Cybersecurity 2017: i trend, i costi per le aziende

Cybersecurity 2017: i trend, i costi per le aziende

Nuove forme di attacco vedono oggi molte aziende impreparate nella risposta. I 5 principali trend della cybersecurity che oggi preoccupano maggiormente le aziende sono:

  1. Diffusione epidemica del crypto ransomware, malware che cripta i file delle vittime chiedendo un riscatto in cambio della loro decriptazione e che prende di mira sia singoli sia aziende, che nell’ultimo hanno ha portato a un’escalation di attacchi andati a segno.
  2. Continua evoluzione del malware che lo porta a non essere rilevato dalle misure esistenti. Servono nuovi meccanismi non tanto per bloccare il malware quanto per verificare in real time i comportamenti anomali su reti e sistemi, in modo da spostarsi a individuare attacchi già in corso.
  3. Nuovi vettori di attacco, dai device Mobile a tutti gli altri device intelligenti e Internet Connected (IoT, Industrial IoT). Con riferimento ai device Mobile, in agosto ha fatto scalpore scoprire tre vulnerabilità zero-day nell’Apple iOS[1], a seguito del tentativo di attacco al telefono di un attivista per i diritti umani. Con riferimento alle vulnerabilità dell’IoT, il trend più grave al momento è l’utilizzo di questi device per sferrare potenti attacchi DDoS, come nel caso della Botnet Mirai. Non mancano però continue notizie di vulnerabilità in altri oggetti, come la scoperta recente di pericolose vulnerabilità nel software della Tesla Model S.[2] da parte di 3 ricercatori del Keen Security Lab, divisione del colosso web cinese Tencent. In questi casi la risposta delle case produttrici è immediata: su difetti di questo tipo non si scherza, può essere questione di vita o di morte.
  4. Sicurezza di ICS e Scada in ambienti industriali: anche qui non si scherza. Spesso sono in uso sistemi datati, senza patch disponibili, o se ci sono non utilizzate. Secondo un recente rapporto dei Kaspersky Lab[3], oltre 188.000 sistemi di controllo industriali critici in 170 paesi sono accessibili via Internet: il 91% è anche sfruttabile da remoto da parte di hacker, e oltre il 3% ha vulnerabilità sfruttabili. I casi in cui un attacco viene rivolto con successo a infrastrutture critiche non sono moltissimi, ma la loro pericolosi è elevata, perché in questo caso si parla di rischi fisici per le persone. Nell’ultimo anno, oltre al noto incidente alle linee elettriche in Ucraina con il malware BlackEnergy, hanno avuto rilevanza anche sui media a fine giugno il blocco con attacco DDoS dei sistemi di voloa terra dell’Aviolinea LOT polacca presso l’Aeroporto Chopin di Varsavia in Polonia (durato 5 ore, ha comportato la cancellazione di una decina di voli e disagi per 1.400 passeggeri); a marzo l’attacco da parte di hacker iraniani dei sistemi SCADA della diga Bowman a Rye, New York.
  5. Sicurezza del Cloud: le aziende conservano sempre più dati sul cloud, ma quali possono essere le conseguenze di una scarsa sicurezza, sia da parte dell’azienda che del provider? Incidenti come quelli di Dropbox, LinkedIn, Tumbrl, Yahoo! dimostrano che i dati affidati al cloud non sono sempre al sicuro. Inoltre un attacco mirato a disturbare o spegnere uno dei principali fornitori di servizi cloud avrà ripercussioni su tutti i suoi clienti, come ha dimostrato il recente attacco DDoS contro il servizio di domain directory DynDNS. (Per maggiori informazioni su quali sono i problemi di sicurezza del cloud e come affrontarli, leggere l’approfondimento SICUREZZA DEL CLOUD: COME MIGLIORARLA)

Tutti questi elementi insieme comportano una maggiore debolezza delle aziende rispetto al passato, come dimostrano i numeri che stanno a indicare la crescita del fenomeno, un maggior numero di incidenti e un incremento del numero di data breach: il conteggio 2016 relativo ai data breach negli USA, a cura dell’ Identity Theft Resource Center (ITRC), riferisce che avendo rilevato quest’anno 858 data breaches (con l’esposizione di quasi 30 milioni di record dall’inizio dell’anno) rispetto al 2015 la crescita è stata del 26%. Il settore delle aziende private ha registrato il maggior numero di incidenti con data breach (354, il 43,8% del totale), ma in forte crescita anche il settore sanitario (293 data breaches, il 36,2% del totale). A seguire il settore governativo/militare ha registrato 56 data breaches, che però da soli hanno rappresentato una quota enorme di dati esposti 812 milioni di record), mentre il settore finanziario ha registrato 34 data breaches con 26.000 record esposti, e la scuola 72 data breach per un totale di 500.000 record.

Qual è il costo per le aziende legato al cyber crime?

