Comuni#cArte

Avere buone carte in comune, comunicare con l’arte, l’arte di comunicare…insomma l’essenza di un progetto al centro immigrati, di Perusia Cooperativa Sociale, ha avuto questo scopo, quello di permettere di comunicare, quello di trovare una nuova via, maestra, di comunicazione e ho pensato che non vi fosse niente di più adatto che: l’immagine

        

Quando si intraprende un progetto così particolare, le incertezze sono molte, la volontà moltissima, l’imprevedibile ancora di più.

Nel voler dare un sostegno a dei ragazzi, immigrati, di diverse nazionalità: Bangladesh, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Liabia, Iran; la domanda principale fu “Riusciremo a fare un’attività, a comunicare, dato che non parlano italiano? La maggior parte sono appena arrivati”!

Eppure vi è un linguaggio universale, pensai, vi è qualcosa che va al di là della lingua, questi sono i simboli, e ancor prima i colori… lavoriamo con quelli!!!

E così siamo partiti, l’entusiasmo si è percepito dal primo incontro, dalle prime figure disegnate su una lavagna, simboli associati a colori, che loro potevano ridisegnare e trascrivere nella loro lingua, i colori utilizzati, il segno della matita più o meno duro, le figure abbozzate… iniziavano già a dire tantissimo di ognuno di loro. 

Talmente tanto che siamo arrivati presto al primo disegno libero, e che cosa hanno disegnato per lo più?…

Le loro mani;

e poi?

Le loro bandiere… 

il loro agire nel mondo, la loro identità.

Poi ancora abbiamo copiato grandi opere, poi abbiamo inserito le tempere, con i pennelli il divertimento aumenta: si può disegnare meglio l’amore, eh si perché alla fine son per lo più giovani uomini e amano, amano se non altro la vita.

Cosa fanno qui? 

Lo scopro in quello che diventa poi parte del progetto: il punto d’ascolto, la terapia individuale, ed è lì che ti trovi ad affrontare la vita, quella vera. Cosa fanno qui? lo capisco nel raccontarlo ad un amico, sono qui per trovare un lavoro e aiutare le oro famiglie che sono rimaste laggiù, lontane, gli racconto; insomma, mi risponde lui, “sono in missione”; sì! Comprendo in tutto il suo significato e la sua portata, che sono uomini e donne in missione. E mentre continui a farli dipingere entri nella vita drammatica di alcuni di loro. 

Ci vorresti entrare in punta di piedi, ma quando qualcuno ti parla di come gli hanno ucciso il padre fucilandolo, o la madre e le sorella, mentre ti raccontano che si stavano recando dalla fidanzata per suggellare un matrimonio e una pallottola li ha colpiti… separandoli per sempre dal loro mondo; ecco mentre senti tutto questo vieni ferocemente portata nelle loro realtà… e?

E più forte si fa il bisogno di arte e bellezza!!

Arriviamo così alle tele, e lì non avrebbero mai smesso, tele, acrilici, tele a gruppi, e nel finale un’unica tela con la mano di tutti… perché, come ho detto in un precedente post, sopratutto in virtù di quello che stiamo vivendo, ho visto, ho provato, posso testimoniare, che tutti gli uomini possono parlare tra di loro e #accordarsi… e che l’arte, i colori, la ricerca della bellezza, parlano una sola lingua…

Grazie a tutte le operatrici e gli operatori del centro, ai colleghi Anna Maria e Giampiero, a Bernadetta.

Dott.ssa Agnese Scappini

Psicologa del Lavoro, specializzando in Psicoterapia

Dott.ssa in Etica delle Relazioni Umane

Contatti: agnesescappini.it ; mail, agnesescappini@libero.it