Chi snobba i social è out
L'argomento social media mi appassiona moltissimo e non solo perché per me i social sono uno strumento di lavoro, ma soprattutto perché spesso mi capita di incontrare persone e anche professionisti, che si vantano, letteralmente, di non aver bisogno dei social.
Un tempo la mia visione era più democratica, adesso mi ci infervoro parecchio, perché vivere senza considerare i social è come decidere di non avere la tv (con la scusa che ci sono cose poco interessanti) e sei totalmente out, fuori dal mondo.
Scrivendo questo post su Linkedin, so che gran parte di voi conosce le potenzialità dei social, ma sono anche certa che vi sarà capitato di imbattervi in conoscenti che parlano dei social come una sorta di attività superflua, al limite del perditempo. Senza parlare dell'ultima polemica di Umberto Eco...
I social media per il mondo dei professionisti
A proposito di social media, il mio primo pensiero è rivolto ai professionisti. In primis alla categoria dei giornalisti di cui faccio parte. I giornalisti sono i primi a snobbare i social, o meglio l'utilizzano nella maniera sbagliata: cercano e riportano notizie apparse sui social, spesso non verificandole e poi sentenziano scrivendo frasi tipo: "sui social si trovano solo sciocchezze e bande di imbecilli".
Ma il mio più grosso cruccio sono le fan page dei principali quotidiani italiani, una lista infinita di link, con 0 interazioni, pochi like agli articoli e mai nessun giornalista che commenta il proprio articolo con l'account personale, ammesso che lo abbiano.
Poi ci sono i classici professionisti, dai commercialisti agli avvocati, che non sempre capiscono le potenzialità dei social, non sanno come distinguere la loro immagine professionale da quella privata e non è ben chiaro che i social sono uno strumento soprattutto per fidelizzare i clienti e non necessariamente trovarne di nuovi. La "social reputation" per molti è ancora materia sconosciuta.
L'immagine privata sui social
Al di là delle implicazioni professionali, utilizziamo i social anche per condividere la nostra vita privata. Io ad esempio un blog, amiche di smalto, e ho creato delle pagine social pubbliche nelle quali condivido i post che scrivo sul sito e ho una discreta community appassionata al mondo della moda con la quale dialogo.
Poi ho una pagina privata, in cui scrivo liberamente riflessioni su famiglia, figli, vacanze, che magari voglio rendere visibili solo ai miei amici più stretti e che non necessariamente interessano alle "amiche di smalto". Naturalmente entrambe le pagine dialogano, ma sugli argomenti che decido io e a chi renderli visibili.
Chi siamo sui social? Cosa esprimiamo? la sfera privata sui social mi incuriosisce e mi fa riflettere molto, perché non sempre la percezione che ho avuto di un amico nella realtà, è stata poi corrispondente all'immagine e ai pensieri che ha condiviso sui social. Di chi mi fido allora? A quale percezione dare più importanza?
Personalmente sempre più spesso mi fido dei social, perché quasi sempre si scrive con impulsività e nella vita reale, anche se dopo molto tempo, la verità emerge sempre.