"Cartagine in fiamme" (1959) di Carmine Gallone
FAVOLE DELLE GENTI DELLA STORIA CONTEMPORANEA – DAL SOGGETTO E DALLA SCENEGGIATURA DI UN FILM ALLA LETTERATURA FILOSOFICA, RAPPRESENTATA DALLA PRESENTE RECENSIONE
“Cartagine in fiamme” (1959) di Carmine Gallone, con Pierre Brasseur, Josè Suarez, Daniel Gelin, Cesare Fantoni, Ivo Garrani, Erno Crisa, Anne Heywood, Ilaria Occhini, Mario Girotti (Terence Hill), Edith Peters, Aldo Silvani, Gianrico Tedeschi, Guido Celano, Nerio Bernardi e Amedeo Trilli.
Nel 146 a. C. le legioni romane di Scipione l’Emiliano sono di fronte alla città di Cartagine, allo scopo di conquistarla e distruggerla. Il comandante Hiram, tornato dall’esilio, intende resistere con le armi ai romani, per difendere l’indipendenza della repubblica cartaginese; ma, al tempo stesso, il suo cuore è conteso tra due donne, la romana Fulvia, che perde la vita nel consentirgli di mettersi in salvo, e la sua compatriota Ophir. Nonostante l’eroismo dei combattenti cartaginesi, i romani entrano nella città e le danno fuoco, mentre Hiram e Ophir fuggono a bordo della nave del fidato amico e pirata Sidone, guardando angosciati la propria amata patria in preda alla distruzione.
Basato su un romanzo di Emilio Salgari e sceneggiato da Carmine Gallone, che ne è anche il regista, Ennio De Concini e Duccio Tessari, “Cartagine in fiamme” è un kolossal fantasy-avventuroso italo-francese ad ambientazione storica, contraddistinto da robusta spettacolarità e realizzato con dovizia di mezzi. Gallone (1885-1973) – che nel 1938 aveva firmato “Scipione l’Africano” – governa il film con mano solida, collegando l’azione avventurosa a ritmo incalzante, il clima drammatico, l’ironia e la meticolosa rievocazione storica.
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I lungometraggi cinematografici – insieme agli sceneggiati televisivi - sono stati e sono per il sottoscritto degli strumenti per effettuare una ricerca filosofica e storica idealistico-esoterica dei contenuti della dimensione psicologico-spirituale conscia e subconscia dell’immaginario individuale e collettivo che permea il pensiero, la comunicazione verbale parlata e scritta (nella lingua italiana e in altri idiomi del globo), e i comportamenti interpersonali e pubblici sia degli attori principali e secondari e delle comparse, degli sceneggiatori e dei registi nel contesto delle pellicole medesime. Tali contenuti corrispondono ad una serie di ideali antropologico-ontologici, etico-morali, sociologico-politici e scientifico-conoscitivi, che nel caso di “Cartagine in fiamme” di Gallone estrinsecano l’arretramento della Ragione o dello Spirito dei soggetti umani e della loro civiltà: rammentiamo, a questo proposito, l’espansionismo aggressivo colonialistico e imperialistico di una nazione portata a sottomettere con la forza delle armi altri popoli e Stati (un tema di tragica attualità, purtroppo, in relazione alla guerra tra la Russia e l’Ucraina); l’assenza di norme giuridico-legislative democratiche tali da tutelare il diritto degli operai subalterni a non essere sottoposti a forme di brutale sfruttamento (ricordiamo il comandante della nave militare cartaginese, il quale minaccia i lavoratori subordinati ai remi di farli frustare a sangue), e quello dei prigionieri a non subire violenze fisiche e torture.
Le suddette idealità - che fanno parte del socialismo, del comunismo e della democrazia proletaria nazionali, in quanto ideali più complessivi - attraversano anche le strutture psicologiche consce e inconsce degli spettatori del passato e del presente, i quali le hanno considerate e le considerano – alla pari con i realizzatori del film in questione – come dei modelli da tenere presente e da respingere per far evolvere il pensiero-immaginario, il linguaggio verbale (in italiano e in altre lingue, attraverso le traduzioni, gli interpretariati e le mediazioni linguistiche e interculturali), e l’agire sui piani interpersonale e pubblico di ciascuno.
Tra gli attori, tutti professionalmente corretti, vi è un giovanissimo Mario Girotti, che in seguito diventerà celebre con il nome d’arte di Terence Hill. Sono belle, infine, le musiche di Mario Nascimbene.