"Come posso servirti... meglio?"

"Come posso servirti... meglio?"

Sappiamo che la Leadership consiste nel saper guidare una squadra - o molto di più - e ci s'immagina un tizio a capo di una schiera più o meno folta diretta verso una qualche meta. Questo è lo stereotipo. In realtà, non è - o non è più - così che stanno le cose... C'è ben altro!

Chi non vorrebbe sentirsi dire "Come posso servirti meglio?" dal proprio leader?

Ci possono essere solo due modi d'intendere il servizio: essere serviti affinché i nostri bisogni vengano soddisfatti o servire per raggiungere un obiettivo. Le due modalità sono incompatibili perché le finalità sono opposte, quindi occorre fare una scelta e farla prima ancora di iniziare qualsiasi progetto.

Ancora oggi, molti... troppi leader si beano della loro posizione per sentire di avere controllo, ma il problema è che sono sempre meno coloro a cui piace stare a questo gioco francamente idiota...         

...a meno che non si tratti di qualche istituzione pubblica che non è tenuta a produrre profitto e dove l'efficacia non è certo una priorità.

In un'azienda, i leader sono solitamente titolari/amministratori o qualche manager che pensano ancora come si faceva una volta e, cioè, che siccomme sono loro a cacciare fuori i denari, si aspettano che dall'altra parte si faccia ciò che viene chiesto.

Oggi, se uno è in gamba, in un contesto lavorativo dove l'offerta è più ampia e variegata di prima, ci mette un decimo di secondo a mandare al diavolo chi pensa di poterli trattare come valletti: quella stagione è finita ed è bene farsene una ragione il prima possibile.

La nuova parola d'ordine è "coinvolgimento", che significa far sentire i propri collaboratori parte attiva ed "indispensabile".

E' vero che nessuno è davvero indispensabile, ma è importante che lo credano sia il collaboratore sia lo stesso leader, poiché è solo in questo modo che si può costruire un forte e proficuo rapporto reciproco.

Capisco che questo possa sollevare qualche perplessità, pensando che se si fa sentire qualcuno indispensabile, poi questi se ne approfitta e comincia ad avanzare qualche indebita pretesa.

In realtà, è vero il contrario, perché oggi un collaboratore valuta di più la relazione dell'aspetto economico (che pure dev'essere congruo!) e se dovesse succedere che qualcuno alzi la cresta è perché: o non è la persona giusta ed è quindi meglio togliersela dai piedi senza perderci nulla; oppure, la relazione non è davvero così solida ed occorre fare qualcosa in proposito.


Le dinamiche di un Rapporto

Ciò detto, è importante comprendere alcune importanti dinamiche per capire come affrontare al meglio il rapporto tra leader e collaboratore.

Nella seguente immagine, vediamo i tre elementi che determinano come si sviluppano i rapporti, a prescindere del contesto in cui si stabiliscono (privato, pubblico, lavorativo, ecc.).

Se, ad esempio, vai in una discoteca, ad un convegno o in un qualsiasi altro luogo dove puoi frequentare gente nuova e lì incontri una certa persona, il primo impatto lo determina il modo in cui quella persona (e, ovviamente, tu stesso per lei) si presenta: il suo aspetto, il suo modo di vestire, di parlare, i suoi atteggiamenti, la capacità di metterti a tuo agio, l'interesse che mostra per te, ecc. Questa è la RELAZIONE.

Quanto guadagna, che lavoro fa, che curriculum ha, quante lingue conosce o chi conosce, se viene da una "buona famiglia", ecc. vengono dopo. Questi sono tutti aspetti che determinano la sua STRUTTURA, aspetti che nemmeno t'interessa davvero approfondire se prima non passa il filtro della RELAZIONE.

Il terzo elemento, infine, riguarda gli aspetti più personali ed intimi della persona: in cosa crede, quali sono i suoi valori, come vede la vita in generale ed il suo lavoro nello specifico, quali sono le sue ambizioni, dove vuole arrivare, ecc. Questo è il suo SIGNIFICATO, cioè il ruolo che ha deciso di ritagliarsi nella sua vita.

