Emozioni: un tema difficile oggigiorno
Un paio di settimane fa’ mi è capitato qualcosa di particolare. Una mia amica ha compiuto 55 anni ed ha invitato a cena 7 donne, che hanno avuto importanza nella sua vita... me inclusa.
Quella sera passata con queste donne, che tra l’altro, quasi tutte non si conoscevano tra loro, è stata speciale...
Perché?
Bè innanzitutto storie di vita tutte diverse e intense… Particolari anche gli aneddoti di come siamo entrate nella vita della nostra amica. Tutte donne forti, con un gran cuore. Si è parlato della nostra società, dell’umanità, e nonostante opinioni molto diverse, tutte avevamo un pensiero in comune. È arrivato il momento che realizziamo che la tolleranza e il rispetto verso il prossimo e le sue opinioni, anche in tempi difficili, sono beni preziosi e che dobbiamo evolverci come persone in questi periodi di cambiamento generale. Con Covid-19 l’umanità è come il caffè macinato che turbina nella tazzina e non riesce a sedimentarsi (metafora di una signora presente alla cena).
Perché non riusciamo a rispettare le opinioni altrui e ad accettare le persone nella loro diversità? Uguale che fattezze hanno, che opinioni hanno, che paure hanno, uguale per quanto non siano mainstream o conformi?
È una buona domanda trovo, a cui non è facile dare una risposta. Da un lato è giusto avere la propria opinione, dall’altro però, è giusto rispettare chi ci sta di fronte. Perché è così difficile, che possano coesistere realtà/ opinioni diverse nello stesso momento?
Cambiando tema…
Perdonate il mio salto di pensiero, ma vedrete, che alla fine il discorso farà sperabilmente senso.
Un po`di tempo fa`, luglio 2020, Pro Mente Sana e i cantoni svizzero tedeschi hanno pubblicato uno studio esplorativo chiamato “L’atlante delle emozioni”. Si tratta di uno studio, che aveva come scopo di catalogare lo spettro di emozioni della popolazione svizzero tedesca. 9000 persone hanno partecipato, dando il loro feedback su 46 emozioni (https://www.wie-gehts-dir.ch/assets/images/contentImages/Wie_gehts_dir_Atlas_der_Emotionen.pdf).
Lo studio aveva anche come scopo di vedere se nella crisi di Covid-19 talune emozioni hanno guadagnato importanza e altre sono diventate meno importanti, e/o se specifiche emozioni erano più presenti in fasi di stabilità o in fasi di cambiamento.
Alcuni dei risultati più importanti sono i seguenti (parti tratte dallo studio):
“L'analisi di 46 sentimenti tra più di 9000 persone mostra che "amore", "gioia" e "sicurezza" sono le emozioni valutate più positivamente dalla popolazione della Svizzera tedesca, mentre "disprezzo", "disperazione" e "essere senza speranza" sono quelle valutate più negativamente. Al contrario, non ci sono quasi emozioni che siano valutate in modo neutrale.”
“La classifica delle “emozioni più frequenti” esprime una tendenza di base positiva nella parte della popolazione svizzera tedesca, nonostante la situazione del Corona-Virus. Una media di 14,3 emozioni gioca attualmente un ruolo importante per le persone. Tuttavia, lo spettro emotivo si restringe con l'aumentare dell'età. Ciò è in linea con il fatto che le persone anziane si vedono in una situazione di vita stabile e uniforme molto più spesso delle persone più giovani.”
“Il paradosso della crisi del Coronavirus.
Nella seconda metà di maggio 2020, quando è stato condotto il sondaggio per questo studio, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che la crisi della pandemia ha avuto un impatto negativo sul loro umore. Solo sul 22 percento ha avuto un effetto positivo. Colpisce, tuttavia il fatto, che le persone che si considerano in una situazione di vita stabile, abbiano percepito un effetto negativo sul loro umore molto meno spesso di altri.
Se non si chiede della situazione generale dell'umore, ma dei sentimenti individuali, emerge un quadro leggermente diverso. Se gli intervistati elencano i sentimenti che hanno acquisito importanza con la crisi, questi sono più positivi che negativi. Il sentimento di "gratitudine" spicca in modo particolare. Sebbene la crisi abbia portato all'incertezza, apparentemente ha anche creato una consapevolezza più profonda della propria situazione privilegiata.
