"Digitale e colloqui di Counseling".
Il suono del citofono, l’aprirsi della porta, lo stringersi di due mani all’ingresso di uno studio professionale: una realtà che esiste ancora, ma che sta anche cambiando.
Gli incontri delle “relazioni d’aiuto”, Counseling, Coaching e altre, oggi possono avvenire rimanendo a casa, basta un computer e una connessione wifi.
Di questa realtà dell’era digitale se ne parla, in vari ambienti, già dall’inizio degli anni 2000; a Insight abbiamo iniziato a rifletterci nel 2010, stimolati dagli inviti che avevamo dagli enti di categoria di Counseling americani.
Nel nostro paese
In Italia, allora, eravamo lontani da questa possibilità, ma gli avvenimenti degli ultimi anni hanno avviato un forte cambiamento di abitudini e di tendenze; lo smart working, per esempio, ma non è l’unico, da soluzione di emergenza è diventato una normale possibilità. Così come sempre di più, soprattutto le persone giovani, preferiscono fare scelte che tengano conto della qualità della Vita, e vanno a ripopolare borghi che erano semi abbandonati, o si trasferiscono in piccole località.
Nonostante tutti questi cambiamenti, il nostro paese dimostra tendenze un po’ diverse, questo è quanto affermano varie ricerche statistiche. I giovani nativi digitali, per esempio, non sono tanto digitali:
- solo il 58,3% dei giovani italiani tra 16 e 19 anni possiede competenze adeguate,
- a fronte del 69,2% dei coetanei europei (ricerca Openpolis del 2021).
Le cose peggiorano se si allarga la platea agli italiani tra i 16-74 anni:
- solo il 45,6% ha competenze digitali di base,
- contro il 53,9% degli europei,
- il 22,5% le ha superiori,
- il 26,4% invece in Europa
Opinioni e pregiudizi
Un’altra tendenza della mentalità italiana sullo svolgere una professione d’aiuto online è considerarlo come di minor valore.
Di certo l’improvvisazione, il “fai da te”, uniti a una conoscenza amatoriale degli strumenti, non possono essere le attitudini di un professionista. Il punto non è se il digitale sia giusto/sbagliato, efficace/non efficace di per se; è necessario spostare l’osservazione su come lo si usa. Questo vale per l’utilizzo a titolo privato, così come per l’esercizio di una professione.
Uno dei pregiudizi più comuni è che i colloqui da remoto non siano altrettanto efficaci di quelli in presenza. Tuttavia, questo non è necessariamente vero. Con competenze adeguate e le giuste attrezzature, i colloqui da remoto possono essere altrettanto produttivi di quelli in presenza. Inoltre, i colloqui da remoto possono anche avere alcuni vantaggi, come vedremo tra breve.
Un'altra idea comune è che i colloqui da remoto siano meno personali e coinvolgenti di quelli in presenza. Anche in questo caso, non si tratta di una verità scontata; piuttosto servono tecniche di comunicazione e relazione adeguate al mondo digitale, saper creare la giusta atmosfera. Integrando competenze specifiche per favorire l’incontro online, i colloqui da remoto possono essere altrettanto coinvolgenti e personali di quelli in presenza.
Consigliati da LinkedIn
Sono due i dati oggettivi che possono incidere sulla qualità del colloquio di Counseling online:
- l’insicurezza del professionista data dalla scarsa familiarità con devices e piattaforme,
- una mindset fissa, non disponibile, che evita o respinge il cambiamento del digitale.
Vantaggi VS Svantaggi
Alcuni svantaggi derivano in primo luogo da un utilizzo approssimativo; oggi esistono linee guida e corsi di aggiornamento che offrono competenze specifiche ai professionisti delle relazioni d’aiuto che desiderano svolgere, anche solo in parte, la loro attività da remoto. Per i Counselor è prevista la formazione continua, il costante aggiornamento; con l’entrata massiccia del digitale nel lavoro, è necessario che anche queste competenze ne facciano parte.
Un altro svantaggio é dato dal non essere fisicamente nella stessa stanza, lo studio professionale, luogo nel quale avviene l’incontro tra un professionista e un cliente. Tra le competenze specifiche sulle quali è necessario formarsi per offrire incontri online, una parte riguarda precise “buone pratiche” e attenzioni che consentono di ovviare in buona parte a questo aspetto. Con la chiarezza che presenza e virtuale sono diversi e soggetti a meccanismi specifici, dei quali il professionista deve essere a conoscenza e prendersi cura.
Esistono anche vantaggi, non sono pochi; coprono aspetti di tipo personale, come per esempio non dover compiere tragitti in auto o con i mezzi pubblici, poter usufruire di fasce orarie comode, trovare più facilmente soluzioni che rispondano a esigenze famigliari, di lavoro, personali.
Inoltre, alcune persone si sentono più a proprio agio a parlare da remoto, il che può portare a conversazioni più aperte.
Meno spostamenti con automezzi significa avere impatto sull’ambiente, risparmio di tempo e di denaro. Persone con vite dense di impegni, quelle che hanno necessità di contenere le spese, chi vive lontano dalle città, chi è costretto all’immobilità oppure ha difficoltà di movimento, gli anziani: queste alcune delle fasce di popolazione che possono trovare una soluzione efficace rivolgendosi a un professionista che lavori anche da remoto.
Post pandemia
Durante la pandemia abbiamo vissuto un cambiare drastico rispetto al modo di lavorare e di stare in relazione con gli altri. Una delle maggiori modifiche è stata la transizione verso il lavoro da remoto; alcune persone hanno sperimentato che lavorare da casa era comodo, per altre, invece, questo cambiamento è stato difficile da gestire.
Tutto questo ha lasciato vari strascichi, tra cui quello di associare il remoto alla pandemia, con tutto quello che ne consegue a livello emotivo. I cambiamenti forzati, inoltre, non sono facili da affrontare e, a volte, favorisce la tendenza a volere che “tutto torni come prima”; desiderio questo impossibile da realizzare, il mondo è cambiato e continua a cambiare velocemente.
Prospettive
Eminenti università americane, l’Accademia delle Scienze e altri importanti istituti di ricerca, hanno pubblicato dati che chiedono attenzione: con il lavoro ibrido si dimezzano le emissioni di CO2.
Cambiare abitudini rispetto a dove lavorare, in quali ambienti e con quali strumenti, genera anche nuovi stili di vita, questo fenomeno è già in corso. La flessibilità di lavoro che il digitale e le tecnologie consentono, apre nuove prospettive e nuove logiche, all’interno delle quali sono tenute in considerazione sia il reddito, sia condurre un’esistenza a misura di essere umano.
Stiamo vivendo una fase di transizione: il mondo così come lo conoscevamo sta cambiando e, poco alla volta, un nuovo mondo, fatto di altre realtà, si sta affacciando. Come in passato, non tutto è funzionale, alcune cose sì, altre no; un grande punto di forza è dato ad ognuno rispetto a come si pone rispetto a questi cambiamenti che sono inevitabili. Secondo il naturalista inglese Charles Darwin, “Non è la specie più forte che sopravvive, né quella più intelligente, ma quella che meglio si adatta ai cambiamenti”.
Come persone, le nostre abitudini riguardo gli acquisti, i consumi, gli spostamenti, le tecnologie, l’ambiente, devono essere riviste e modificate poco alla volta. Lo stesso rinnovamento è necessario anche come individui che lavorano, qualsiasi sia l’attività professionale.
Siamo tutti coinvolti da questa “chiamata”.