Difficilmente in una situazione "leggera" si va oltre la RELAZIONE, grattando appena la superficie della STRUTTURA, ma poiché un rapporto solido non può prescindere dalla FIDUCIA che dovrebbe formarsi tra le parti, questa non maturerà mai finché il rapporto non supera la RELAZIONE e si cementa nella STRUTTURA insieme al SIGNIFICATO.

Tuttavia, la RELAZIONE non ha soltanto una funzione di "esca", o di "aggancio", ma al contrario, diventa sostanza nel momento in cui si integra insieme alla STRUTTURA ed al SIGNIFICATO.


Dalla Fiducia al Servizio

Nel momento in cui il rapporto si completa nell'allineamento dei tre elementi e dove quindi ci si trova in una condizione di reciproca Fiducia, la RELAZIONE torna ad assumere una straordinaria importanza ed è solo in questa situazione che il leader può imbastire un rapporto solido che è desiderato anche dalla controparte, impossibile perfino da immaginare senza una forte reciproca Fiducia.

Solo a questo condizione il leader ed il collaboratore possono aprirsi l'uno con l'altro e calare le proprie carte, partendo dal leader che, secondo i vecchi schemi, si metterebbe "al servizio" del suo collaboratore.        

Che è poi davvero così perché, solitamente, un leader gioca la carta della posizione superiore quando teme che la sua autorità possa venir messa in discussione. Nel momento in cui questo timore viene superato grazie alle dinamiche sopra descritte, il leader non sente più il bisogno di mettersi sulla difensiva e, a quel punto, servire i suoi collaboratori non solo gli diventa naturale, ma lo fa con gioia e per un solo motivo: smette di cercare di "Avere" Controllo - facendolo anche pesare... paradossalmente anche a se stesso - e SA invece di "Essere" in Controllo.

Questo cambia tutto!


Conclusione

Ciò che, in realtà, succede con questa nuova impostazione è che si annullano le "posizioni" gerarchiche, in quanto non più necessarie (se non formalmente) ed ognuno si focalizza unicamente sul rispettivo "ruolo" senza il timore che uno possa prevaricare sull'altro, approfittandosi dell'apertura che si è venuta a creare.

Quello che emerge è, da una parte, il mutuo rispetto che scaturisce dall'apprezzare le reciproche STRUTTURE (capacità, conoscenze, competenze, ecc.) e, dall'altra, una forte connessione nel sentire di perseguire un progetto (obiettivo, meta, ecc.) condiviso grazie ad un'identità di visione prodotta da due SIGNIFICATI allineati.

Non è utopia... Utopia è credere di poter arrivare a questo con il vecchio modo di pensare.


Se sei un titolare d'azienda o hai dei manager che vuoi fare crescere in termini di leadership, t'invito a richiedere una consulenza gratuita con me per vedere in che modo posso aiutarti a raggiungere quest'obiettivo, tenendo presente che ci sono diverse possibilità per farlo.

Una cosa è certa: interpretare al meglio il ruolo di leader cambia il rapporto che hai coi tuoi collaboratori e, a cascata, i risultati - anche economici! - che puoi raggiungere!

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Marco Siniscalchi

Formulente - Formatore & Consulente per persone nel business. Facilitatore e guida nella trasformazione aziendale e nello sviluppo del mindset.

1 mese

È la base della frase che uso spesso quando scrivo/dico le logiche passate nel nuovo non funzionano. Usiamo uno "schema" da decenni e lo applichiamo guardando al nuovo, che riconosciamo a fatica perché non corrisponde. La spinta all'attenzione al dettaglio è utile, ma limita l'evoluzione dello schema stesso perdendo la visione d'insieme. È meglio raccogliere le informazioni e poi creare lo schema. Altrimenti avremo sempre lo stesso risultato. La relazione fornisce i dettagli, non il contrario. My2cent. Ciao Alessandro, bel post. 💪🏼

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