È interessante notare che la crisi, che ha colpito direttamente tutti, ha ampliato lo spettro emotivo delle persone in Svizzera. La crisi messa in discussione più di ogni altra cosa negli ultimi decenni ha creato un enorme bisogno di discussione e quindi ha intensificato anche l'esperienza emotiva della gente. In un certo senso, il nuovo coronavirus ha contribuito a una cura di ringiovanimento emotivo, almeno in Svizzera.”
"In questo Paese la gente preferisce parlare dei propri sentimenti quando prova "ammirazione" o "orgoglio", ma trova più difficile parlare di "disperazione" e "vergogna". Si tratta di sentimenti esclusivamente negativi, dei quali non si ama parlare. Inoltre, molte emozioni negative rimangono nascoste. Gli intervistati hanno anche commentato che le persone attorno a loro non parlano volentieri di questi sentimenti negativi, e dunque anche loro non osano parlarne. Oltre alla "disperazione", la "solitudine" spicca come un sentimento invisibile, nel senso di "non mostrato apertamente".”
Per più risultati e dettagli, vi consiglio di leggere lo studio per intero sul sito già citato. Mettiamo ora insieme i miei due pensieri… quello della mia esperienza a quella cena e di questo studio.
Credo che questa fase di cambiamento globale celi potenziale per evolverci. Per renderci conto di chi siamo, di cosa proviamo, di cosa è importante per noi, ma anche come interagire con il prossimo e come cercare di trovare insieme soluzioni idonee per la comunità in perenne cambiamento. L’intoppo sta nel fatto, che non siamo abituati a percepire ed esprimere in maniera differenziata le nostre emozioni. Se già noi stessi fatichiamo, come possiamo capire a pieno il nostro prossimo ed interagire adeguatamente?
In più le emozioni negative, vuoi per motivi culturali, vuoi per paura di essere non compresi, vengono o spesso celate (solitudine, depressione etc.), o esplodono (la rabbia per esempio) in situazioni, in cui ci sentiamo limitati dagli altri o attaccati per le nostre opinioni, e quindi nel nostro essere noi stessi.
Quindi meglio evitare il tema e sotterrare le nostre emozioni e quelle che percepiamo negli altri? La risposta è un no, da parte mia.
Uno spettro di emozioni variegato è una risorsa per l'essere umano. Secondo me, si tratta di iniziare a percepire, nomenclare e esternare in maniera adeguata le nostre emozioni, e saper ascoltare, rispettare ed interagire correttamente al contempo con le emozioni del prossimo. Solo allora potremo cercare in maniera costruttiva soluzioni a problemi oltremodo complessi di una società insicura sul da farsi in tante situazioni ambigue e non prevedibili.
La non-prevedibilità e l'insicurezza ci mettono in uno stato di allerta perenne, dove la ragione viene surclassata da istinti di sopravvivenza, e dove le emozioni negative, possono indurci a comportamenti non usuali. Decisioni importanti, anche di lavoro, rischiano di venir non prese, o prese in maniera troppo difensiva o troppo aggressiva. Opinioni altrui non vengono magari più rispettate, perché potrebbero avere conseguenze negative per la nostra "sopravvivenza".
Questo vi suona famigliare...fight, flight or freeze...? A me si. Come persona con un'autobiografia un po' complessa, so bene cosa significa sentire il bisogno di fight, flight or freeze in talune situazioni di vita. L'unico mezzo per stare meglio, è imparare a capire quali emozioni arrivano da dove, come posso conviverci, e se possibile, come posso trasformarle pian piano per renderle fonte di risorsa positiva per me e per gli altri.
Mano sul cuore. Quante famiglie, quanti team aziendali, stanno combattendo in questo momento al loro interno con emozioni diverse e contrastanti, che li portano a discrepanze di unione, valori o mete, e in ultima istanza a decisioni forse non ottimali?
Come detto, questo è un mio pensiero prettamente personale. A mio avviso il tabù del "parlare di emozioni", di chiedere ed ascoltare attentamente come sta il nostro prossimo, di avere il coraggio di riconoscere ed esternare le proprie emozioni, può essere demistificato nella nostra vita quotidiana. Se ci riuscissimo, questo potrebbe portare a una migliore conoscenza di noi stessi e forse a nuove possibilità per poter lavorare e vivere meglio insieme in questo mondo VUCA.
La vostra Corina Wyler
CRC Coaching GmbH
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