DOVE E COME CRESCERANNO LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI ?

DOVE E COME CRESCERANNO LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI ?

Che business sarà quello dell’intelligenza artificiale? Ci sono pochi dubbi sul fatto che gli strumenti più efficaci si svilupperanno negli ecosistemi dei grandi player digitali globali e contribuiranno a rafforzare la loro dominanza economica. Tuttavia, non tutti i grandi potrebbero essere abbastanza veloci ed efficaci nel cogliere le implicazioni dei nuovi modelli di business e qualcuno, come sempre accaduto in passato, potrebbe cedere il passo. L’obsolescenza di servizi concepiti ormai un quarto di secolo fa potrebbe riguardare i motori di ricerca, o i social network così come li conosciamo?

L’Europa pare avere imboccato una strada parallela, che le si confà maggiormente, quella di regolare il business, più che di plasmarlo. Ma conviene regolare un business nascente – in modo inevitabilmente astratto - o è invece più opportuno attendere che si consolidi per attenuarne alcuni aspetti troppo rischiosi, senza frenare l’innovazione e la possibile emersione di nuovi competitor?

In questo scenario, che oggi appare affascinante e pieno di promesse, ma che a breve potrebbe consolidarsi senza grandi spazi per nuovi player digitali, l’Italia immagina di giocare una partita guidata dallo stato e alimentata da investimenti pubblici. Strada un po’ velleitaria, per un paese alla perenne ricerca di risorse per mantenere un costoso sistema di welfare e alle prese con problemi sociali gravi e incancreniti, mai avviati a vera soluzione.

Tuttavia, l’idea di dare una direzione e di catalizzare le risorse (private) ha un senso, quello di unire le forze e non sprecare risorse. Può funzionare nell’ambito della ricerca applicata, mettendo in rete le competenze esistenti e, soprattutto, attirandole dall’estero.

La “sfida dell’IA”- come ormai siamo abituati a chiamarla ogni giorno - non sarà, per la gran parte delle persone e delle aziende, quella degli strumenti, ma quella del loro uso per accelerare lo sviluppo di competenze. Vinceremo la sfida se faremo ripartire la crescita della produttività, bloccata da decenni; produttività che non è più quella derivante da una sequenza di azioni e operazioni da ottimizzare con l’approccio “tempi e metodi”, ma è quella dei servizi, da rendere più veloci e personalizzati, quella di un mix simbiotico uomo / “macchina”, che fa crescere entrambi. Vinceremo la sfida se cresceranno sia i margini che le retribuzioni, se i giovani saranno rapidamente efficaci all’interno delle organizzazioni, senza anni di affiancamento e affinamento. Vinceremo la sfida se ci ricorderemo di aiutare le persone che rischiano di rimanere indietro, ma anche se avremo il coraggio di non ostacolare l’evoluzione e la crescita delle aziende più rapide a valorizzare l’IA, a scapito delle altre.

La via “italiana” all’IA passa attraverso la sua applicazione a contenuti e contesti “italiani”, che dobbiamo mettere le intelligenze artificiali in grado di conoscere e apprendere: a partire dai testi, dalla lingua, dalle immagini, dalla musica. Come un bambino impara e cresce nell’ambiente in cui è immerso, così faranno i nuovi strumenti digitali, se troveranno chi li accoglie e chi “presta” loro la propria intelligenza. Il vero investimento in IA è profondamente umano.

Massimo Fiaschi

Segretario Generale Manageritalia

7 mesi

Molto d'accordo Mario, senza il capitale privato il pubblico può poco. Perché ci sia il capitale privato l'AI deve essere davvero utile per migliorare la produttività nelle aziende e perché questa sia non a discapito del lavoro umano non deve essere subita. La via umana dell'investimento in IA come dici tu è la strada da seguire.

Claudio Marcheselli

Board Manager at Applied innovation makers, Co-founder in Fast Applications Ltd

7 mesi

Condivido completamente Mario. Inoltre la via italiana è molto creativa, poco standardizzata e multiforme: sia che si tratti di moda, di meccanica, di food o di servizi, oltre all'ingegno, la creatività è determinante. Sono anche componenti importanti della competitività italiana. Quando il contesto è strutturato e standard la AI (soprattutto, ma non solo, generativa) può produrre risultati con pochi sforzi. In Italia la situazione è diversa. Per questo motivo la sfida dell'adozione della AI e il suo impatto nei processi aziendali sarà in Italia una delle più complesse. Sarà comunque un passaggio irrinunciabile che ci farà crescere.

Giorgio Cinciripini

Past President di Assocontroller vice presidente della Associazione italiana elettrosensibili

7 mesi

Grazie Presidente. Convido la tua affermazione finale: Il vero investimento in IA è profondamente umano. Son impegnato da più anni, con Assocontroller, a seguire con molta attenzione la evoluzione della "Automazione Intelligente" nell'ambito dei processi e ruoli legati al Controllo di gestione. Come da 6 anni, per il fine settembre ( il 26.9.2024) stiamo organizzando un evento (quest'anno via web) su una tematica specifica: la Generative A.I. quale strumento avanzato (e sorprendente) a disposizione del Controller. Questo strumento è opportunità e minaccia, in quanto impone una veloce evoluzione della figura professionale dell'uomo (il Controller) che dovrà 'upgradare' le proprie conoscenze e skill per , in sintesi . "dire al computer cosa deve fare e non fare ciò che il computer dice di fare !"

Giacomo Di Blasi

Amministratore Unico presso Soluzioni Sinistri

7 mesi

Mario Mantovani, condivido pienamente la tua analisi, aggiungerei l'urgente, inderogabile necessità di educare utilizzatori e consumatori, quindi tutti noi, a un approccio positivo verso questo cambiamento epocale. A oggi pensiamo all'IA con molto timore, la paura tipica di affrontare qualcosa o qualcuno che non si conosce pienamente. Abbiamo, quindi, bisogno di conoscere attraverso l'informazione e ancor meglio la formazione, le potenzialità dell'IA per comprenderne i reali effetti e gli scenari futuri che ci coinvolgeranno (chissà perché mi esprimo al futuro!). Purtroppo devo constatare che il cambiamento epocale ha già avuto inizio e ci riguarda nell'immediato ma ne sappiamo poco, molto poco, con l'effetto di determinare in noi un approccio tendente al negativo, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere.

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