Design Thinking. Tecnologia, creatività, empatia per dare forma al futuro

Design Thinking. Tecnologia, creatività, empatia per dare forma al futuro

“Above all…good design must primarily serve people.”

Tra le passioni che coltivo da tempo c’è quella per gli orologi. Ciò che da sempre mi ha affascinato e incuriosito di questi preziosi oggetti è la relazione tra la forma e il loro “cuore”, ossia i meccanismi complessi che li animano.

Un legame sempre essenziale e mai casuale, che rende unico e riconoscibile sul mercato ogni prodotto. Perché sappiamo bene che il design non riguarda affatto solo lo stile.

E’ una combinazione di tecnologia, di scienza, di bellezza e anche della capacità di rispondere ad un bisogno umano. E può essere applicato in qualunque contesto o scenario.

Oggi, nel mondo aziendale, si parla molto di design thinking: un concetto che evoca capacità creative e d’innovazione e che racchiude competenze e discipline diverse.


A questo proposito mi piace citare una frase di Thomas J. Watson, Jr., Presidente e CEO di IBM dal 1952 al 71: “Above all…good design must primarily serve people.” Trovo questa dichiarazione estremamente efficace ed attuale, sebbene risalga a parecchio tempo fa.

Una passione, quella per il design, che non è mai mancata da parte della nostra azienda. Nasce così nel 2013 un vero e proprio dipartimento di business, IBM Design, con l’obiettivo di creare una cultura su larga scala per trasformare l’approccio di IBM ai problemi e alle possibili soluzioni, per migliorare la vita delle persone grazie alle tecniche del design thinking.

In tre anni abbiamo assunto nel mondo oltre 1.300 designers e stiamo continuando lungo questo percorso individuando giovani laureati di talento con una forte attitudine per l’innovazione: ma non solo, sempre più dipendenti e gruppi di lavoro vengono coinvolti in attività di formazione e progetti sul design thinking.

Sono convinto che oggi tutti dovremmo “pensare” come fossimo dei designer per entrare in una prospettiva molto più empatica, più vicina ai nostri possibili interlocutori, in grado di intercettare “sentimenti” e preferenze.

Il design infatti è per sua natura fortemente legato alle emozioni. Che si tratti di un dispositivo, di un app, di un chiosco interattivo, di uno spazio di lavoro, di una nuova soluzione tecnologica, di qualunque oggetto o progetto le capacità di design, creative, di problem solving sono fondamentali per poter avere una particolare sensibilità verso la dimensione umana.

Come cambierebbe la nostra attività se applicassimo più spesso le tecniche del design thinking? 

E’ un nuovo modo per costruire il futuro, che tocca ogni aspetto della nostra vita e del nostro lavoro.

Credo anche che bisognerebbe partire dall’università: entro i prossimi 5 anni oltre il 35% degli skill che oggi sono considerati importanti non saranno più ritenuti tali. Se il design thinking venisse inserito come disciplina nella maggior parte dei programmi accademici con delle attività concrete i giovani potrebbero acquisire non solo nuove capacità e competenze ma anche un approccio mentale per portare sempre più creatività e innovazione nelle imprese che devono affrontare le sfide della quarta rivoluzione industriale

Voi, cosa ne pensate? E nelle vostre aziende quali iniziative state portando avanti su questo fronte?

Io sto definendo con il mio team di marketing e comunicazione alcuni progetti che nei prossimi mesi mi piacerebbe condividere con voi.

Teniamoci in contatto!

Andrea Pasqualetti

B.U. Manager of IBM Software & HCL Solutions presso Computer Gross

7 anni

Articolo veramente ben fatto e ricco di spunti. Complimenti. Credo davvero che l'empatia e la capacità di ascolto verso i nostri interlocutori sia la chiave di una strategia di design thinking di successo.

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