Di chi è la colpa?

Di chi è la colpa?

La prevenzione e la sicurezza naufragano in un mare di burocrazia. Da Matteo Fadenti , Vicepresidente AiFOS, una vicenda reale...ma surreale

Nell’ultimo numero del giornale degli RSPP, proprio nel mio editoriale abbiamo parlato dell’interpretazione strampalata che spesso viene data al D.Lgs. 81/08, cercando di capire quando realmente la norma non aiuta chi la deve interpretare e quando invece sono quelli che la interpretano a complicarsi (o complicare) la vita.

Proprio in questi ultimi giorni, seguendo un nuovo cliente, mi sono scontrato nuovamente con questi concetti, e per questo volevo riprendere il tema e riproporlo, raccontando l’accaduto, lasciando tirare ai lettori le conclusioni.  

Si presenta un ex dipendente di una azienda cliente che decide di mettersi in proprio, effettuando lo stesso lavoro della sua precedente ditta che nel frattempo ha chiuso i battenti. Tale individuo, che chiameremo sig Toscano (nome di fantasia) è sempre stato un lavoratore e si trova a dover affrontare tutta la burocrazia (da tutti i punti di vista, non solo della sicurezza) che un datore di lavoro deve affrontare (ripetendomi più volte che non si sarebbe mai aspettato tutte queste cose).

Quando arriva da noi ci dice che sta assumendo un altro ex dipendente della precedente ditta e che dovrebbe accedere nelle settimane successive in un cantiere presso una ditta molto importante della zona (che chiameremo ditta Verde Blu, sempre nome di fantasia).

Ovviamente elaboriamo il dvr, aggiorniamo i corsi antincendio e primo soccorso scaduti dalla precedente ditta, iscriviamo il sig Toscano al corso DDL RSPP (non vuole nominare per questioni economiche l’RSPP esterno, nonostante l’avessimo avvisato che forse senza un RSPP non lo avrebbero fatto accedere, visto che il corso sarebbe iniziato il mese successivo), teniamo buoni gli attestati del suo dipendente (che aveva fatto giusto l’anno prima il corso generale e specifico sicurezza per lo stesso settore e stesse lavorazioni) gli spieghiamo come deve fare e cosa deve fare sul tema addestramento e richiediamo tutte le informazioni alla ditta Verde Blu per implementare il POS.

Il sig Toscano è uno di quei soggetti non molto al passo con i tempi, non ha il pc; quindi, chiede supporto su ogni aspetto a noi ed al suo commercialista, che tra le altre cose, lo aiuta a caricare tutta la documentazione utile all’appalto su un bellissimo portale della ditta Verde Blu, in modo tale che il committente si ritrova tutta la documentazione e la può esaminare. Entro anche io nel portale, perché il commercialista faceva fatica a capire la questione dvr generale, rumore, ecc. Vedo una cosa strana: nel portale si richiede di tutto, tranne l’RSPP. Non c’è una sezione dove caricare l’attestato di RSPP o la nomina, mentre tutto il resto viene chiesto (ma veramente tutto sia dal punto di vista sicurezza che dal punto di vista fiscale / professionale).

N.B. il sig Toscano è in sub appalto alla ditta Pincopallo (sempre nome di fantasia) che gli appalta appunto una parte delle lavorazioni. Quindi il sig Toscano si interfaccia sia con la piattaforma del committente che con l’addetta della ditta Pincopallo che tiene un po’ le fila della questione e tiene i rapporti diretti con il committente.  

Questo preambolo per spiegare la situazione e per rendere più chiaro quello che andrò a raccontare.

Il Sig. Toscano quindi assume il lavoratore, lo fa salire dalla Sicilia, pagando vitto ed alloggio per poter iniziare a lavorare il primo giorno utile della settimana seguente (all’arrivo del lavoratore).

Di fretta e furia elaboriamo tutto il necessario (visto che come spesso accade i datori di lavoro ci contattano il venerdì sera quando il lunedì devono entrare in cantiere) ed il commercialista carica tutta la documentazione (per lo più quella fiscale) e per fare un piacere al cliente, che non ha nemmeno un pc, carica anche quella della sicurezza, visto che lo stesso sig Toscano gli aveva girato tutta la documentazione che aveva (dvr, attestati ecc).

Arriva il giorno in cui l’addetto deve entrare in cantiere. All’ingresso lo bloccano, quindi mi chiama. “Come mai non ti fanno entrare? Lasciami indovinare, perché non hai l’RSPP?” No, perché ho il corso preposto scaduto. Poi ci sono altre documentazioni che riportano date errate (ma quelle riguardavano il commercialista).

