Dall’ accordo di Parigi del 2015 a Net Zero entro il 2050.
Si sente sempre più spesso parlare di transizione ecologica, ma abbiamo idea di che cos’è, da dove è partita e dove ci porterà?
Partiamo allora da qual era l’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015, un po' la pietra miliare. Due erano gli obiettivi principali:
1. Contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C.
2. Continuare a limitare tale aumento a 1,5%
Ed invece, a tendere, che cosa si intende per Net Zero?
Si parla di Net Zero quando i gas serra rilasciati nell'atmosfera sono bilanciati da una quantità equivalente di gas serra rimossi dall'atmosfera.
A sei anni dall'accordo di Parigi, l'obiettivo è chiaro: limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C al di sopra delle medie industriali, il che significa raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050.
Negli ultimi 5 anni, abbiamo assistito a un aumento degli impegni per il raggiungimento dell’equilibrio Net Zero sia da parte del settore pubblico che di quello privato.
Ma siamo pronti per il 2050?
Purtroppo no anche se i governi approvassero tutte le misure politiche necessarie per realizzare pienamente e puntualmente i loro impegni per le emissioni zero, verrebbe colmato solo il 40% del gap delle emissioni.
Infatti lo sforzo richiesto in termini di capacità industriale è molto consistente e la quota di energia rinnovabile dovrebbe essere 2,5 volte superiore rispetto al 2020 per tutto il 2030.
Consigliati da LinkedIn
Cosa ci servirebbe allora?
Sviluppo di energia eolica e solare, veicoli elettrici, cattura e stoccaggio del carbonio, idrogeno verde e blu, edilizia a zero emissioni di carbonio.
Cosa invece non ci servirà più?
Impianti a carbone non soggetti ad abbattimento già da quest’anno (2021), ma anche nuove caldaie a combustibile fossile dal 2025, soluzioni di illuminazione non-LED dal 2030 e nuove auto alimentate da motori a combustione dal 2035.
Cosa dovremmo anche evitare?
Nuovi giacimenti di petrolio e gas e nuovi impianti di liquefazione di gas naturale. Infatti, pur non compromettendo direttamente il rispetto del budget di carbonio, essi rappresentano ancora un’opportunità sprecata di destinare investimenti verso soluzioni a basse emissioni di carbonio.
Ed ora quindi?
Non ci resta che aspettare e vedere dove la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop26) di Glasgow ci porterà.
Ma sicuramente anzichè rimanere solo ad attendere passivamente ciò che verrà o non verrà deciso in tale occasione, un risparmiatore attento potrebbe chiedersi, facendosi aiutare dal suo consulente finanziario, come poter intercettare il fiume di denaro e di investimenti che su tali progetti progetti verrà riversato.
Se anche tu vorrai approfondire tali tematiche, potrai chiamarmi al 339-6566466 o scrivermi, inviando un'email a claudio.cabella@spinvest.com