Dopamina e Social Media
Proviamo a sviluppare questa analisi partendo da una semplice domanda.
Che cos’è la dopamina?
Ecco la risposta che ci fornisce la neuroscienza: è un neurotrasmettitore che viene utilizzato solo dal 1% dei neuroni celebrali, ma riveste una fondamentale importanza perché attivo in diverse funzioni a livello motorio, psichico e comportamentale.
Sino ad ora sono state analizzate tre principali vie dopaminergiche:
1 fascio nigro-striatale (70% di tutte le cellule dopaminergiche), queste fibre sono coinvolte a tre livelli: motorio, emozionale e cognitivo.
2 via mesolimbica, questo fascio è coinvolto nelle sensazioni di eccitazione, nei sistemi di piacere e della ricompensa interiore.
3 via tubero-infundibolare, questo fascio regola, in modalità inibitoria, la secrezione di prolattina (ormone prodotto dall’ipofisi).
Il meccanismo che interviene quando postiamo un contenuto su un social media e riceviamo i nostri like o commenti è la via 2 mesolimbica. Quella coinvolta nelle sensazioni di piacere e ricompensa interiore.
In questo articolo su Psychology Today , lo psicologo clinico David J Ley, in pratica ad Albuquerque, nel New Mexico, chiarisce la funzione della dopamina.
Quando una persona cerca di provare piacere, la dopamina viene rilasciata nel cervello. Nelle aree e nelle parti che sperimentano e processano il piacere. Ma il ruolo della dopamina NON è quello di farti sentire bene. Il piacere e la sensazione di euforia provengono da oppioidi rilasciati in diverse aree celebrali. Il ruolo della dopamina nel piacere e nella ricompensa è quello di aiutare il nostro cervello a riconoscere una "salienza incentivante". Ovvero una situazione che sta per provocare piacere. Quindi è come se ci fosse una specie di sentinella interna che ci dice:
"Hey, fai molta attenzione, stai per sentirti bene, ricordati cosa stai facendo, così puoi ripeterlo. "
Ergo la dopamina riguarda più una questione di apprendimento. Apprendimento di qualsiasi cosa che ci fa sentire bene e che possa essere, in qualche modo, replicata in futuro. Infatti la produzione di dopamina sembra diminuire in situazioni certe, già sperimentate e rodate, mentre aumenta in situazioni più incerte; dove il fattore apprendimento gioca un ruolo molto importante.
Focalizzandosi sul processo di apprendimento ridiamo, come sostiene il dottor David J Ley, un ruolo centrale a quelli che sono i bisogni, i desideri e i comportamenti che hanno importanza e significato per le persone.
Sembra un buon inizio per riflettere sul rapporto che c’è tra la pubblicazione di un contenuto su un social media e le nostre personali reazioni. Un po’ sollevati dalla possibile ed incontrollata dipendenza da dopamina, ci rimane da comprendere quali possono essere le nostre profonde motivazioni che ci spingono ad avere una vita "social" più o meno intesa.
Per stimolare la mia e la vostra ricerca sulle motivazioni che ci spingeranno a pubblicare il nostro prossimo contenuto su qualche piattaforma, mi piace terminale questo post citando Martin Lindstrom, consulente e autore di bestseller come Neuromarketing e Small Data:
“Anche le persone più sicure di sé diventano insicure quando nessuno le guarda”
P.S. Ops... anche questo post è un contenuto su una piattaforma social... questa sera ho un buon motivo per non guardare la TV :-)
Reference:
Fabbro, F., (2016), Le neuroscienze: dalla fisiologia alla clinica. Carrocci editore, Roma.
Oliviero, N., Russo, V., (2013), Psicologia dei consumi. II edizione. McGraw-Hill, Milano
Frith, C., (2009). Inventare la mente. Come il cervello crea la nostra vita mentale. Raffaello Cortina Editore, Milano.