E se fosse l’ultimo taglio dei tassi?
Il mercato
Il mercato azionario americano ha subìto il primo vero ribasso da agosto.
Aumento della volatilità: dopo un periodo di forte consenso ottimista, il mercato era più vulnerabile a episodi di aumento della volatilità.
Nessun acquisto sui ribassi: il grande consenso rialzista ha portato molti investitori a investire tutta la liquidità e non hanno potuto acquistare durante questo ribasso.
Struttura tecnica compromessa: da un punto di vista tecnico la struttura rialzista dell’indice americano pare compromessa.
I settori: nell’ultima settimana i settori che hanno sovraperformato sono stati quelli più difensivi, oltre la tecnologia.
Le obbligazioni: dopo la riunione della Federal Reserve i rendimenti sono tornati a salire con forza
Approfondimenti: entriamo ora nel dettaglio degli eventi per capire questi movimenti di mercato.
Inflazione come da attese
L’ultimo dato dell’anno sull’inflazione americana è uscito in linea con le attese ma comunque in salita.
Inflazione da servizi: tutti gli aumenti continuano a provenire dai servizi con la componente che sale del 2,7% anno su anno (in rosso).
Prezzi alla produzione: preoccupazioni sulla crescita dei prezzi la si è avuta anche dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI) che è uscito al 3% anno su anno contro attese di 2,6%.
Tendenza a risalire: sembra quindi ci sia una tendenza a risalire dei prezzi visto che l’attuale report ha rivisto al rialzo anche il dato del mese precedente.
PCE migliore delle attese: l’indice delle spese personali per i consumi (PCE) è uscito invece migliore delle attese.
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Investitori rasserenati: questo ha tranquillizzato il mercato rispetto al fatto che i prezzi non sembra stiano riaccelerando in modo troppo preoccupante.
Due dati diversi: il PCE è uscito diverso rispetto al CPI perché il calcolo dei due indici è differente. Non ce n’è uno giusto e uno sbagliato:
L’inflazione è ancora qui: qualsiasi dato si guardi, comunque, ci sono indicazioni sul fatto che l’inflazione cominci a far fatica a scendere da questi livelli. Non è preoccupante ma bisognerà fare i conti con il rialzo dei prezzi ancora per un po’ di tempo.
La FED taglia i tassi ma spaventa i mercati
La Banca Centrale americana ha tagliato i tassi di 25 punti base, portandoli al range 4,25% - 4,50%
E ora… pausa: nonostante il taglio, Powell ha fatto intendere che la FED prenderà una pausa dai tagli perché l’inflazione è vista in aumento.
Inflazione più alta nel 2025: secondo le previsioni della FED, l’inflazione nel 2025 sarà al 2,5% rispetto alle precedenti proiezioni di settembre che la vedevano a 2,1% (in rosso)
Miglioramento anche dell’economia: contestualmente la Banca Centrale ha migliorato al rialzo la previsione sul PIL (dal 2% al 2,1%) e al ribasso quella sulla disoccupazione (dal 4,4% al 4,3%) (in blu).
Solo 2 tagli nel 2025: nel 2025 ci saranno solo 2 ribassi da 25 punti base con la FED che vede i tassi a 3,9% rispetto al 3,4% di settembre (in verde).
La previsione dei mercati: secondo le probabilità implicite nei contratti derivati sul tasso FED, nel 2025 ci sarà addirittura solo 1 taglio, a maggio.
Focus sull’inflazione: in settimana si sono sprecati i commenti di analisti e giornalisti sul fatto che gli investitori sono tornati a preoccuparsi dell’inflazione e nel 2025 potremmo assistere ad un altro 2022.
Posizionamento degli operatori: la reazione violenta è data soprattutto dal posizionamento degli operatori che hanno poca liquidità nei portafogli.
L’atteggiamento della FED: la banca centrale non ha cambiato di molto il suo atteggiamento. Anzi, questo appare abbastanza centrato vista la situazione che stiamo vivendo.
BCE taglia i tassi e si mostra più accomodante
Anche la Banca Europea è intervenuta tagliando i tassi di 25 punti base.
Economia debole: a differenza della FED, la BCE non deve preoccuparsi dell’economia europea che risulta essere più debole del previsto.
L’incognita inflazione: oltre all’economia, anche fare previsioni sull’inflazione è molto difficile. Da un lato vi sono le tariffe di Trump che potrebbero alzare i prezzi. Dall’altra, invece, le politiche fiscali espansive rischiano di far tornare la fiammata dell’inflazione.
La previsione dei mercati: il mercato stima ora circa 125 punti base di ulteriori tagli per il prossimo anno (ossia 5 tagli, rispetto ai 2 della FED).
La prossima settimana faremo il punto della situazione di questo 2024 e ciò che potremmo aspettarci nel 2025.
Vi auguriamo un Buon Natale a voi e alle vostre famiglie!