Comfort Zone
Comfort Zone
Devo ammettere che da qualche mese a questa parte, la voglia di mettermi in gioco unita ad una massiccia dose iniziale di coraggio, tengono personalmente molto alta la mia attenzione verso gli obbiettivi che mi sono posta e cioè di capire meglio cosa mi circonda e di poter incidere, in ambito professionale, a renderlo migliore.
Cio’ che semmai mi rallenta, si chiama paura, ma è anche la miccia ad innesco rapido che, dal cuore, mi fa prendere le decisioni migliori.
In un epoca così digitalizzata e condivisa di foto e stati d’animo, avere il coraggio di rendere partecipi gli altri della nostra forza e non dei nostri dubbi o paure, ci mette in una posizione differente e per certi versi privilegiata, dalla quale possiamo trarre solo vantaggio in termini di reciproche relazioni, e in assoluto di continua crescita personale.
Non ci fosse il coraggio a fare da giusto contrappeso, la paura quasi materiale di ciò che stiamo vivendo o affrontando, avrebbe la meglio, narcotizzando il cervello e la sua naturale reattività, tesa a conservare e salvare la nostra specie.
E’ proprio il coraggio che, come un muscolo, va allenato quotidianamente, con piccole azioni, che ci creano spesso disagio e che spesso rimandiamo ma che ci permettono poi di imprimere un cambio rispetto al passato, e di puntare in alto
Uscire quindi dalla propria Comfort Zone ci espone a testare situazioni che non conosciamo alla perfezione, ma è solo cosi che si impara e si fa esperienza. Ovviamente non è un passaggio lampo, va gestito e dosato un po’ alla volta, perché siamo esseri molto più standardizzati ed assuefatti al quotidiano, il lavoro sicuro, le amicizie e tutto cio’ che ci da sicurezza nell’immediato. Cambiare tono è assai difficile anche per il più affermato musicista, figuriamoci per ognuno di noi, legati come siamo a schemi di vita quasi irreversibili.
Superate le prime asperità e imprimendo un cambio di passo radicale, il resto del cammino si prepara in discesa.