Cosa ho imparato dai fedeli praticanti
Cosa può insegnarci la religione?
Potrà sembrare strano ma, una delle cose più importanti per il perseguimento degli obiettivi, l’ho imparata un mercoledì mattina andando ad una messa in suffragio di mia nonna.
Era le 8,30 del mattino e, incredulo, mi ritrovavo davanti alla chiesa colma di fedeli pronti a partecipare alla santa messa del mattino e ascoltare le parole del sacerdote.
Io, credente poco praticante, sono rimasto a bocca aperta davanti a tale presenza così cospicua. Ed è stato proprio in quel momento che ho capito la cosa più importante per il perseguimento degli obiettivi: praticare costantemente anche in assenza di risultati tangibili.
Pensaci, chi più di un fedele a qualsivoglia religione può insegnarti questo aspetto della vita?
Chi professa una religione con convinzione, non lo fa perché ogni tot tempo raggiunge un checkpoint che lo spinge e lo motiva a proseguire. Non esiste nemmeno un segnale chiaro della presenza del dio in questione. Eppure, un fedele, crede e pratica senza cali di motivazione o incertezze, senza bisogno di verificare nulla, convinto che un giorno, la sua fede, i sacrifici e l’impegno di una vita saranno ricompensati.
Quante volte hai perseguito un obiettivo o un sogno con tale dedizione? Quante volte hai messo tutto te stesso in qualcosa noncurante dei segnali positivi e senza cercare dei piccoli incoraggiamenti qua e là? Quante volte hai dato tutto convinto di ottenere un risultato meraviglioso, ma senza certezza alcuna?
Quando si parla di commitment nel perseguire gli obiettivi, penso sempre a quei fedeli che alle 8.30 del mattino affollavano la chiesa del quartiere. Loro per devozione, io per affetto verso la nonna.