DIVERSITY E NUOVI MODELLI DI GESTIONE
Da un rapporto della Commissione Europea emerge una dato che ormai non sorprende più nessuno. A parità di impiego la differenza retributiva tra uomini e donne si attesta intorno al 16%. Se può consolare il dato risulta stabile negli ultimi anni.
Un ulteriore esempio che fa emergere forti differenze nel mondo del lavoro è dato dalla presenza delle donne ai vertici delle aziende, il cui numero è ancora molto basso anche se ci sono delle interessanti eccezioni .
Diverso tempo fa ho letto su “La Stampa” un interessante articolo in merito alle politiche adottate dalla società Bon Prix, specializzata nella vendita al dettaglio di abbigliamento e prodotti tessili.
Cominciamo da un dato che spesso non si riscontra in altre realtà aziendali. Il personale è composto da donne per l’84%!
La società ha introdotto numerosi strumenti di welfare aziendale, finalizzati ad aumentare il benessere e l’engagement del personale, tra i quali la prevenzione sanitaria, la promozione dell’attività fisica, campus per i figli dei dipendenti, il servizio di lavanderia, consegna del pane, la vendita di frutta e verdura in azienda ed il fattorino che va a pagare le bollette.
Riservare la dovuta attenzione al contesto territoriale nel quale si opera, sta diventando sempre più comune e non mancano esempi di conciliazione tra profitto e valore etico-ambientale delle politiche rivolte al personale.
Oggi il tema della della conciliazione lavoro – vita familiare assume particolare importanza. Consente alle donne di partecipare alla vita produttiva, per usare un’espressione di qualche tempo fa, ma più importante lo trasforma in un benefit immateriale la cui necessità è vista come cruciale in termini di ingaggio, motivazione e retention.
Esperienze di questo genere fanno emergere in maniera forte il necessario cambio culturale e concettuale rispetto all’argomento della diversity.
Ritenere il binomio conciliazione lavoro – vita familiare eticamente importante, contribuisce a modificare il concetto stesso di lavoro, stimolando la ricerca e l’introduzione di strumenti più adeguati per soddisfare quella che viene vista dalle persone e dalle organizzazioni come una priorità.
Per anni il tema della diversity è stato considerato come un problema. Spesso alle donne si è chiesto di adattarsi ad una struttura organizzativa concepita per il lavoro maschile e soprattutto riconducibile ad un modello di società dove le donne nel mondo del lavoro erano un numero più esiguo. Oggi che la presenza femminile nelle aziende è diventata importante, è necessario modificare il modello di riferimento. Fortunatamente si sente sempre più spesso parlare di strumenti come lo smart working, ma per affrontare la tematica in maniera costruttiva, consentendo alle aziende di evitare di perdere il prezioso contributo che le donne possono dare alle aziende, sarebbe necessario procedere ad un cambio culturale adattando l’organizzazione aziendale alle esigenze del proprio personale e non il contrario.
Roberto Turchetti
Consigliera Municipale
9 anniCaro Roberto, molto interessante e di notevole attualità il tema individuato, "la diversity" che a sua volta si collega alla conciliazione work life balance,cultural mix , age discriminarion, etc., temi che riguardano in realtà tutti e non solo le donne, anche se oggettivamente le "vittime" del gap culturale , non solo economico, restano pur sempre le donne. Mi auguro si riescano a superare queste importantissime sfide , in particolare il tema del "benessere" è determinante in azienda, ai fini del successo del business. Purtroppo nonostante l'impegno delle direzioni HR, spesso si dimentica l’importanza reale del capitale umano che non viene equamente valorizzato. Mai come oggi, in un mercato del lavoro in oscillazione permanente, il valore delle Persone dovrrebbe essere acclarato , come giustamente suggeriva Ferdinando il lavoro di change management non termina mai!
Head of People Management at MICO2026
9 annicaro Roberto, il tema della diversity nelle aziende multinazionali è in agenda da tempo con alterne fortune e risultati, ma alcuni passi sono stati compiuti. Questo vale anche per le politiche di compensation, laddove l'oggettiva applicazione di salary grid legate alla posizione (e non all'incumbent) dovrebbero garantire "parità di trattamento"... nevertheless il gender pay gap è ancora intorno al 25% (medione globale)... come HR abbiamo ancora tanto da lavorare! e sulla diversity mi permetto di suggerire un ulteriore tema, che potrebbe essere oggetto di uno dei tuoi prossimi post: la age diversity nelle sue sfaccettature (cultural mix, age discrimination, etc...) un caro saluto, Nando