Immaginate la mia risposta: “Come il corso preposto scaduto? Tu sei il datore di lavoro, non ti serve il corso preposto. Il preposto è un lavoratore individuato da te che serve quando tu in cantiere non ci sei”. Il punto è che il commercialista aveva caricato tutti i documenti che il sig Toscano aveva mandato e tra questi c’erano anche gli attestati dei corsi svolti presso la vecchia azienda, dove il sig Toscano era un preposto. Evidentemente chi ha controllato la documentazione però non sa realmente cosa sia un preposto e si limita a guardare le scadenze, come se fosse un robot.

Il sig Toscano mi chiede di sentire l’addetta della Pincopallo, perché c’erano altre cose da verificare / sistemare.

L’addetta della ditta Pincopallo che si interfacciava direttamente con il committente (ditta Verde Blu), mi dice che non torna il fatto che il sig Toscano debba usare un muletto (quale muletto, di chi? Per fare cosa?). In realtà, la mia risposta è che il sig Toscano, come indicato chiaramente nel pos, non usa alcun muletto. Anche qua la loro convinzione deriva dal fatto che il commercialista aveva caricato l’attestato muletti sulla piattaforma (bastava leggere il POS però per vedere che in nessuna fase veniva usato un muletto).

Parlando con questa addetta della Pincopallo (che spero vivamente sia una semplice impiegata messa li per occuparsi di tutti questi aspetti burocratici), ad un certo punto mi dice “poi sul portale non vedo la visita medica del datore di lavoro (sig Toscano)”. C’è solo quella del dipendente. Io ovviamente faccio notare che manca poiché il datore non ha l’obbligo di effettuare la sorveglianza sanitaria, essendo datore di lavoro. La risposta: “si, però se io fossi il committente la chiederei, alla fine è una cosa utile. Non so se va bene questa cosa”. Mi metto a ridere, perché non avevo la forza per piangere o litigare e quindi chiudo la conversazione.

Qualche giorno dopo il sig Toscano (rimossi gli attestati di troppo dalla piattaforma), riprova ad entrare in cantiere. Altro blocco.  Si saranno accorti della mancanza dell’RSPP. Invece no! Manca RLS. L’RLS è obbligatorio per legge, specifica il committente. Senza non si entra.

Dovremmo discutere sulla reale utilità dell’RLS in certe realtà, soprattutto nelle microimprese dove il datore di lavoro lavora a stretto contatto con l’unico lavoratore, ma su questo la colpa è della norma che alla fine ti dice che o c’è l’RLS o l’RLST. Quindi dico al sig. Toscano di sentire la consulente del lavoro, mettersi in contatto con l’Ente Bilaterale di riferimento e di procedere con la nomina dell’RLST. Pensate che la consulente del lavoro sconsiglia la figura dell’RLST (penso perché non avesse voglia di mettersi in contatto) consigliando la “nomina interna e formazione”. Spiego al commercialista che faceva da tramite, che l’RLS non va nominato ma eletto dal lavoratore, che non vuole fare l’RLS. Spiego che per diventare RLS serve un corso di 32 ore che non si poteva organizzare in un giorno (e che peraltro ha anche un costo che il sig Toscano in quel momento non poteva / voleva sostenere) e che doveva urgentemente nominare un RLST (anche perché il sig Toscano sta pagando da una settimana vitto ed alloggio ad un lavoratore fermo in hotel).

Gentilmente l’ente bilaterale nomina in giornata l’RLST, mandando la nomina con nominativo e contatti dell’RLST. Avvisiamo quindi la Pincopallo, la ditta Verde Blu e carichiamo la nomina sul portale.

Risposta della ditta Pincopallo: “non basta la nomina, occorre anche l'attestato di RLS”. La mia risposta è: guarda che forse non hanno letto bene, non abbiamo eletto e nominato un RLS, hanno nominato un RLST. Prova a farglielo notare. Risposta della ditta Verde Blu: Vogliono l’attestazione dell’RLST.

Ok. A questa richiesta mi permetto di far presente alla signorina della ditta Pincopallo (più che altro di fare una riflessione visto che lei non c’entrava nulla con la richiesta ma faceva da tramite) che non è così che si fa sicurezza, che ci si dovrebbe concentrare sulle cose un po’ più serie e pratiche, piuttosto che su certi aspetti meramente burocratici e senza alcuna influenza sulla sicurezza. La risposta della signorina della Pincopallo però è stata la cosa che più mi ha fatto riflettere: “sai, per la ditta Verde Blu è un momento particolare, avrai sentito che è appena successo un infortunio grave e quindi sono diventati molti più rigidi”. La mia risposta è sempre quella: non è così che si prevengono gli infortuni ed i morti sul lavoro.

