Vendül

Vendül

Il Collettivo Vendül è un gruppo di professionisti, persone, amici, che condividono un pensiero comune: agevolare l'esperienza entro gli ambienti naturali come dimensione privilegiata per favorire processi educativi, formativi e di apprendimento.

Veniamo da percorsi professionali e personali completamente diversi. Siamo contadini, alpinisti, velisti e volatori, sperimentatori dei metodi naturali di equitazione, sciatori e cultori delle Scienze della Terra. Tutti accomunati da un comune sentire, in una prospettiva di evoluzione, a partire dalle contaminazioni dovute alle rispettive esperienze professionali, maturate nei più disparati ambiti della formazione: in ambito organizzativo e aziendale, nella sicurezza, in ambito sociale, nello sport e nella scuola..

Benvenuto è quindi ogni incontro, racconto d’esperienza e approfondimento culturale che porti avanti quest’idea, non strutturata, che riconduca al centro la persona e la possibilità di entrare in intima relazione con il mondo naturale, nelle sue più svariate declinazioni, così da ritrovare un senso dei luoghi, un legame, conoscere la bellezza, promuovere l’immaginazione, assieme alla possibilità di risolvere problemi, trovare fiducia e sviluppare empatia.

Vendül: termine dialettale in uso in diverse valli delle Alpi Retiche che indica la valanga. Valanga che nel suo significato comune descrive un evento naturale distruttivo, a volte catastrofico.

Oggi la legge stabilisce che chi cagiona la caduta di una valanga è punito con la reclusione da cinque a dodici anni. Nel XVI secolo gli abitanti della Valmalenco (Lombardia) estraevano dalle rupi una pietra speciale (la pietra ollare) per ricavarne pentole e contenitori. Dai giacimenti d’alta quota il materiale estratto veniva trasportato a valle facendolo scivolare lungo la superficie della valanga stagionale, oppure deposto prima dell’inverno all’interno di ripidi canali, attendendo che la valanga lo trasportasse a valle, per essere recuperato a primavera. Esempi di come le necessità di sopravvivenza e la vita condotta in perfetta sintonia con l’ambiente, consentissero di sfruttare quello che accade naturalmente, trasformando un evento calamitoso in preziosa risorsa.

Il fattore umano assume un ruolo di primaria importanza in ogni attività, personale e lavorativa. Sperimentare in modo attivo, reale, riflettere e decodificare l’esperienza sono gli ingredienti fondamentali della proposta formativa.

E’ sempre più difficile vivere esperienze reali e registrare emozioni autentiche. Ogni nostra azione nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni è influenzata da condizionamenti crescenti che allontanano dalla semplicità e dalla concretezza.

Gli ambienti naturali e la montagna in particolare possono aiutarci ad attivare conoscenze, riconoscere emozioni, trovare significati e sperimentare nuove soluzioni e comportamenti.

Sperimentare significa conoscere la configurazione della neve, delle rocce, del terreno, non da soli, ma esplorandoli assieme ai compagni d’avventura.

Qui andremo a privilegiare il potere dell’osservazione, il dono dei sensi e l’esperienza diretta dei corpi. Faremo a meno delle mille dotazioni tecnologiche d’uso quotidiano a cui sempre più spesso crediamo di non poter rinunciare.

Conoscere la montagna significa non arrivare a conclusioni certe e sottintende una continua e appassionata ricerca, dove la miglior risorsa per muoversi con consapevolezza e consonanza con ambienti naturali, a volte difficili, consiste nel prepararsi ad essere impreparati.

Nel percorrere la montagna individui diversi sono sensibili a cose differenti. L’uomo tecnologico moderno pensa ad un mondo fisico che può essere costantemente visualizzato e misuratoin ogni suo punto, ma la montagna, incerta e variabile per definizione, sfugge ad ogni tentativo di totale controllo.

Sperimentare l’incertezza può offrire l’opportunità d’occuparsi un po’ di più delle donne e degli uomini, non solo dei lavoratori e delle organizzazioni che li rappresentano. Persone che sanno essere forti, libere e perché no anche felici.

Obiettivi


  • Prendere coscienza dell’incertezza e variabilità dell’ambiente naturale
  • Attivare un recupero consapevole delle abilità perdute
  • Tenere assieme la fatica con la piacevolezza, la paura con la curiosità, il rischio con l’opportunità.
  • Trarre dall’esperienza aspetti positivi di crescita personale e professionale


Vendül come fenomeno che mette in relazione l'alto con il basso, le cime con le valli, la montagna con la pianura. Vendül è un movimento, un dinamismo. Se riuscissimo a guardare il nostro pianeta da una certa distanza e a cogliere in uno sguardo accelerato ciò che è accaduto in centinaia di migliaia di anni potremmo accorgerci che la Pianura Padana èil risultato di un grande vendül.

Argille, sabbie e ghiaie alluvionali portate dalle esondazioni avvenute sin dalla notte dei tempi hanno colmato l'intera Val Padana. Ogni formazione di un territorio ha a che fare proprio con le proprie "valanghe".

Vendül come immagine di un apprendimento imprevedibile nei suoi risultati, che si prepara in una dimensione altra (in alto-in natura) e poi, quando le condizioni maturano, è capace di incidere in profondità anche nel quotidiano (in basso - a casa o sul lavoro).





 




 


 


 


 


 




 

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