Chi fa e Cosa
Pertanto passata la commemorazione di quelli che furono, ho voglia di dare un po' di numeri su quelli che sono; e a proposito di architetti:
L' Italia ha il più alto numero di architetti: 2,5 arch/abitante, e si colloca al 19' posto per reddito procapitearchitetto.
In Italia ci sono il 27% di architetti di tutta Europa come detto 2,5 arch/ab contro 1,6 arch/ab del 2000; e contro la media europea che è dello 0,96; suddiviso nello 0,45 in Francia, lo 0,57 in Inghilterra e l'1,33 in Germania
Secondo il consiglio d'Arch d'Europa, gli architetti in Germania sono circa 100 mila, mentre tra Francia e Regno Unito sono 30 mila in tutto.
Nel 2014 gli architaliani avevano a disposizione 105 mila euro a testa che si sono ridotti con il passare degli anni. Inoltre il mercato non era/è solo appannaggio dei soli architetti ma anche delle Soc.di ingegneria, Ing. Edili, Geometri, Agronomi, Periti edili, e improvvisati dell'ultima ora.
Il reddito medio imponibile nel 2013 era di 19.000 euro che poneva la categoria al 19' posto in Europa, anche al di sotto di realtà come Estonia e Slovenia oppure Turchia; lontano dalla media dei 29mila stimata a livello europeo, per non parlare dei 54,7 mila della Svizzera, 44 mila Olanda, i 43 della Germania (altre storie aliene)
Il tasso di disoccupazione è arrivato al 31%; 10 anni fa era del 9,7%, contestualmente l'occupazione è scesa al 60%; e del 84% rispetto al 2008.
Dopo aver dato i numeri nel senso buono del termine; dovremmo (insieme a chi mi legge) fare alcune considerazioni.
Innanzitutto: Chi fa e cosa!
Un un baillamme di professioni e false competenze anche lobbistiche finanziarie finalizzato ad un puro esclusivo interesse economico.
Prima considerazione, per chi ha deciso di rimanere in Italia, è quello di essere partecipe al processo di rigenerazione "ETICA" della politica e della società.
La seconda considerazione è quella che l’architetto dovrà assumere funzioni di leadership intellettuale, culturale e professionale, integrando le conoscenze acquisite per garantire il rinnovo sostenibile della città. La terza, è quella di affrontare con determinata sistematicità, il rapporto tra consumo illimitato di suolo e equità di accesso alle risorse, insieme all'innovazione tecnologica. Cioè essere il trade union tra il governo della cosa pubblica e la progettazione partecipata.
L'ultima considerazione riguarda il compenso. Il cui compenso riguarda la dignità professionale, commisurata alla preparazione scientifica, alla dignità della persona e il non asservimento a logiche speculative di grandi gruppi di affari.
Non in ultimo la passione con cui si fa una professione denigrata e strattonata anche dalla politica.
Riguarda il futuro delle nostre città che se pur belle e ridondanti di arte, devono sapere affrontare la sfida di un nuovo inurbamento previsto nei prossimi 10/15 anni. Chi sarà l'artefice, siamo pronti alla nuova sfida?