COME GESTIRE LA NASCITA DEL FRATELLINO/SORELLINA?
La nascita di un fratellino/sorellina è un momento di cambiamento molto importante nella vita di un bambino e, va preparato in tutti gli scenari comportamentali che questo passaggio evolutivo comporta. Ognuno ha i suoi tempi per elaborarlo e bisogna rispettarli. Ci possiamo trovare a fare i conti con momenti regressivi (parlare come i bambini piccoli, mettere il dito in bocca, fare i capricci, farsi imboccare, stare in braccio) che dobbiamo accogliere. Come aiutarlo? Sicuramente non sgridarlo per non aumentare il senso di inadeguatezza.
- Renderlo partecipe durante i preparativi ma senza forzarlo.
- Non idealizzare l'arrivo del fratellino/sorellina e chiarire che all'inizio non potranno giocare come vorrebbe. Giocare ad immaginare come sarà e stimolare la curiosità.
- Il nuovo arrivato conosce già le voci dei componenti della famiglia, compresa la sua.
- Chiarire che bisogna trovare uno spazio per le "cose" del fratellino/sorellina ma senza stravolgere i suoi riferimenti dentro casa.
- Anticipare che all'inizio, forse, non farà dormire di notte e che a volte piangerà, ma sarà il solo modo di comunicare che conosce.
- Far rivere foto e raccontare di quando lui/lei erano appena nati e rivivere le emozione di tutti.
- Sottolineare che ci sono cose che mamma e papà potranno fare solo con lui/lei che è grande. Ad esempio: chiacchierare, guardare un cartone e parlarne, andare in bici etc. ("Questo fratellino fa tanti capricci perché deve imparare a conoscerci, anche tu da piccolo....ma ora sei cresciuto)".
E' importante che ognuno abbia il proprio spazio. Per quanto la differenza d’età possa essere poca, bisogna tutelare i diversi momenti evolutivi che ciascuno sta vivendo. Due fratelli non nascono nella stessa famiglia, i genitori non sono gli stessi. Alla nascita del primo figlio, i genitori sono inesperti, molto attenti e timorosi, e devono fare i conti con un passaggio molto importante: dallo status di figlio a quello di genitore. La genitorialità, passa in primo piano e diventa parte integrante dell’identità. In questo passaggio può accadere che ci siano momenti di profonda crisi, per le donne si parla di depressione post-partum. Anche nella coppia c’è un cambiamento, dalla diade all'introduzione del terzo e la ricostruzione del nuovo equilibrio. Quindi, pensiamo a quante variabili si trovano a gestire i genitori al primo figlio, mentre, con la nascita del secondo, dovrebbe esserci stato il tempo per l'elaborazione. Ecco perché due fratelli non nascono nella stessa famiglia. Ogni bambino deve avere un proprio spazio mentale nella mente dei genitori. Per ogni bambino è necessario avere un progetto evolutivo da costruire con il bambino. Il primogenito rappresenta, per il più’ piccolo, un modello da seguire e più piccolo per il più grande una testimonianza del suo processo di crescita.
Di seguito inserisco una favola, sintetizzata da me e scritta da Alba Marcoli, estratta dal libro "Il bambino nascosto".
“IL LUPACCHIOTTO CHE FACEVA SEMPRE I DISPETTI”
C’era una volta, nel bosco delle Sette Querce, un lupacchiotto scuro e col pelo irto, sempre pronto ad attaccare e a fare i dispetti agli altri, finché tutti lo scacciavano. Anche quando andava alla Scuola dello Spiazzo trovava sempre il modo di infastidire qualcuno; o tirava la zampa a uno, o pestava la coda a un altro, o lanciava le ghiande sul naso di chi gli stava di fronte, ma fermo non stava proprio mai. E ogni volta era sempre la stessa storia: gli altri cuccioli si lamentavano, c'era chi si ribellava, chi subiva, chi andava a dirlo al gruppo degli Anziani, chi cambiava posto finché lui restava solo. E così gli altri cuccioli si vendicavano chiamandolo "il Brutto" e lo prendevano in giro per il suo pelo. Lupacchiotto faceva finta di niente, ma dentro di se' ne soffriva molto. Il fatto e' che tutti gli altri cuccioli, almeno così sembrava a lui, avevano a casa una mamma che li amava, che gli spazzolava il pelo prima che uscissero dalla tana, che gli cambiava il fiocco tutti i giorni e glielo preparava ogni volta bello, lavato e stirato di fresco. Invece la sua mamma non aveva mai il tempo di fare tutte queste cose.
