Content is still King
Ho recentemente riletto un bellissimo contributo di Joseph Puopolo su TechCrunch. Partendo dalla definizione di classe “creativa” (“creative class”) fornita da Richard Florida, Puopolo riflette su una tendenza sempre più in auge: la creazione di contenuti da parte di un nugolo sempre più ampio e profondo di utilizzatori…
Questa classe di creatori di contenuti – grazie alla tecnologia e ai social media – sta riempiendo anche una sorta di “vuoto”… e pare che la revenue (o comunque, il riscontro) ci sia anche per chi produce contenuti non proprio di qualità, l’esempio è YouTube che genera contatti (e anche soldi) anche laddove la qualità manca del tutto.
I famosi 15 minuti di celebrità ora sono possibili per chiunque, o quasi e la diffusione di device portatili non fa che aumentare la potenza del fronte di fuoco contenutistico.
Il mare magnum di internet è sempre più diviso tra chi i contenuti li fa e chi li “consuma”: i vantaggi sembrano essere dalla parte di chi li produce.
E noi, nelle nostre aziende, che facciamo?
Anche qui, vi sono tanti contenuti creati “dal basso”.
Non sempre di qualità sopraffina.
Video. Foto. Testimonianze.
Realizzati spesso da sedicenti markettari, non sempre dotati delle competenze tecnico-comunicazionali adatte alla creazione di contenuti spendibili.
Realizzati a volte anche dagli utenti, dai venditori-compratori, anch’essi non proprio skillati.
E allora?
Allora occorre diffondere competenze e conoscenza.
E soprattutto sensibilità. Merce rara. Curiosità. Voglia di imparare. Voglia di nuovo.
Un nuovo con cui – volenti o nolenti – occorre fare i conti.