Una stima condivisa del costo del cyber crime è quella intorno ai 400 miliardi di dollari all’anno (effettuata nel 2014 da CSIS, Center for Strategic and International Studies, e confermata da Lloyds[4]), un valore che corrisponde a circa l’1% del PIL globale e che quindi porta questo tipo di attività criminale allo stesso livello di altre che hanno forte impatto economico, dal narcotraffico a contraffazione e altri crimini internazionali. Secondo Juniper Research questo costo è destinato a quadruplicarsi nel giro di pochi anni, arrivando a valere 2.000 miliardi di dollari nel 2019[5].

Quali sono tutte le componenti di costo del cyber crime?

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(per leggere l'articolo accedi al Sito del programma Cybersecurity & Risk Management di Deloitte e The Innovation Group)

Valentino Angeletti

Key Account Manager EMEA & Cyber Security Strategist

8 anni

Interessante articolo e ricco di spunti. Mi sento però di aggiungere alcune considerazioni a completamento. Una minaccia sempre più pericolosa e che si sta diffondendo sono gli APT che agiscono in modo silente e persistente, senza fare danni, ma inviando informazioni per eventuali escalation oppure semplicemente per essere venduti nel mercato nero/dark web. Questi malware spesso non sono rilevati neppure dai moderni IDS con logiche di machine Learning o macchina a stati. AL momento non è possibile quantificare la loro attività , ma sono certo che sia molto più diffusa di quanto immaginiamo. Il secondo punto riguardo l'impatto economico. La quantificazione richiede dati pressoché impossibili da correlare tra loro, il rischio è sistemico ed intacca tutta la società con un effetto domino, andando a colpire settori più disparati e distanti tra loro. Infine l'IoT sarà un grandissimo problema. Non esiste al momento uno standard di comunicazione/scambio dati per dispositivi e sensori IoT globalmente riconosciuto e sufficientemente sicuro. Il settore è in preda ad un gran fermento, ma né a livello di cybersecurity né a livello operativo e funzionale, c'è la certezza che i sistemi di controllo , di gestione i cloud siano dimensionati per poter gestire un numero di dispositivi, simultaneamente connessi, potenzialmente infinito (il solo ip v4 potrebbe essere già a rischio ed il v6 non è stato ancora perfezionato a dovere). Inoltre l'evoluzione dei malware arrivano ad essere in grado di diffondersi tra dispositivi IoT via etere (è delle scorse settimane la notizia che un malware è in grado di diffondersi via Zwave tra dispositivi che lo supportassero). Pensiamo un attimo ad un mondo iper-connesso ove anche l'Industrial IoT prendesse prepotentemente piede... Sinceramente mi fermerei un secondo a riflettere e fari maturare la tecnologia.....

Francesco Bosco

Consigliere Associazione Idrotecnica Italiana - Struttura Supporto Commissario messa in Sicurezza del Peschiera

8 anni

Veramente molto interessante. Grazie! In Acea stiamo affrontando queste tematiche e queste sfide e come user agency abbiamo partecipato al progetto EU FP7 Panoptesec che ci ha permesso di sviluppare strumenti e soluzioni interessanti.

Ilaria De Poli

Mi occupo di testate B2B e dei relativi canali web e social

8 anni

Quello della cyber security è un problema la cui conoscenza non è mai troppa. Oggi occorre ancora, a mio parere, fare cultura e diffondere la consapevolezza di questa problematiche, soprattutto in Italia, dove mi sembra le aziende (per non parlare del singolo...) siano impreparate...

Enzo M. Tieghi

OT Operational Technology, Industrial Software, IIoT, Smart Factory, Industry4.x/5.x, OT/ICS Cyber Security,

8 anni

Complimenti Elena Vaciago per questo post. Mi sembra particolarmente centrato, soprattutto per gente come noi, che si occupa di OT Security (Operational Technology), la protezione da rischi informatici di reti e sistemi di controllo e telecontrollo utilizzati nell'industria e nelle utility. I temi da te elencati nei punti 2,3,4,5 (malware ed anomaly detection, mobile ed IoT, SCADA e CLOUD), rientrano a tutti gli effetti nei programmi di Cyber Security dei sistemi che utilizzano connessioni in reti ed Industrial Internet per la gestione di impianti e macchinari, come indicato in tutte le strategie di innovazione Industria4.0 Ormai sono all'ordine del giorno sistemi con oggetti, sensori e parti di impianto, collegati per trasmettere dati a centri di controllo remoti, ad operatori "nomadici" che li consultano via device mobile (tablet, smartphone) e che utilizzano Cloud (di norma anche diversi contemporaneamente): strategie di protezione perimetrale divengono quindi poco perseguibili e scarsamente efficaci. Meglio quindi seguire la strada di "Anomalies Detection" per identificare comportamenti non congrui con la normale (e sicura) operatività sull'impianto stesso: ci sono oggi tool e device appositamente studiati per il mondo industriale. Ricordiamoci sempre che la OT Security è diversa dalla ICT Security: per rischi differenti si devono utilizzare adeguate contromisure differenti!

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