Dont cry for me Amuchina.
Ve lo dico subito, ho un po' di raffreddore. Così se volete potete smettere di leggere, o indossare la mascherina prima di farlo, poi non potrete dire che sono stato io a contagiarvi. Comunque, se siete dei temerai e volete rischiare, oggi le mie riflessioni oziose parleranno di come sia stata affrontata l'emergenza COVID19 dal punto di vista della comunicazione. Partendo da Evita.
Eva Duarte Peron l'arte di comunicare con le masse ce l'aveva nel sangue. Nata poverissima, attrice radiofonica e di teatro, ha saputo conquistare un intero paese con un corretto linguaggio del corpo (le sue iconiche braccia allargate ad abbracciare e benedire la folla come una madonna o la "Santa Evita" cantata nel musical di Andrew Lloyd Webber ), diventando perfino modello per la planimetria di una città creata seguendo il suo profilo, quando si dice il branding... Negli ultimi tempi non riusciva a reggersi in piedi per i dolori provocati dalla malattia che l'avrebbe portata alla morte. Narra la leggenda che si fosse fatta costruire un'imbragatura che la tenesse in piedi sulla macchina scoperta, e la foto messa in apertura mostra come si facesse sorreggere da altri per affacciarsi al balcone. Perché in fondo è così che fa un leader, etimologicamente uno che guida e che sa farsi vedere più forte dei problemi che lo possono affliggere. Poi ci sono i follower.
Per follower intendo anche quelli che, sempre etimologicamente, seguono i sondaggi e gli umori del popolo perché non sanno bene dove andare, ancora meno dove poter guidare qualcuno. Quindi proprio nel momento in cui (dopo soli tre giorni di emergenza che ha svuotato Milano e i bancali dei supermercati) decidono di non allarmare la popolazione si presentano davanti a uno smartphone e indossano platealmente una mascherina, di quelle inutili da dentista, che si vedono indossate dai pochi esemplari di milanesi che circolano nella metropolitana. Il messaggio è palese: "anche noi, qui nel palazzo, possiamo essere vittima del contagio, una mia assistente lo è stata, e quindi prendiamo le vostre stesse precauzioni. Siamo come voi, come voi ci preoccupiamo e prendiamo le precauzioni che possiamo". Senza contare l'incoerenza con il messaggio che, nello stesso partito, offre chi spavaldamente affronta il rigore della montagna brandendo salumi e formaggi, rigorosamente senza mascherina (forse anche perché con la mascherina si perde il gusto della gastronomia locale). Siamo gente semplice, dateci un messaggio chiaro: dobbiamo indossare la mascherina e restare chiusi in casa con aria afflitta, oppure girare fra le nostre località turistiche valorizzandone le bellezze e la gastronomia come farebbe un influencer turistico?
Sempre nello stesso partito, che sta mostrando una linea di comunicazione ondivaga e umorale, pare invece che i turisti e gli scambi culturali con i paesi esteri non siano proprio bene accetti. Nella regione di Marco Polo, quella che anche sugli scambi con la Cina ha fondato storicamente la sua ricchezza, quella che dopo aver trasferito molte attività produttive nell'impero comunista (perché i cinesi sono ancora comunisti ufficialmente) si sta facendo acquistare sempre più imprese dalle compagnie cinesi e ha nel mercato cinese un grande bacino commerciale per molte attività produttive, c'è un governatore che a questi difficili ma importanti interlocutori turistici e commerciali dice che che non si lavano e mangiano i topi vivi come i Visitors.