Io non voglio fare riflessioni su questa storia (più di quelli che ho già fatto), voglio però fare alcune domande a voi lettori, lasciando a voi il dibattito:

  1. Molte volte, quando mi interfaccio con certi datori di lavoro, penso che sia necessario un corso per datori di lavoro. Non solo un corso sulla sicurezza, ma un corso che spieghi cosa vuol dire essere datori di lavoro, le adempienze (sicurezza, fiscali ecc), gli investimenti necessari. Questo corso andrebbe fatto prima ancora di poter aprire una partita iva, prima di ogni cosa, dovrebbe essere un prerequisito fondamentale per essere un autonomo e ancora di più per essere un titolare di società. Quante volte vi siete interfacciati con datori di lavoro allo sbaraglio? Che non conoscono le norme di base? Che non hanno fatto un minimo di planning finanziario e ad una settimana dall’apertura di una società sono già senza soldi? Questo può incidere o no sulla sicurezza?
  2. Più che stravolgimenti incredibili (che sarebbero belli ma ad oggi non fattibili) quanto sarebbe importante che si modificasse in parte (in piccole parti) l’81 inserendo delle specifiche per tagliare le gambe alle interpretazioni strampalate della norma? Ad esempio, dicendo che per una microimpresa l’RLS o l’RLST se i lavoratori non lo vogliono non è una figura obbligatoria (e questo è solo un esempio delle varie semplificazioni che si potrebbero fare, cose in parte richieste da AiFOS al Ministero al Tavolo Tecnico per le modifiche dell’81).
  3. Quante volte la sicurezza è in mano ad impiegati (visto che diventa solamente una questione burocratica dove il contenuto non conta più, conta solo la presenza di un documento e la scadenza) che di sicurezza non sanno nulla, che non conoscono i contenuti della norma (e non è colpa loro, spesso nemmeno gli addetti ai lavori la conoscono come dovrebbero) e che addirittura si spingono a dare interpretazioni personali?
  4. Se voi foste un CSE o un committente, vi preoccupereste maggiormente della presenza dell’attestato di un RLST appena eletto in una impresa con un solo lavoratore (appena assunto) o della presenza di un RSPP formato (esterno o datore che sia)?
  5. Quanto sarebbe più utile fare una sicurezza più pratica e snella, basata sui comportamenti e sulla sicurezza effettiva sul campo, piuttosto che sulla carta? E tutta questa carta è davvero prevista dalla legge o è qualcosa che viene chiesta da ispettori / giudici e a catena dal resto delle figure?

A voi il dibattito.  

PS: come detto i nomi usati sono di fantasia, ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale, e mi piacerebbe dire tantissimo che anche la storia raccontata è di fantasia, ma così non è!

David Pezzotti

ASPP - HSE Specialist

8 mesi

È il paradosso della sicurezza: dovrebbe essere un valore comunitario, semplice, chiaro e accessibile, invece è interpretabile, incerta, dispendiosa e spesso, come anche in questo caso, di banale intralcio/impedimento. Dovrebbe essere “lavorata” da tecnici con comuni attitudini, competenze e abilitazioni, invece spesso finisce in mano a “quello che usa word e il pc”. Dovrebbe essere “costruita e costituita” da azioni efficaci e volte alla riduzione del rischio/danno e comunque agli eventi infortunistici, invece pure al controllo più banale, qualunque odv chiede scatoloni di documenti al fine di trovare “il capello” utile a far cassa e statistica scenica per notiziari privi di idee.

Enrico Morfino

tecnico sicurezza | iosh | irata | rspp | cse | formatore

8 mesi

Storia che si ripete più spesso di quanto non si creda. Ciappini e scartoffie che non aiutano la reale sicurezza in cantiere.

Simone Larghi

Head of Training dpt. - Direttore CFA AIFOS - Formatore - H&S Manager presso Safety Contact srl

8 mesi

sempre più convinto che il nostro lavoro sia anche vocazionale.. chissà se tirate le somme sarà avanzato qualcosa dal punto di vista economico?

Luca Conte

Ingegnere senior presso Spring Studio Petranelli Ingegneria S.r.l.

8 mesi

Si può avere un riassunto?

Maurizio Talamona

Sicurezza e Ambiente

8 mesi

Il punto uno è trent' anni che lo auspichiamo, potrei scrivere un enciclopedia su queste vicende a cui sempre si aggiunge l'effetto Dunning-Kruger...

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