Chi legge male è più utile di chi legge bene

Chi legge male è più utile di chi legge bene

I refusi sono visitatori poco graditi in qualsiasi testo, eppure ci sono sempre, come imbucati ad una festa, presenze puntuali e ben nascoste tra i caratteri, le frasi e gli spazi. È quasi impossibile scrivere un post di mille battute senza sbagliare un colpo, o senza periodi che, per colpa di qualche virgola o di una ripetizione, non suonano bene e non permettono una lettura scorrevole (se conoscete qualcuno che ci riesce segnalatemelo, vi prego).

Consci di questo, prima di pubblicare un qualsiasi testo, cerchiamo di migliorarlo rileggendolo mille volte sia a mente che a voce alta. Lo stampiamo e ristampiamo, lo imbottiamo di correzioni e lo stampiamo altre dieci volte per correggerlo ancora e ancora. Farlo leggere ad un amico è sempre utile perché una figura esterna riesce ad affrontare la lettura con un ritmo diverso dal nostro, dimostrandoci che non sempre riusciamo ad imporre il ritmo desiderato. D’altronde, ammettiamolo, non siamo Umberto Eco.

Quando scrivo periodi di cui non sono particolarmente convinto stresso i miei colleghi chiedendogli di leggere a voce alta quello che ho battuto. La maggior parte di loro lo fa senza voglia, li capisco, ma la loro mancanza di attenzione mi aiuta capire se ho ben distribuito la punteggiatura, se ho scelto parole troppo complesse e se il testo è di facile (o difficile) comprensione.

Il lettore automatico del Mac

Da qualche settimana ho invece iniziato ad affidare i miei testi alla riproduzione vocale del computer, che legge in un modo davvero terribile. Tecnicamente legge una parola alla volta, distribuendo i tempi di pronuncia in base al riconoscimento automatico di articoli, preposizioni e punteggiatura. Quando scova il termine “il”, ad esempio, il computer capisce che si tratta di un articolo e che deve dunque affrettarsi a pronunciare la parola che segue, mentre quando incontra una virgola, o un punto, è bravo nel “prendere fiato”.

Oltre a essere divertente è soprattutto utile: legge talmente male che permette di capire immediatamente se il testo è scorrevole, se la punteggiatura è ben dosata e anche se ci sono refusi o ripetizioni. Quando incontra un termine scritto in modo errato, come “motnagna”, lo pronuncia letteralmente come è scritto, quindi è facilissimo riconoscere il refuso che potrebbe sfuggirmi anche alla terza lettura analogica.

Sono sempre restio nell’affidare i miei testi alle macchine, il correttore automatico non lo utilizzo mai, ma questa cosa del lettore, di una voce che “vede” quello che mi sfugge e che mi aiuta a scovare incertezze e refusi, beh, devo ammettere che è davvero utile. Si tratta di un correttore di bozze digitale, o qualcosa del genere. Un po’ strano, si, ma utile, forse indispensabile.

 

PS: i refusi non si lasciano intimidire da una macchina, poco ma sicuro.

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Davide Bertozzi
copywriter & communication manager

Classe 1986, formazione pubblicitaria.
Copywriter in orbita dal 2010. Lavoro con le parole e le immagini, con le storie di brand e aziende. Caffè dipendente, sportivo, musicista, pignolo (a detta di qualcuno). Mi annoio facilmente negli ambienti in cui non ci sono innovazione, creatività e voglia di raccontare grandi storie.

www.davidebertozzi.it

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