Intanto, Milano non si ferma, stando allo spot realizzato in fretta e furia per mostrare come la città continui a essere viva e vitale (le foto che vedete le ho scattate lunedì su un treno normalmente stracolmo e alla fermata Centrale della linea 3, alle 8e50 del mattino, e a Porta Romana alle 18e19: chi frequenta Milano sa che cosa ci sia su quelle banchine normalmente). Peccato però che si fermino i bar, i musei, i cinema e perfino il Salone del Mobile, spostato a giugno con une velocità talmente sorprendente che lascia sospettare che le aziende della filiera del design, che in Cina hanno gran parte della produzione, fossero preoccupate non tanto del virus in Italia, quanto dei ritardi di cui Transport Insights parlava già alla fine di gennaio, prima ancora che il governo di Pechino decidesse di prolungare i festeggiamenti del capodanno cinese proprio per mascherare i problemi dovuti al virus. Chissà, forse "L'Italia non si ferma" perché la sua produzione interna si è fermata già da una ventina d'anni, legata com'è all'importazione sia di materie prime sia di manufatti, e magari sarebbe il caso di pensare seriamente a come ormai parlare di paesi, o di regioni, o di città sia palesemente fuori tempo in un mondo sempre più correlato, dove la famosa farfalla di Singapore batte le ali ormai in maniera costante causando tornadi un po' dappertutto.
Se il mondo è cambiato, però, non siamo cambiati noi: lo hanno dimostrato i saccheggi ai supermercati e nei negozi di alimentari, dove si sono viste famiglie di 4/4 persone comprare scorte di merci deperibili che avrebbero potuto sfamare un esercito. In fondo nonostante gli smartphone siamo sempre governati dalla cara, vecchia amigdala, la ghiandolina del cervello che ragione in termini binari: uccidi/scappa, mangia/fatti mangiare, amico/nemico. Ed è proprio per questo che servirebbe un auriga come quello descritto da Platone nel Fedro, capace di guidare con la ragione i due cavalli imbizzarriti che trainano la nostra vita quotidiana: quello nero dell'istinto materiale e quello bianco dello spirito (quest'ultimo potrebbe essere sostituito più realisticamente con quello azzurrino degli schermi della realtà virtuale). Invece, a vedere dalla gestione delle comunicazioni di emergenza di cui abbiamo parlato, pare proprio che il nostro carro sia guidato da un gruppo di Fetonti (no, non è un refuso, non voglio offendere nessuno, non mi permetterei mai). Fetonte era il figlio illegittimo di Apollo che pretese dal padre di guidare il carro del sole senza averne la forza o la capacità, bruciando così una gran parte della terra (l'Africa, e nello specifico la Libia, perché alla fine è da sempre lì che vanno a ricadere le disgrazie di un mondo governato senza criterio).
Tutto questo per dire, ancora una volta, che la comunicazione è troppo importante per essere lasciata all'istinto o per agganciarsi all'istante: perfino Taffo, il re dell'instant marketing, ha scelto con tanto di video ufficiale di non fare ironia su facebook. Peccato che poi l'abbia fatta su Twitter, con un post immediatamente rimosso dopo aver scatenato l'indignazione (del pubblico, ormai pronta a scattare per ogni minima cosa: in un mondo che ragiona per hashtag, basta la parola CORONA per scatenare panico e levate di scudi. Ne sa qualcosa la birra omonima, che ha perso l'8% alla borsa di New York di questa settimana, a causa sia dell'ignoranza e della paura di buona parte del pubblico, sia del senso di presunta superiorità degli autori di meme che vorrebbero essere spiritosi a tutti i costi.
E l'Amuchina del titolo? Lei non piange di sicuro: Angelini Pharma ha distribuito un comunicato ufficiale in cui prende le distanze dagli aumenti ingiustificati e rassicura con un ottimo comunicato stampa (perché la comunicazione non è soltanto fuochi d'artificio, sentimento e "facce ride", ma può essere anche un sobrio comunicato stampa redatto come si deve) sul fatto di aver incrementato senza aumenti di prezzo la produzione del disinfettante più amato dagli italiani. Più amato perfino dei Nutella Biscuits cui comunque è stata accostata in uno degli inevitabili meme che girano in questi giorni. Non si capisce ancora bene se per esorcizzare il problema o se perché, ci piace essere protagonisti di qualcosa di virale. Fosse anche una malattia.