Dopo rialzi significativi, a seguito degli annunci della FED e della BCE e del dato sull'inflazione, i mercati consolidano i livelli raggiunti
Il mese di novembre ha portato con sé una serie di sviluppi significativi nei mercati finanziari, influenzati sia da dinamiche geopolitiche che da eventi macroeconomici. Sul fronte geopolitico, il conflitto israelo-palestinese ha vissuto giorni di relativa calma, caratterizzati da uno storico scambio di prigionieri. Inoltre, nel contesto delle relazioni internazionali, l'incontro tra Biden e Xi Jinping a San Francisco ha rappresentato un momento importante. Durante questa riunione, sono state affrontate e concordate questioni militari e di sicurezza, sottolineando l'importanza di un dialogo bilaterale nel contesto economico globale. Dal punto di vista macroeconomico, l'attenzione si è spostata sull'annuncio della Federal Reserve riguardo a una pausa nei rialzi dei tassi d'interesse. La conferma della politica monetaria della banca centrale è giunta con il dato sull'inflazione americana, che ha mostrato un rallentamento al di sopra delle aspettative, sia nel dato totale che in quello core. La risposta dei mercati a questa notizia si è tradotta in una generalizzata riduzione dei rendimenti dei titoli governativi. Il rendimento del titolo a 2 anni USA è sceso al 4,95%, mentre il decennale ha chiuso la settimana al 4,50%. Nel panorama europeo, i rendimenti governativi hanno subito un modesto rialzo, recuperando parte del terreno perso nelle settimane precedenti. Il tasso a 2 anni Bund ha chiuso la settimana al 3,30%, registrando un incremento di circa 10 punti base, mentre il decennale tedesco si è attestato al 2,60%. Nel corso del mese novembre, lo spread Btp-Bund è ulteriormente diminuito, raggiungendo i 160 punti base, con un rendimento del decennale italiano che si è posizionato al 4,20%. Sul versante azionario, i mercati hanno sperimentato un aumento superiore al 9% rispetto ai minimi di ottobre dello scorso anno. Nonostante ritorni positivi, verso la fine del mese, questi sono stati contenuti da un clima di soft lending e dalla chiusura parziale dei mercati USA. Nel contesto valutario, il dollaro prosegue la sua tendenza di indebolimento, chiudendo la settimana a 1,09 contro l'euro.