cigno nero -- invecchiamento della popolazione e obsolescenza della conoscenza
L'Italia da molti anni sta attraversando una fase difficile. Le conseguenze di crisi finanziarie, economiche , sociali, pandemiche e belliche, insieme ai cambiamenti climatici e alle trasformazioni da essi derivate, hanno messo e stanno mettendo a dura prova il nostro Paese, hanno ampliato le disuguaglianze e posto interrogativi sul modello di società da costruire nel prossimo futuro. Al contempo, assistiamo al declino demografico della popolazione italiana, che dal 2014 è entrata in una fase di progressiva riduzione, non più compensata dai flussi migratori regolari. La riduzione della natalità, costante anno dopo anno è di quasi il 315 SE SI CONFRONTANO I DATI DEL 2008, ANNO DEL PIU' RECENTE PICCO DELLE NASCITE NEL NOSTRO PAESE.
A gennaio del 2022 la stima dell'indice di vecchiaia -ossia il rapporto tra la popolazione di almeno 65 anni e quella di 15 anni- era pari 187,9 per cento, con un aumento di oltre 56 punti percentuali in 20 anni, prevedono un aumento di oltre 100 punti che porterà questo indice a raggiungere il 293 per cento nel 2042, sono numerosi a dir poco impressionanti, è inutile nasconderlo. Quello dello sviluppo delle nuove conoscenze non sembra essere però, di persè, il problema più rilevante infatti, mentre la popolazione si riduce, la produzione e la diffusione delle nuove conoscenze aumenta a ritmi del tutto inediti nella storia dell'umanità.
Non posso che concludere che , davanti a noi, oggi, c'è proprio la natura, a cui le le nostre azioni non cooperative hanno fatto un grandissimo male. Potremmo affidarci alla speranza che sia essa stessa allora, a spingerci oggi alla concordia. Può anche darsi che accada, l'emergenza climatica fa e farà paura. Ma non ci affidiamo solo a questa speranza.