Come saremo diversi dopo - Andrea Bortoluzzi
Il mondo del lavoro sarà messo alla prova alla fine dell'emergenza sanitaria. Riuscirà ad esserne all'altezza e ad adattarsi ai cambiamenti? Un nuovo contributo per #comesaremodiversidopo arriva quest'oggi firmato da Andrea Bortoluzzi, Senior partner di MDA Studio Legale.
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“Faccio” l’avvocato. Lo preciso, perché non “sono” un avvocato.
Lo so, già questo potrebbe far storcere il naso a molti miei colleghi. Però, quando si è trattato di scegliere il corso di laurea universitario, mi sono avvicinato a giurisprudenza per esclusione. “No questo”; “No quello”. Insomma: scelta residuale. Diciamo la peggiore delle partenze possibili.
Eppure, un po’ alla volta, è andata. Se un obiettivo si raggiunge con talento e sudore, diciamo che nel mio caso c’è stato più questo che quello. La svolta è stata la scelta della materia di cui mi occupo: il diritto del lavoro.
Che vuol dire un mondo fatto di persone, di emozioni, di vite e di relazioni che quotidianamente si squaderna sopra la mia scrivania. Sono interessato e curioso per natura. Le “vite degli altri” (quelle delle aziende e delle persone che le incarnano) mi affascinano. Dopo anni di vicende, a volte entusiasmanti, a volte difficili, a volte sorprendenti, da qualche settimana il lavoro che vedo fluire davanti ai miei occhi, da un osservatorio privilegiato, è diventato un tormentone, un’agonia.
Incontro - virtualmente per lo più - persone che devono decidere della vita delle aziende ed indirettamente delle vite altrui, di lavoratori e delle loro famiglie. Li vedo combattere per evitare la scelta più semplice: programmare il taglio dei costi attraverso un taglio orizzontale dei rapporti di lavoro. Sento progetti e vedo storie di resilienza. Colgo una diversa percezione del “bene lavoro”.
Il lavoro non può essere perso. È troppo importante per le persone prima che per l’economia. Ecco, una cosa che si dà per scontata e che in una situazione di crisi, così violenta e pervasiva, ti porta a riflettere.
Il lavoro non è solo lo strumento di sostentamento per ciascuno di noi. È il mezzo di realizzazione della propria personalità. Quante volte l’ho letto, con approccio un po’ scettico, nelle sentenze che quotidianamente esamino.
Oggi, che il lavoro pare implodere, ripiegando su se stesso, ne posso cogliere il senso più profondo.
La ripartenza non può che passare da qui. Dal lavoro come valore. Dal lavoro di qualità. Dalla passione per il lavoro che si fa, per scelta o per necessità.
Ci accorgiamo di come stiamo apprezzando il valore dell’aria? C’è ne eravamo mai accorti prima? Blindati nelle nostre mascherine, più strumento di coercizione che di salvezza, apprezziamo il momento nel quale possiamo respirare senza. Comprendiamo il valore dell’aria, pura, fresca e senza filtri.
Ebbene, così, nel momento in cui è in pericolo la possibilità di avere un lavoro, questo appare, nella sua essenzialità come una boccata d’aria pura. Torneremo ad apprezzare il lavoro che potremo svolgere.
Ad amarlo, persino. Perché quando rischi di perdere un bene prezioso, che non avevi mai considerato prima, lo apprezzi nella sua nudità, nella sua essenza.
Il lavoro è valore e va conservato e difeso. Saremo più attenti alle cose fondamentali della nostra vita. L’aria che respiriamo. Il lavoro che svolgiamo.
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Se anche voi volete condividere con noi una riflessione su come intendete cambiare personalmente e su come cambierà il sistema economico in cui operate, una volta passata l'emergenza Coronavirus, scriveteci all'indirizzo valeria@quantobasta.biz
L’obiettivo è quello di generare Biodiversità culturale per prepararsi ad un cambiamento epocale e ad un mondo sicuramente migliore!