DRM: ciò che è tuo, non lo è per davvero
Prendo spunto da una notizia non recentissima: dal primo luglio Microsoft ha deciso di chiudere i server che permettono la decrittazione di tutti gli ebook acquistati tramite il proprio sistema di DRM, perché questo business non è più profittevole. Gli utenti riceveranno un rimborso per i libri che, nonostante siano stati legalmente comprati, non potranno più aprire.
I DRM (Digital Right Management), per chi non lo sapesse, sono algoritmi creati per tutelare il diritto d'autore: consentono il controllo remoto di un bene digitale che viene codificato prima della vendita e che viene decodificato in tempo reale ogni volta che l'utente che lo ha formalmente acquistato lo apre. Questo sistema è basato sul dialogo fra client (utente) e server (detentore della chiave di decodifica).
Fin dalla loro introduzione hanno destato non poche perplessità, tanto da spingere Steve Jobs a scrivere una open letter "Thoughts on Music". Era il lontano 2007 e il bene digitale più diffuso era rappresentato dalla musica, mercato che aveva consentito all'iPod di trasformare Apple da costruttore di (bellissimi) computer nell'azienda che conosciamo oggi. Jobs aveva identificato alcune criticità valide anche a distanza di 12 anni:
- Il DRM non è e non sarà mai perfetto. Gli hacker troveranno sempre un metodo per superare il DRM.
- Le restrizioni sul DRM danneggiano solo chi acquista musica legalmente. Gli utenti che scaricano illegalmente non sono colpiti dal DRM.
- Le restrizioni imposte dal DRM incoraggiano gli utenti a ottenere la musica in formato non protetto, che di solito è possibile soltanto in modo illegale.
FaiPlay, l'algoritmo su cui si basava l'iPod, fu definitivamente rimosso grazie al''accordo che Jobs auspicava fra le varie major musicali e sarebbe divenuto comunque obsoleto con l'avvento dello streaming grazie a Spotify o la stessa Apple Music. Ma le considerazioni del compianto CEO sono un'ottima base di partenza per alcuni spunti legati al concetto di decentralizzazione del diritto di proprietà su un oggetto digitale.
In altri termini, gli oggetti immateriali che crediamo di aver "comprato" in realtà sono occultamente solo "a noleggio".
Ho vissuto personalmente le conseguenze di questo approccio sul mio Kindle. Mio figlio è dislessico, pertanto fa ampio uso di audiolibri. Mi piace però quotidianamente leggere con lui alcuni romanzi, l'ultimo dei quali è La Guerra dei Mondi di H.G. Wells, regolarmente acquistato su Amazon in formato ebook. Nel corso degli ultimi giorni, per motivi legati al cambio di account (avevo bisogno di un accesso svincolato dalla mia p.iva), ho scoperto che non potevo trasferire il mio libro sul nuovo account, ma avrei dovuto ricomprarlo ex-novo passando attraverso il nuovo accesso. Mi sono quindi domandato: e se Amazon un giorno decidesse di chiudere il proprio business legato agli ebook perché "non più profittevole"? Per quanto improbabile, non è impossibile. (per i più curiosi, sappiate che ho dovuto esercitare i miei diritti di acquirente sfruttando l'ebook manager Calibre che, grazie ad un apposito plugin, mi ha permesso di spostare il mio libro sul nuovo account. Perdendo note e segnaposto memorizzati sino ad allora.)
Cosa ne sarebbe non solo dei libri, ma anche di tutte le informazioni create dagli utenti e legate a quei contenuti digitali? Pensiamo alle note, le sottolineature, i commenti? Possiamo immaginare studenti che preparano esami universitari su libri che due giorni prima della sessione diventano infruibili?
Può un "refound" essere sufficiente per compensare le nottate trascorse nel sottolineare un libro o a rincuorare per un esame non superato?
La questione ebook da questo punto di vista è ancora più spinosa rispetto ad altri contenuti digitali come musica, app o software. Il libro è veicolo di cultura, intimamente legato alla natura stessa dell'uomo e ai suoi meccanismi cognitivi e di apprendimento. Dare ad enti privati il potere, giuridicamente riconosciuto, di cancellare intere biblioteche con un click sarebbe stato il sogno di molti politici estremisti del passato che hanno fatto della bibliocastia uno strumento di propaganda.
Naturalmente un ragionamento così estremo va visto in ottica futura, un domani quando la quasi totalità della cultura sarà trasmessa e tramandata digitalmente. La vera criticità è rappresentata dal fatto che stiamo parlando di un "domani" davvero dietro l'angolo, considerando la velocità con la quale stiamo percorrendo questo sentiero dell'informazione.
Di tutto questo siamo consapevoli? Credo di no. E le diciture che compaiono mentre compriamo un ebook sono tutt'altro che coerenti con la realtà giuridica:
"Acquista adesso con 1-click" ma sarebbe più corretto dire "Utilizza adesso fintanto che Amazon lo consente". Naturalmente il tutto è esplicitato nei famosi Termini e Condizioni d'uso che qualsiasi utente scrolla alla velocità della luce fino al pulsante "accetta":
il Fornitore di Contenuti ti concede il diritto non esclusivo di vedere, usare e visualizzare tale Contenuto Kindle per un illimitato numero di volte [...]
Il Contenuto Kindle ti viene concesso in licenza d'uso e non è venduto dal Fornitore di Contenuti.
Se questa situazione ad oggi è valida unicamente per i contenuti digitali come musica, libri, app, software, con l'avvento del 5G e della inevitabile Internet of Things potrebbe potenzialmente estendersi anche a qualsiasi altro oggetto connesso alla rete. Il frigorifero potrebbe cessare di funzionare perché il server cui è connesso non invia più dati. Il condizionatore ci lascerà soffrire il caldo perché la ditta che ne gestisce da remoto il software è fallita. Il cane robot cui la famiglia è affezionata -orrore! ma purtroppo realtà- morirà digitalmente perché Sony decide di dismettere il prodotto (cosa già successa nel 2006 proprio con lo stesso prodotto). Sono situazioni con le quali ci confronteremo sempre più spesso.
Considerando quanto la IoT sia legata al 5G (non solo per motivi tecnici) e quanto le compagnie telefoniche stiano spingendo per la diffusione di questo nuovo standard (ogni singolo dispositivo connesso richiederà un abbonamento a parte, l'Apple Watch LTE è un apripista in questo segmento), possiamo intravedere il futuro che ci aspetta. Significative le parole usate da Microsoft, ora rimosse:
"The books will stop working."
Articolo pubblicato su https://teeech.it/2019/08/30/drm-ebook/
Founder, CTO at HCE S.R.L. Board member, Head of Web Development at Rabbit Hole Group. Web Writer.
5 anniMolto interessante. Ricordo che qualche tempo fa una star di Hollywood (forse era Bruce Willis?) si era impuntato con Apple per capire se poteva lasciare in eredità ai figli le migliaia di brani che si era comprato su iTunes.
Metto i venditori al centro dell'azione! Veni.Vidi.Scripsi.✍️
5 anniGrazie Michele. Da lettore accanito (e che vola al pulsante accetta) un interessante spunto alla consapevolezza di cosa ci aspetta e di quanto scambiamo con un click.