E se invece parlassimo di Human Risk & Opportunity Management?
Da ormai molto tempo parlo di persone e del valore che hanno per me e per l’azienda che ho creato.
Proprio perché ritengo lo persone un asset fondamentale di ogni impresa, ho ideato anche un approccio che va a lavorare sui rischi legati al solo capitale umano (HRMS – Human Risk Management System).
Oggi qui vorrei però fare un ribaltone e iniziare a parlare anche di opportunità e non solo di rischi.
In più occasioni, nelle newsletter precedenti, abbiamo sottolineato il fatto che rischi e opportunità sono due facce della stessa medaglia, per la quale il punto di partenza è una situazione di incertezza che può evolvere positivamente (diventando opportunità) oppure negativamente (diventando minaccia).
Quando parliamo di persone, questo concetto è ancora più determinante perché ogni persona, nel suo modo di agire e di risponde agli stimoli che riceve, porta con sé rischi e opportunità, prima di tutto per sé stessa e poi anche in relazione e verso gli altri.
Vorrei quindi operare un parallelismo tra la ISO 31000 e l’essere umano, inteso come un sistema aperto e complesso. Vediamo se riesco a far passare il concetto che ho in testa e se può essere condivisibile.
Partiamo ancora una volta dallo schema rappresentativo della norma e cerchiamo, questa volta, di fare un parallelismo tra il Risk Management e la personalità umana.
Vediamo ora come i principi, il modello e il processo si relazionano direttamente al capitale umano.
I principi
Ogni essere umano fa riferimento a principi e valori specifici, che spesso gli sono stati trasferiti dal contesto nel quale è inserito (famiglia, ambiente sociale, professione). Non sempre tali principi sono rappresentativi della sua identità, ciò nonostante essi vengono considerati una linea guida verso la quale tendere o dalla quale prendere le distanze. Sono quindi elementi fondamentali che possono influenzare sia positivamente che negativamente la personalità umana.
Il modello
Ogni individuo ha come riferimento il proprio modello del mondo. E’ quindi un’illusione credere che si possano valutare gli altri in maniera obiettiva. Per conoscere gli altri c’è bisogno di paragoni e il termine di paragone siamo noi stessi. Dobbiamo quindi riconoscere ed accettare che anche le altre persone hanno il loro modello del mondo e che possono vederlo con occhi diversi dai nostri. Non ha quindi senso litigare per stabilire quale visione del mondo sia più corretta.
Il processo
Per poter perseguire i propri obiettivi, ogni persona ha la necessità di:
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In questo modo, e solo in questo modo, possiamo parlare di Human Risk e Opportunity Managment.
E come possiamo stimare il rischio in questo caso? Come facciamo a valutare le opportunità?
Beh, le metriche sono le medesime, ma l’unità di misura cambia e diventa la sensibilità umana che però è comunque misurabile in base ad alcuni fattori oggettivi ed economici che riguardano sempre le persone.
Risk Capacity = ammontare massimo di rischio che la persona è in grado di sostenere (in base al suo ruolo, alla sua remunerazione, alla sua situazione personale, familiare ed economica, ecc.)
Risk Tolerance = rischio tollerabile oltre il quale la persona vuole evitare di andare (data dalla sua personale sensibilità)
Risk Target = livello di rischio ottimale che permette di garantire alla persona il miglior rapporto rischio/opportunità (sempre riferibile a ruolo, remunerazione, situazione personale, familiare ed economica, ecc.)
Risk Profile = livello di rischio attuale da determinare (sia economicamente che a livello percettivo, attraverso un’intervista mirata e con strumenti di indagine specifici).
La persona al centro
E’ la stessa cosa che faremmo con altre tipologie di rischio che siamo però più soliti analizzare e stimare. Tutto ciò che ruota intorno all’essere umano, invece, è sempre più delicato e complesso, spesso sfuggente.
O forse abbiamo solo paura di affrontare le cose anche da questo punto vista?
A mio avviso è arrivato il momento di comprendere come, all’interno delle organizzazioni, siano esse grandi, medie o piccole, la variabile umana fa sempre e comunque la differenza, nel bene o nel male. Individuare il rischio, analizzarlo e valutarlo per trovare efficaci strategie per governarlo non è più sufficiente.
E’ invece necessario comprendere i principi a cui si ispirano le persone, il loro modello del mondo e attuare un processo diagnostico con l’obiettivo di condividere metodi e strumenti per poter proteggere e generare valore.
Solo così saremo in grado di coinvolgere nel processo di risk management anche l’asset aziendale più prezioso: le persone.
Se vuoi approfondire il tema, se ti ha incuriosito e vuoi capire meglio, se ti piacerebbe scoprire quali sono gli strumenti che usiamo per far tutto questo, manda una mail a carolina.benaglio@myr.it mettendo nell'oggetto il titolo di questa newsletter e sarò lieta di fissare con te un incontro ad hoc.
Assuntore Rischi Area Logistica e Trasporti / Gestione sinistri Logistica e Trasporti
2 anni"Solo così saremo in grado di coinvolgere nel processo di risk management anche l’asset aziendale più prezioso: le persone." Mi scusi la considerazione un po' rozza, spesso le persone che lavorano in azienda, non sono considerate preziose; non sono considerate affatto.
Formatore sicurezza sul lavoro, RSPP, HR specialist | Coltivo relazioni, creo connessioni
2 anniMolto efficace l'esempio della diga. Grazie per questo spunto.