Dietro quel che si vede
Ti aspetteresti una sala stampa funzionale e moderna all'interno di una istituzione vitale come la Camera dei Deputati e in parte lo è... se fossimo negli anni '80 sarebbe ottima, ma quel secolo è andato, perciò un Wi-Fi traballante, poco campo per vari cellulari, spazi angusti dove muoversi, zero postazioni per interviste e software audio-video alla buona gridano rinnovamento.
Questo luogo sforna a getto continuo conferenze e, badate bene, riesce ancora a trasmettere autorevolezza, ma chi vive l'esperienza se ne va a casa con una sensazione di ridimensionamento mista a delusione e desiderio di vederlo fare il salto verso il mondo attuale. La stessa WebTv della Camera meriterebbe un circuito se non più sofisticato, per lo meno più adatto a riprese utili a un mondo digitale.
Il tempo a disposizione poi... Il 15 gennaio abbiamo lanciato la nuova mappa della persecuzione dei cristiani, lo slot era 11:30-12:30, ma come ormai sovente accade (almeno per noi è un must), l'accesso è stato aperto alle 11:20, pochi minuti dall'inizio... ciò significa che la trentina di persone accreditate hanno impiegato circa 28 minuti per passare i controlli di sicurezza, obbligandoci a tardare l'inizio e a correre poi perché "dovete liberare alle 12:30".
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Così arriviamo alla foto qui sopra: per un'intervista con Paolo Fucili di Tv2000, ci hanno invitati ad entrare fisicamente nella Camera e a infilarci dentro una ex sala media adiacente a quella della conferenza. Apro-chiudo parentesi: di fatto la sala stampa è dentro la Camera, ma gli accreditati non hanno vero accesso al resto della Camera, visto che i lavori sono in corso, quindi l'autorizzazione è legata a quei 60/70 mq di sala stampa che dai TG appaiono molto di più. L'ex sala media è svuotata di mobilio, palesemente in disuso, residuo di un passato in cui i giornalisti l'affollavano alla ricerca di interviste, scoop, gossip e opinioni. Gli sfondi erano grezzi, quindi trovare il punto dove filmare ha richiesto qualche istante in più e un risultato appena sufficiente.
Credo l'abbiamo passata l'epoca in cui internet e i social hanno affossato il giornalismo, riducendo le redazioni all'osso e i fondi per reportage veri al minimo: ci sono nuovi metodi, piattaforme, strumenti, interazioni possibili per risollevarlo, uscendo dal vortice dei taglia-incolla o del far scrivere il pezzo all'AI di turno. E certo è una giungla, ma a me pare che di verità ce ne sia sempre più bisogno. E i prossimi anni, beh, ci urlano che sarà ancor più una chiave di volta la certezza della fonte, del dato, del fatto, per capire il mondo in cui viviamo.