoto normativo che spesso ha calato gli utenti in situazioni difficoltose e li costringeva a rivolgersi alla Corte Europea. Ma la politica ha compreso gli sviluppi e l’importanza del digitale e finalmente inizia a muoversi. La rete esiste da circa 20 anni e l’ONU l’ha definita come “una componente essenziale di una società dell’informazione“: la definizione di un quadro di regole era quantomai urgente.
Le riflessioni che hanno portato alla stesura della carta e i punti che questa va a toccare sono essenzialmente 14, ma possiamo riassumere i fondamentali in:
- diritto d’accesso alla tutela dei dati personali;
- diritto all’identità;
- trattamento automatizzato dei dati;
- diritto all’oblio;
- sicurezza in rete;
- intangibilità degli strumenti personali per l’accesso alla rete;
- governo della rete.
L’obiettivo che ha dunque la Carta dei diritti di Internet è quello di porre al centro della società dell’informazione le persone, dando loro degli strumenti per difendersi dall’abuso che può essere messo in campo da chi fa e gestisce la rete e dalle profilazioni che oggi si usa fare tramite dati acquisiti in maniera inconsapevole per gli utenti. É proprio di qualche giorno fa la notizia del primo caso di rapimento digitale, termine con il quale si vuole indicare il sequestro di immagini altrui per creare un’immagine fantasiosa e falsa di sé. Altra caratteristica della rete verso cui, possiamo evincere, si pone l’attenzione è laneutralità che troppo spesso non viene rispettata. Ci sono infatti i cosiddetti smistatori di Internet service provider che ne detengono il controllo preventivo.
Nodo centrale è rappresentato dalla tutela dei dati personali, quotidianamente messi a rischio dai continui aggiornamenti degli algoritmi che sono in grado di tracciare i movimenti degli utenti: a partire da quanto fanno sport a cosa amano acquistare per i loro animali domestici, gli utenti sono sempre sotto la lente d’ingrandimento. Lo scopo del legislatore è quello di rigirare il coltello e ridare il manico all’utente, il quale avrà potere di deciderecosa la rete deve sapere di lui e cosa no. Porre dunque fine all’inquietante realizzazione di quello che aveva scritto George Orwell nel suo Grande Fratello. Finora tutti gli abbiamo dato ragione, ma il parlamento italiano sembra volerci dimostrare che invece avevamo tutti torto marcio. D’altro canto la rete ha anche bisogno del diritto all’anonimato, soprattutto nei casi in cui ci siano governi che utilizzano i social per rintracciare gli oppositori o i “disobbedienti”. Anche questo è un caso di attualità che si è presentato non molto tempo fa con Facebook che ha bloccato l’account di un utente perché non utilizzava un nome proprio. Su questa scia può inserirsi anche il diritto all’oblio, con il quale si intende una particolare forma di garanzia che prevede la non diffondibilità, senza particolari motivi, di precedenti giudiziari di una persona.
Per ciò che concerne il governo della rete, ad oggi l’unica difesa possibile è quella di una forma di regolamentazione. Le autorità sono infatti impotenti di fronte alla rete che non presenta confini geografici e fisici, rispetto a chi invece conosce fin troppo bene il funzionamento di internet e riesce così a raggirare qualsiasi forma di controllo esistente.
“Oggi è una giornata di grande soddisfazione. Abbiamo costituito questa commissione composta di di deputati e di esperti, tutti a titolo gratuito, per mettere insieme persone con sensibilità e opinioni diverse per arrivare a una sintesi che potesse avere l’adesione di tutti. Questo è un lavoro che, al momento, abbiamo ritenuto il più omnicomprensivo e innovativo possibile.” Aggiunge ancora la Boldrini.
Sarà uno strumento per contribuite a costruire una cittadinanza nell’era di internet e rappresenta una novità vera: rappresenta infatti che anche in sede parlamentare sia possibile fare un buon lavoro. Stefano Rodotà
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9 anniMi sarebbe però piaciuto che si coinvolgessero di più gli utenti, magari attraverso le associazioni dei consumatori; un po' di e-democracy per un documento simile non sarebbe stata una cattiva idea!