Dissertazione sul Cuore di questi tempi, e non solo
Ho recentemente letto che i popoli dell’antichità ritenevano che il cuore fosse il centro dove convergono e si concentrano tutte le sensazioni che sperimentiamo nella vita e la fonte delle conseguenti reazioni fisiche, intellettive, emotive e di senso.
Non a caso, da un punto di vista meramente anatomico, il cuore sta ben posizionato nel petto tra la pancia, regno degli istinti, e la testa, regno del pensiero. Messo lì in mezzo quasi a svolgere una funzione di arbitraggio tra l’agire di impulso ed il pensare prima di fare.
Nell’era moderna, l’essere umano ha iniziato a spostare la propria attenzione e considerazione un po’ più in alto, nella testa, sede della ragione. Tutto ciò che è razionale, risultato di pensiero e di un processo logico, ha acquisito maggiore importanza e considerazione rispetto alle emozioni. Soprattutto nel mondo occidentale, per ragioni storiche e culturali, il ruolo centrale del cuore come sede delle sensazioni è quindi progressivamente passato in secondo piano relegando questo organo alla sola, per quanto importante, funzione fisiologica di pompare il sangue nel corpo, ossigenare gli organi e quindi mantenerci fisicamente in vita.
Non serve qui filosofeggiare su come l’ascesa dal petto alla testa, possa aver seguito l’ambizione e l’orgoglio dell’umanità di tendere al cielo o al divino. Ciò che a mio parere è importante comprendere è come questa sostituzione abbia causato nel tempo l’atrofia di una qualità che ci apparteneva e che sarebbe oggi utile recuperare per affrontare i momenti di crisi, di incertezza e di transizione in cui ci imbattiamo nel nostro vivere: la capacità di mettersi in ascolto del proprio cuore.
Per riportarci ad oggi e cercare testimonianze concrete di quanto il pensare e l’essere razionale abbia acquisito maggior credito rispetto all’intuire ed al sentire, basta osservare i criteri, i sistemi ed i modelli di valutazione e di sviluppo della persona in ambito didattico ed organizzativo, Sperimentiamo quotidianamente realtà educative che valorizzano il Quoziente Intellettivo come parametro di riferimento unico per misurare il talento trascurando invece la creatività e tutte le sue potenzialità, organizzazioni che danno priorità a leve di motivazione estrinseca (retribuzione, ruolo, carriera) rispetto a quelle intrinseche (qualità delle relazioni, acquisizione di nuove abilità, senso di scopo) e realtà aziendali che ancora faticano ad evolvere da una mentalità statica, dove il risultato è l’unico parametro per valutare il successo o meno di una persona, ad una mentalità dinamica dove invece è l’apprendimento, conseguito nello sperimentarsi e spesso nel far tesoro dagli errori commessi, il reale fattore di crescita.
Mettersi in ascolto del proprio cuore significa riscoprire la possibilità di sentire o anche solo di percepire l’essenza delle sensazioni che proviamo per poi, da queste, dare libero sfogo all’immaginazione ed alla creatività ma significa anche stimolare le nostre capacità di intuire ed innovare per poi scoprire e farci sorprendere dalle conseguenti sensazioni (soddisfazione, autostima, positività).
Quando è stata l’ultima volta che avete vissuto una sensazione così intensamente dentro di voi da farvi dire “wow!”? come è cambiato il vostro livello energetico? quanto vi piacerebbe riviverla, magari ogni giorno?
Credo che nei momenti di discontinuità e di transizione, come quello che stiamo vivendo in questo periodo, le migliori e più efficaci soluzioni si possano trovare solo attraverso la capacità di osare, uscire dagli schemi e cambiare le cose rispetto a come abbiamo sempre fatto. Il pensiero razionale, con tutti i suoi effetti e risultati positivi, ma anche con tutti i suoi limiti, pregiudizi, sentimentalismi e condizionamenti, da solo non può esserci di aiuto. Abbiamo anche bisogno di lasciarci condurre da sensazioni ed emozioni per poter immaginare, creare ed innovare.
A questo punto mi sorge un dubbio: vuoi vedere che dentro a tutto ciò che sta accadendo nel mondo in questo periodo c’è una rivincita del cuore che reclama il diritto di riguadagnare il proprio ruolo nella nostra vita?
Postilla per chi, essendosi convinto o anche solo incuriosito, voglia iniziare a praticare l’ascolto del cuore: dopo un lungo periodo di inattività, non basta dire faccio perché io sia in grado di fare; l’ascolto del cuore richiede consapevolezza, volontà, allenamento e pratica. La buona notizia è che ci si può lavorare…
To be continued, stay tuned!
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