Allora quando la sua mamma gli urlava: "Tu sei proprio la mia rovina, mi farai morire!" Lupacchiotto ci credeva davvero. Quello che, in verità, non gli piaceva, era il fatto che, secondo lui, la mamma trattava meglio i fratelli più piccoli. Per fortuna c'era una cosa che lui sapeva fare molto bene: le partite del bosco. In queste gare era proprio un cucciolo contento perché correva e giocava insieme agli altri e non era mai rifiutato, anzi tutti lo cercavano perché era bravo, agile e svelto e in certi momenti lo applaudivano persino e lui si sentiva tutto caldo dentro dalla soddisfazione e in quei momenti dimenticava le altre volte in cui era triste e arrabbiato. Però le partite del bosco erano una o due volte la settimana, per cui per la maggior parte del tempo Lupacchiotto era scontento. E una sera che era particolarmente arrabbiato e che i suoi compagni lo scacciavano e si lamentavano con il gruppo dei vecchi, ecco che uno dei saggi che gli erano più simpatici, il leone Criniera d'Oro, lo guardò dritto negli occhi e disse: "Adesso vi racconterò la mia storia in questo bosco. Tanto e tanto tempo fa io ero un cucciolo, proprio come voi, non ero vecchio come ora. Ero molto forte e prepotente, vincevo quasi tutte le gare del bosco, mi piaceva andare in giro tutto il giorno, ma ero sempre scontento perché ero convinto che la mia mamma volesse più bene ai miei fratelli che a me. E così facevo sempre i dispetti ai miei fratelli fino a quando le prendevo di santa ragione e quando uscivo dalla tana facevo sempre i dispetti agli altri finché tutti mi lasciavano solo. C'era, e' vero, un momento in cui tutti mi ammiravano ed era quando ruggivo, avevo il ruggito più potente del bosco, ma non potevo ruggire tutto il giorno per farmi ammirare e così per la maggior parte del tempo ero scontento ed arrabbiato. Finché un giorno ero così stanco che decisi di aspettare la notte e di partire per cercare anch'io il libro della mia storia, e così feci. Quando finalmente arrivai all'albero di tutte le storie trovai Gufo Millenario che mi guardò e disse: "Andiamo a vedere che cosa c'è scritto sul tuo libro". E mi portò all'interno del tronco millenario. E quando ebbe trovato il libro della mia storia la lesse e poi mi disse: tu hai sempre bisogno che gli altri si occupino di te, in quanto pensi che la tua mamma non l'abbia fatto abbastanza. Ma se la tua mamma non si fosse occupata di te quando tu eri molto piccolo, saresti morto di fame, non saresti cresciuto e non avresti imparato ne' a camminare, ne' a cacciare, ne' a ruggire. E' stata lei che ti ha sfamato quando avevi fame, ti ha protetto dai temporali e dal freddo dell'inverno, ti ha rialzato quando ruzzolavi perché non sapevi camminare e ti ha insegnato ad essere forte e a ruggire. E' proprio perché lei si e' occupata di te che tu ora sai fare queste cose e adesso lei le deve fare per i tuoi fratellini, che queste cose non le sanno ancora fare. Devo dire che io ero molto perplesso e non capivo che cosa c'entrasse la mia mamma col fatto che gli altri mi rifiutassero, però Gufo Millenario aveva l'aria molto saggia e mi ispirava fiducia.
E così nel Bosco delle Sette Querce si vide a poco a poco un lupacchiotto che giocava con gli altri, che litigava, che si faceva male, che faceva la pace e giocava di nuovo, proprio come tutti gli altri cuccioli del bosco, e non si ebbe più un cucciolo rifiutato o applaudito che per trovare se stesso aveva sempre bisogno di essere ammirato o scacciato.
Dott.ssa Grazia Sciarillo
Psicoterapeuta
4 anniGrazie!
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4 anniBravissims, molto professionale complimenti.