Come assumerti le tue responsabilità senza strafare
La questione della responsabilità è centrale nella leadership. Ci si aspetta, giustamente, che un leader sia una persona per l'appunto responsabile e quindi affidabile, seria, integra, morale... ma fino a che punto un leader può e deve spingersi nell'assunzione delle sue responsabilità? E verso chi/cosa? C'è un limite? E se sì, qual è?
Ho conosciuto molte persone che ricoprivano ruoli di leadership assolutamente inadatti a ricoprirli per la loro incapacità di assumere una qualsivoglia parvenza di responsablità che non fosse poco più che formale... E ne ho conosciuti anche molti altri che invece se ne assumevano più di quanto gliene competevano, sottoponendosi ad enormi sacrifici che alla fine gli si rivoltavano contro.
Come per molte altre cose, l'assunzione di responsabilità è tra quei doveri che un leader deve saper assumere per poter rendere efficace le sue azioni, ma proprio come per molte altre cose, ci dev'essere equilibrio poiché fare il martire non giova a nessuno.
In effetti, chi si assume responsabilità che non gli competono potrebbe avere dei seri problemi di ego che potrebbero essere perfino più dannosi del non assumersene alcuna!
I danni di un ego sbilanciato, rispetto alla responsabilità, e sue conseguenze
Vediamo alcuni danni che un leader può causare a se stesso, ai suoi collaboratori ed ai progetti che persegue nel caricarsi delle responsabilità che non gli competono.
Sovraccarico - Il rapporto tra guida e guidati non può e non dev'essere a senso unico, se lo si vuole sostenibile. E' una partnership che serve a rafforzare il gruppo nel suo insieme laddove qualcosa dall'esterno minacci un determinato progetto. Se, ad esempio, il mercato di riferimento subisce un vistoso calo inaspettato, NON E' responsabilità del leader. E' una contingenza che il gruppo nel suo insieme dovrà affrontare, senza inutili e dannose prese di posizione.
Indebolimento complessivo della squadra - Se il leader, per qualche perverso senso del dovere, si sentisse obbligato ad assumere tutto il peso di una situazione avversa, toglie ai suoi collaboratori la possibilità di uscire dalla loro comfort zone, di sfidarsi e quindi di crescere, che è l'unico VERO dovere di un leader. In questi momenti, egli è chiamato ad ispirare, non a tenere per mano i "bambini".
Senso d'impotenza - "Faccio io, tranquilli, ci penso io...". Se questo è l'atteggiamento di un leader, per quanto siano buone le sue intenzioni, la squadra si sentirà minacciata. Le persone non sono stupide, sentono quando ci sono dei problemi che li possono coinvolgere e quando il loro leader cerca di tranquillizarle dicendo che ci pensa lui/lei... questo li fa sentire ulteriormente minacciati perché sentono di non aver alcun controllo e provano un pericoloso senso d'impotenza.
Scollamento - Non va ignorato il fatto che, talvolta, questo atteggiamento paternalistico del leader sia tutt'altro che in buona fede e che, in realtà, il leader stia di fatto cercando soltanto di mantenere saldo ed indiscusso il proprio potere. Per questo motivo, ciò che trasmette ai suoi collaboratori non è vicinanza e protezione - che comunque, come dicevo, sono fuori luogo - bensì arroganza. Il messaggio che ricevono è: io sono il tuo capo, "so" quello che sto facendo, fa quello che ti dico e basta! Questo andrà a creare una rottura poi difficile da sanare.
I benefici di un ego bilanciato, rispetto alla responsabilità
Non basta invocare la buona fede per riparare i danni che vengono fatti, soprattutto quando sono dovuti a seri errori di valutazione spesso legati a problematiche personali, come il senso d'inferiorità, con conseguente scarsa autostima, e la necessità di dimostrare al mondo e a se stessi di essere all'altezza.
Laddove questo sia il caso, si sta giocando con la vita delle persone ed occorre avere l'umiltà e la sensibilità di mettersi da parte e risolvere il problema a monte.
Un leader DEVE essere una persona che non ha niente da dimostrare a nessuno, men che meno a se stesso, per poter essere libero di gestire le sfide e le diffcoltà con la dovuta lucidità ed è solo a questa condizione che il gruppo si amalgama, apportando i seguenti benefici.
Fiducia - I problemi sono all'ordine del giorno in qualsiasi gruppo od organizzazione e nessuno si aspetta che le cose vadano sempre lisce né, soprattutto, che il leader abbia una risposta per ogni cosa.
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Per perfomare al meglio, un gruppo ha bisogno di sapere, da una parte, che il leader può contare sui suoi collaboratori; e dall'altra, che i collaboratori siano certi che il leader si fidi di loro... Ed il modo migliore per perpetuare questa sensazione di reciproca fiducia è quello di continuare a mantenere le cose in questo modo.
Valorizzazione - In un gruppo coeso, il singolo collaboratore ha bisogno di sapere di avere un ruolo importante in esso. In una qualsiasi organizzazione, non esiste alcuna mansione superflua, a meno che non si tratti di beneficenza, ma non basta essere consapevoli di questo: occorre sentirsi valorizzati. In questo modo, il collaboratore sarà ben felice di assumersi la sua quota di responsabilità, togliendola al leader.
Lealtà - Il geniale motto coniato da Dumas nel suo "I tre moschettieri", cioè il celeberrimo uno-per-tutti-e-tutti-per-uno è ciò a cui ogni leadership dovrebbe aspirare. Ognuno dei moschettieri avrebbe senza la minima esitazione dato la sua vita per il compagno-amico-fratello e se raramente si deve arrivare a tanto, sapere di poter contare gli uni sugli altri non ha prezzo.
Questo è lo spirito che il leader deve saper infondere nel suo gruppo poiché solo quando si arriva a questo livello di lealtà, le responsabilità si spalmano su tutti senza nemmeno doverle "distribuire".
Trasparenza - Quando un gruppo opera in un ambiente sano e finalizzato ad una forte coesione tra coloro che vi operano, questi si sentono liberi di essere chi sono ed in questo modo essere trasparenti, senza timore di essere giudicati: ed è allora che il team sarà in grado di esprimere il suo straordinario potenziale. E' questo lo stato a cui deve tendere il leader, non a sobbarcarsi responsabilità che non aggiungono alcun valore alla sua leadership, ma anzi la deprimono.
Conclusione
Termino con un semplice pensiero, ma a cui credo si dovrebbe dedicare una profonda riflessione.
Siamo troppo focalizzati sui risultati che vogliamo ottenere per capire cosa stia davvero succedendo e su cui dovremmo veramente focalizzarci.
Vediamo una squadra, un gruppo, un'intera organizzazione come il mezzo per realizzare i nostri obiettivi. Io sono invece fermamente convinto che sia la realizzazione (o meglio il lavoro che c'è dietro) dei nostri obiettivi ad essere il mezzo per creare delle donne e degli uomini più solidi, più capaci e più ispirati.
Dopotutto, quando un giorno andremo in pensione a cosa penseremo?
Quante belle cose siamo riusciti a realizzare insieme a dei colleghi... o a ciò che siamo diventati insieme, gli uni per gli altri, dando e facendo del nostro meglio per riuscirci?
Ecco, leader: facci un pensierino...
A partire dall'inizio del 2025 (dal 6 gennaio incluso, per la precisione) la periodicità di questa Newsletter passerà da settimanale a quindicinale.
TI AUGURO UN MERAVIGLIOSO NUOVO ANNO!